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Ultimo aggiornamento il 25/04/2024

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Un'idea di Carlo Meoli

Non c'è solo un ospedale come l'Umberto I di Nocera Inferiore dove in tanti sono stati infettati dal Covid (ultimo in ordine di tempo un chirurgo). Ci chiediamo se qualcuno pagherà mai per questo. Ci sono anche i medici di base, quelli che hanno a che fare con i malati che fanno la quarantena in casa. Vengono mandati allo sbaraglio. Spiega Enrico D'Angelo che ha oltre 1600 assistiti. "Paradossalmente, con oltre tremila persone in quarantena in casa solo in Campania, il problema passa dall'ospedale al territorio". Il distretto sanitario non comunica con i camici bianchi.

Un medico non sa se uno dei suoi assistiti è in quarantena. E siccome non ci si ammala solo di coronavirus si assiste a un doppio fenomeno. Ci sono persone che hanno un problema spesso serio ma, per paura del contagio, in ospedale non ci vanno. Dall'altro il medico di base rischia di entrare in contatto con un malato senza saperlo.

"Ci avevano garantito le mascherine - spiega ancora D'Angelo- Noi non le abbiamo viste. Sia chiaro: massimo rispetto per i colleghi che operano sul fronte ospedaliero, ma sul territorio viviamo una situazione drammatica". In realtà la quarantena viene spesso "condivisa" con altre persone nella stessa abitazione e non tutti sono nella condizione strutturale di garantire quelle condizioni di sicurezza per chi malato non lo è.

Come se ne esce? D'Angelo ha una sua ricetta: "E' necessario mettere in piedi strutture, penso agli alberghi, per esempio, dove l'ammalato sia controllato. Quindi non nella sua abitazione. Non costerebbe nemmeno tantissimo. D'altronde, è brutto dirlo, ma è la verità: non dobbiamo spaventarci per i decessi, ma per la crescita continua di nuovi contagi".