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Ultimo aggiornamento il 01/05/2024

Saleincorpo

Un'idea di Carlo Meoli

Inchieste/852

 

Non ricostruire, cancellare è necessario. Abbattere muri, cantieri, piani di sviluppo. Lasciare libero un nuovo umanesimo, con la natura delle cose al centro. Per una distruzione sistematica del superfluo.

 

Credo necessariamente in questa pausa di dolore e riflessione, di chiusa forzata per i più fortunati, e di lutto per molti. Per troppe persone. 

 

 

Siamo circondati da strade, palazzi, sottopassi, alta velocità, aeroporti. La corsa ai numeri, all’incremento, alla linea verticale di uno sviluppo costante, non può persistere. Il ripensamento riguarda una imponente eliminazione. Dalla burocrazia, ad una fallita forma di rappresentazione politica. Dal consumismo, al progresso, all’ego e all’idea di successo. Dalla pubblicità alla connessione costante. Dai ghetti, dalle barriere e dai confini. Dai troppi nuovi muri di Berlino. Tutto è accumulo che ingombra la vita e il futuro. 

C’è troppa roba e troppa fretta. 

Non è un caso che ora l’invisibile ci devasta. Il microrganismo che sfugge alla conta. Invisibile è anche ciò che manca, la dimensione del sentimento e l’empatia. Il senso di comunità è impossibile a misurarsi. Improduttivo per gli indici economici. Come la felicità. Di fronte all’ignoto e alla morte le regole degli utili non servono più. 

 

Questa crepa restituisce valore alle cose, con le persone al centro e la natura sullo stesso piano. Stop allevamenti intensivi, stop espansione industriale, stop capitalismo finanziario. Stop turismo selvaggio. Stop lusso. Le piazze ci sono. Le cas...

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Don Mimmo Battaglia

Pubblichiamo una splendida lettera inviata al governatore De Luca dal vescovo di Cerreto Sannita-Telese-Sant'Agata de' Goti, monsignor Mimmo Battaglia, e dal direttore della Fondazione Ced Regina Pacis, don Gennaro Pagano. Viene affrontato il tema dell'assistenza ai più deboli nell'era del Covid e ci si interroga sulla "sospensione" di alcuni diritti democratici, una sospensione che finisce per acuire le differenze sociali.

 

 

Caro presidente,

in questo tempo difficile e complesso, in cui la immaginiamo sommerso dal lavoro e al centro di innumerevoli sfide politiche e sociali, le scriviamo per rivolgere a lei e all’intero Governo Regionale un pressante appello circa la condizione dei minori a rischio e delle famiglie con ragazzi disabili. Facendo seguito ad un precedente appello rivolto al Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, on. Nunzia Catal...

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Il vescovo Giudice

Caro monsignor Giudice, ho riflettuto molto prima di scriverle questa lettera. Ho sempre avuto un rapporto complicato con la fede. Per questo motivo non oso nemmeno immaginare cosa possa provare un credente trovando le porte della sua chiesa sbarrate. Molti sostengono che si può pregare a casa, che c'è lo streaming, ma, siamo sinceri, non è la stessa cosa, non potrà mai esserlo.

In questo momento così difficile potere avere anche pochi minuti di serenità nel luogo del culto che ognuno ha scelto può dare un contributo di forza e serenità. La fede è anche poter guardare quel Cristo sanguinante sulla Croce.

Lei, monsignore, aveva lasciato le chiese aperte. Poi, pressioni e preoccupazioni pur legittime le hanno fatto fare un passo indietro. Oggi le chiedo sommessamente di ripensarci. La situazione sta migliorando e riaprire quelle porte, anche per poche ore al giorno e sotto il controllo dei parroci, per "la preghiera solitaria" sarebbe uno splendido segnale. Non sempre sono stato d'accordo con alcune sue prese di posizione e l'ho scritto. L'ultimo funerale a cui ho assistito è stato quello di mio padre, cinque anni fa. Ed è stata anche l'ultima volta che sono entrato in una chiesa.

Forse sarà anche per questo che quei portoni andrebbero almeno socchiusi. Scorgeremmo, tutti, un po' di luce. Stia in pace.

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Questa inquietante inchiesta di Elisabetta Ambrosi è stata pubblicata dal Fatto.

 

 

“Il rinvio delle chemioterapie influirà sul decorso, visto che sono metastatica?”. “Ho un sospetto tumore al pancreas, che succede se non posso fare accertamenti?”. “Senza monitoraggio post chemio rischio di aggravarmi?”. “Riuscirò a fare i controlli di follow up?”.

Sono alcuni dei dubbi dei malati oncologici (circa 3 milioni e mezzo in Italia) che, in un momento di emergenza sanitaria, stanno vivendo un dramma nel dramma. La paura riguarda soprattutto le visite di controllo rinviate, la mancanza di informazioni sulla continuità del percorso terapeutico, infine il timore di infettarsi, anche se, come scrive F., “il Covid-19 mi fa paura, ma il mio cancro di più, perché non si ferma”. A raccogliere queste testimonianze è stata l’Associazione Codice Viola, molto attiva nel...

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L'ospedale di Nocera

Stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non semplice assenza di malattia! 

Questa è la definizione di salute dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità)! Vale la pena partire da qui per cominciare una riflessione e articolare un ragionamento su quello che possiamo e dobbiamo fare sul territorio, sia ora, durante l’emergenza del Covid19, sia dopo per riorganizzare la Sanità e per contribuire in maniera determinante a far diventare realtà l’auspicio dell’OMS. La salubrità dei territori e il protagonismo dei cittadini sono essenziali per il mantenimento o il recupero di una qualità della vita perlomeno accettabile. Cominciamo, quindi, a considerare la salute come un problema nostro, anzi il problema nostro, che dipende dalle nostre scelte e dai nostri stili di vita. I medici, le case farmaceutiche, le strutture ospedaliere vengono dopo, molto dopo, e anche qu...

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Non c'è solo un ospedale come l'Umberto I di Nocera Inferiore dove in tanti sono stati infettati dal Covid (ultimo in ordine di tempo un chirurgo). Ci chiediamo se qualcuno pagherà mai per questo. Ci sono anche i medici di base, quelli che hanno a che fare con i malati che fanno la quarantena in casa. Vengono mandati allo sbaraglio. Spiega Enrico D'Angelo che ha oltre 1600 assistiti. "Paradossalmente, con oltre tremila persone in quarantena in casa solo in Campania, il problema passa dall'ospedale al territorio". Il distretto sanitario non comunica con i camici bianchi.

Un medico non sa se uno dei suoi assistiti è in quarantena. E siccome non ci si ammala solo di coronavirus si assiste a un doppio fenomeno. Ci sono persone che hanno un problema spesso serio ma, per paura del contagio, in ospedale non ci vanno. Dall'altro il medico di base rischia di entrare in contatto con un ...

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