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Ultimo aggiornamento il 19/04/2024

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Questa inquietante inchiesta di Elisabetta Ambrosi è stata pubblicata dal Fatto.

 

 

“Il rinvio delle chemioterapie influirà sul decorso, visto che sono metastatica?”. “Ho un sospetto tumore al pancreas, che succede se non posso fare accertamenti?”. “Senza monitoraggio post chemio rischio di aggravarmi?”. “Riuscirò a fare i controlli di follow up?”.

Sono alcuni dei dubbi dei malati oncologici (circa 3 milioni e mezzo in Italia) che, in un momento di emergenza sanitaria, stanno vivendo un dramma nel dramma. La paura riguarda soprattutto le visite di controllo rinviate, la mancanza di informazioni sulla continuità del percorso terapeutico, infine il timore di infettarsi, anche se, come scrive F., “il Covid-19 mi fa paura, ma il mio cancro di più, perché non si ferma”. A raccogliere queste testimonianze è stata l’Associazione Codice Viola, molto attiva nell’assistenza dei malati di tumore pancreatico. In queste settimane ha distribuito un questionario a 484 pazienti, i cui risultati non sono affatto rassicuranti.

Le prime visite, anzitutto: appuntamento cancellato nel 37% dei casi, 42% di annullamenti o rinvii per le visite di controllo. Per quanto riguarda le terapie, l’11% dei pazienti si è visto cancellare appuntamenti per le chemioterapie, spesso con messaggi non rassicuranti (“I potenziali vantaggi della chemioterapia in atto non sono tali da giustificare i rischi legati al coronavirus”). In alcuni casi si sono allungati gli intervalli tra una chemio e l’altra. Ma il dato più preoccupante riguarda gli interventi chirurgici, rinviati a data da destinarsi nel 64% dei casi, a volte per mancanza di sangue o anestesisti dirottati altrove. Infine la diagnostica: rinviata o annullata nel 32% dei casi, anche per la chiusura dei centri privati.

La maggior parte di questi pazienti, il 76%, non ha ricevuto alcun supporto telefonico o in videoconferenza, né offerta di soluzioni alternative, tanto che il 40% di questi malati afferma che la crisi avrà ripercussioni negative sulla cura e un 5% teme che la crisi gli impedirà di curarsi del tutto. “Il sistema è stato colto di sorpresa”, spiega Francesca Pesce di Codice Viola. “Alcuni reparti di oncologia sono stati chiusi, altri riconvertiti. Ma il rischio è che la morte per tumore diventi un effetto collaterale grave del coronavirus (i malati di cancro rappresentano il 17% circa delle vittime italiane di coronavirus, ndr). E che si muoia non assistiti, com’è successo a una signora veneta gravissima a cui è stata ridotta l’assistenza domiciliare – altro problema enorme – a una sola volta a settimana”.

Ma esistono indicazioni guida del ministero o delle regioni? Mentre in Gran Bretagna è stata stilata una fredda tabella in cui si gerarchizzano i malati in sei categorie (ultimi coloro che ricevono una terapia con basse chance di successo) il nostro ministero, così come l’Aiom, (Associazione italiana oncologia medica) hanno dato indicazioni generali, ad esempio il rinvio delle visite di follow-up, l’attivazione di percorsi di controllo via mail o telefono, mentre per i pazienti in trattamento “ è opportuno che venga valutato caso per caso l’eventuale rinvio degli accessi al trattamento in base al rapporto tra i rischi, per il singolo e per la collettività, e i benefici”.

Secondo Michele Milella, direttore del reparto di Oncologia dell’Azienda Ospedaliera di Verona, centro di eccellenza per la cura dei tumori del pancreas, “l’assistenza cambia a seconda delle regioni. Noi abbiamo creato un comitato etico che stabilisca le priorità in ambito oncologico: un conto è un tumore alla tiroide, un altro del pancreas”. Secondo Milella, sono due i dati più evidenti: “C’è stata una riduzione sensibile degli interventi chirurgici e una riduzione del flusso dei pazienti da fuori (ma anche degli accessi inutili), che però abbiamo continuato ad assistere attraverso il contatto con gli oncologi di altre regioni. Aspetti positivi che andranno mantenuti dopo la fine dell’emergenza.”

“Per il dopo emergenza – ancora Francesca Pesce di Codice Viola – chiediamo la creazione di centri di eccellenza regionali per le patologie oncologiche, la pianificazione per la gestione dei ricoveri nelle emergenze e l’utilizzo diffuso delle tecnologie digitali nella comunicazione medico-paziente o i problemi si scaricheranno ancora una volta sulle fasce più deboli della popolazione, tra questi i pazienti oncologici”.

E sempre i malati oncologici chiedono anche che il governo non escluda dal bonus di 600 euro per gli autonomi i professionisti malati percettori di un assegno di invalidità pagato con i contributi. “Una beffa, l’assegno non è una pensione”, conclude Pesce.