Sanità e scuola tagliati i fondi del Pnrr
Meno finanziamenti ai giovani ricercatori, meno case e ospedali di comunità, meno asili nido, meno famiglie connesse alla banda ultralarga, meno alta velocità ferroviaria al Sud. Più soldi per le reti idriche e per l’agricoltura, oltre che una dote aggiuntiva per i crediti di imposta alle imprese. E il ripescaggio dei fondi contro il rischio idrogeologico per finanziare la ricostruzione delle aree colpite dalle alluvioni della scorsa primavera. Rispetto alla versione del 2021 il nuovo Pnrr dell’Italia approvato venerdì scorso dalla Commissione europea ha perso per strada una parte degli obiettivi iniziali, sacrificati causa aumento dei costi, scarsa partecipazione ai bandi o cambiamenti delle condizioni di mercato. Non sono passate, nel negoziato con la Ue, alcune delle proposte del governo Meloni: per esempio il Piano non finanzierà la ricerca sui biocarburanti e l’obiettivo di riduz...
Continua a leggereEntro il 2042 gli over 65 in Italia saranno 19 milioni. Di questi, quasi sei milioni (gli abitanti attuali del Lazio, per dare un ordine di grandezza) vivranno da soli. Eppure, a fronte di una delle popolazioni più anziane del mondo, e quindi sempre più bisognosa di assistenza, la spesa sanitaria italiana è una delle più basse a livello internazionale: il 6,7% del Pil nel 2022, contro il 10-11% di Francia, Germania e Regno Unito. Dato che nei prossimi anni è destinato a calare, stando a quanto previsto nella legge di Bilancio, fino a raggiungere il 6,1% del Pil nel 2026. Una scarsità di risorse che già oggi costringe circa due milioni e mezzo di persone non autosufficienti a fare a meno del servizio pubblico assistenziale, trasformando implicitamente la natura del Sistema sanitario nazionale da universalistica a selettiva. È quanto emerge dal Rapporto Oasi 2023 (Osservatorio sulle Aziende e sul Sistema sanitario Italiano), presentato all’Università Bocconi di Milano.
Il report, curato dal Centro di ricerche sulla gestione sanitaria e sociale (Cergas), dipinge un quadro preoccupante. Il Ssn, già in affanno prima dell’emergenza Covid, non riesce ora a recuperare i livelli erogativi pre pandemici. Lo dimostrano le lunghe liste d’attesa che ancora tardano a esaurirsi. In particolare nel Mezzogiorno, dove la percentuale di recupero delle prestazioni arretrate si ferma al 30% (contro il 60% del Nord e il 70% del Centro). Ed è così che, per velocizzare le tempistiche, chi se lo può permettere decide di affidarsi alla sanità privata. Secondo il rapporto, il 50% delle visite ambulatoriali e il 33% degli accertamenti diagnostici ambulatoriali sono pagati privatamente. A dimostrazione di come il Ssn già non sia in grado di garantire tutto a tutti, gratuitamente e in qua...
Continua a leggereSono stati appena consegnati ai cittadini di Acerra, solo dopo imponenti manifestazioni di piazza, dati epidemiologici aggiornati al 2018 da parte del locale Registro Tumori Asl Napoli 2 nord. I numeri sono semplicemente tragici: in estrema sintesi, la Provincia di Napoli, ormai da molti decenni, risulta la Provincia i cui cittadini (i più giovani di Italia) registrano la più bassa aspettativa di vita alla nascita (Istat) ma anche, e direi soprattutto, la maggiore “mortalità evitabile” (non evitata) di Italia.
Nell’ambito della Provincia di Napoli, la Asl 2 nord da tempo certifica dati pessimi insieme alla Asl Napoli 1 centro (ferma però ancora al 2013) e alla Asl Na 3 sud (nolano). In totale quindi, circa 3 milioni di cittadini campani su 6 totali sono alla base dei pessimi dati sanitari da decenni denunciati da Ista. Questo appare in perfetta linea con quanto da molti anni c...
Continua a leggereNon donne, solo pezzi di carne. In Italia ci sono stati tanti, troppi femminicidi eppure quello di Giulia ha avuto una ricaduta incredibile. Perché? Prima di tutto bisogna fare attenzione alle parole. La vicenda si consuma in una situazione "normale". Nessuno se la può prendere con l'extracomunitario di turno, il contesto sociale degradato o realtà familiari difficili. Tutto "normale", insomma. Scoprire che questa "normalità" non è una difesa, anzi, a volte favorisce la violenza dell'uomo sulla donna è stato per molti devastante.
