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Ultimo aggiornamento il 28/03/2024

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Un'idea di Carlo Meoli

Caro monsignor Giudice, ho riflettuto molto prima di scriverle questa lettera. Ho sempre avuto un rapporto complicato con la fede. Per questo motivo non oso nemmeno immaginare cosa possa provare un credente trovando le porte della sua chiesa sbarrate. Molti sostengono che si può pregare a casa, che c'è lo streaming, ma, siamo sinceri, non è la stessa cosa, non potrà mai esserlo.

In questo momento così difficile potere avere anche pochi minuti di serenità nel luogo del culto che ognuno ha scelto può dare un contributo di forza e serenità. La fede è anche poter guardare quel Cristo sanguinante sulla Croce.

Lei, monsignore, aveva lasciato le chiese aperte. Poi, pressioni e preoccupazioni pur legittime le hanno fatto fare un passo indietro. Oggi le chiedo sommessamente di ripensarci. La situazione sta migliorando e riaprire quelle porte, anche per poche ore al giorno e sotto il controllo dei parroci, per "la preghiera solitaria" sarebbe uno splendido segnale. Non sempre sono stato d'accordo con alcune sue prese di posizione e l'ho scritto. L'ultimo funerale a cui ho assistito è stato quello di mio padre, cinque anni fa. Ed è stata anche l'ultima volta che sono entrato in una chiesa.

Forse sarà anche per questo che quei portoni andrebbero almeno socchiusi. Scorgeremmo, tutti, un po' di luce. Stia in pace.