Diciamolo con franchezza: siamo tutti più o meno sessisti. Se entriamo in una banca o in un'azienda e scopriamo che a gestire queste realtà sono donne spesso ci meravigliamo. E qui scappa la seconda parola, la seconda espressione: "Accidenti, questa ditta è un orologio. L'ad deve essere una donna in gamba". Non una "persona in gamba", una "donna in gamba". Considerare la donna una "eccezione" denota una carenza culturale e un deficit intellettuale terribile.
Sono sempre le parole a marcare la differenza. E' sessismo caratterizzare la donna come se fosse un uomo. Quante volte abbiamo sentito dire "quella è una con le palle". Le donne non hanno le palle, santo dio. O, peggio, "sta tizia ragiona come un uomo". Queste parole denotano una violenza terrificante.
Le parole, purtroppo, a volte restano parole. "Patriarcato", "castrazione", "educazione familiare", "cultura", "leggi" e via discorrendo. Un armamentario ideologico di cui, in questi giorni, avremmo fatto volentieri a meno. Se fossimo un Paese appena normale inizieremmo con atti concreti. Cominceremmo, per esempio, a non avere rapporti con quegli stati dove le donne sono peggio di un pezzo di carne da secoli. Pensiamo all'Arabia Saudita, al Qatar, all'Iran o al reg...
Continua a leggereLa povertà è tra noi ed è qui per restarci. Non più un fenomeno “residuale”, dice l’ultimo rapporto Caritas, ma qualcosa di strutturale che dilaga ed interessa ormai un italiano ogni dieci, ossia 5,6 milioni di persone, il triplo rispetto a solo 15 anni fa. Tante sono le persone che versano in una condizioni che tecnicamente si definisce di povertà assoluta, ovvero che non sono in grado di sostenere le spese necessarie per una vita dignitosa. Non è più qualcosa che interessa solo disoccupati o categorie marginali ma che, sempre di più, coinvolge e minaccia soggetti che hanno un lavoro ma che ricevono uno stipendio talmente misero da restare intrappolati in una severa indigenza. I contratti collettivi non si rinnovano, i prezzi corrono e colpiscono con particolare ferocia i redditi più bassi.
Il governo Meloni ha smantellato il Reddito di cittadinanza che finché in vigore aveva...
Continua a leggere“Dalla manovra non emerge alcun potenziamento strutturale del servizio sanitario” nazionale, di contro però sono previsti più soldi alle Regioni che già ricorrono al privato e un nuovo modello di remunerazione delle farmacie, per il quale “l’impatto sulla finanza pubblica” appare ancora difficile da quantificare. Fondi aumentati? Considerando che gran parte delle somme saranno destinate al rinnovo contrattuale del personale sanitario rimangono fondi “talmente esigui” da non riuscire “nemmeno a compensare l’inflazione”. Sono questi i principali contenuti dell’analisi indipendente della Fondazione Gimbe sui finanziamenti per la sanità contenuti nella manovra.
Il report della Fondazione presieduta da Nino Cartabellotta, consegnato alla Commissione Bilancio del Senato, smonta così la versione del Governo che ha rivendicato ingenti finanziamenti sul settore della sanità parlando di...
Continua a leggereEcco cosa sostengono Bankitalia e Corte dei Conti sulla spesa sanitaria prevista dal governo Meloni. Ogni ulteriore commento è inutile.
Bankitalia si è soffermata nella sua relazione annuale anche sul tema sanità. “Le tendenze illustrate nella Nadef e l'aumento del finanziamento al Servizio sanitario nazionale indicano che la spesa sanitaria pubblica in rapporto al Pil nel prossimo triennio diminuirebbe gradualmente, al di sotto del livello medio nel quinquennio precedente la pandemia (6,5%)", ha detto Brandolini. "In prospettiva, l'invecchiamento della popolazione italiana, tra i più pronunciati al mondo, e l'associata diffusione di patologie croniche genereranno ulteriori pressioni per un incremento dell'offerta pubblica di prestazioni sanitarie", ha osservato.
"Secondo l'evidenza disponibile, il potenziamento della medicina territoriale, ossia l'erogazione...
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