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Ultimo aggiornamento il 16/05/2024

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Un'idea di Carlo Meoli

Inchieste/859

Pasquale Aliberti continua a comportarsi come se fosse ancora il Sindaco di Scafati e può continuare a delinquere, in veste pubblica, con le funzioni che lo legano alla comunità cittadina, portando avanti il patto col clan Loreto Ridosso. Per questa ragione la sola misura utile a fermarlo, scrive il Tribunale del Riesame, è il carcere, con decisione sospesa, per lui e per due esponenti della cosca, in particolare per Luigi e Gennaro Ridosso, quest’ultimo raggiunto da ordinanza agli arresti domiciliari. Aliberti paga la sua volontà di essere ancora al centro della vita pubblica, dopo aver presentato le dimissioni da sindaco considerate dai giudici «pura strategia per incidere sulle scelte cautelari, e non per interrompere l’attività politica». La sua permanenza sulla scena politica è chiara ed evidente via social, dalle decine di migliaia di amici del suo profilo facebook di tipo istituzionale. Alla sovraesposizione così descritta dai giudici corrisponde la segretezza dei rapporti con il clan, sempre tenuti da Aliberti in modo accorto, «per dare impressione di un uomo pulito». Lo dimostra l’invito per i Ridosso a costituire una ditta intestata ad un prestanome, quale artifizio per un appalto, facendo candidare un soggetto che non porti il cognome del clan.

Il patto esiste ed ha attualità: il Riesame, sulla base di indagini della Dda, individua da una parte l’uomo simbolo di un decennio di politica scafatese e dall’altra il gruppo criminale dei Ridosso-Loreto, radicato da anni sul territorio, con elementi del clan ancora liberi e altri non pentiti. Testualmente, «Pur di accaparrarsi i voti e vincere le competizioni elettorali, Aliberti non si fa scrupolo di entrare in contatto e accordo con il tessuto criminale».

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Foto di Gaetano Del Mauro

Si parte da Senegal, Nigeria, Togo, Bangladesh, Pakistan, Somalia. Se va bene si arriva in Italia. Fino all' Agro nocerino-Sarnese. Passando per la Libia, (ex) porta dell'Europa. Di mezzo ci sono detenzioni, soprusi, deserto e mare. Molti non ce la fanno. E chi riesce porta i segni del viaggio. Il "timbro" di Tripoli, in particolare, fino a qualche mese fa era un check-in obbligato.

 

Ognuno dei ragazzi ospitati in un centro di accoglienza arriva da un luogo diverso. Qualcuno si mette in gioco. C'è chi combatte. Altri scappano. Dietro l'angolo c'è la strada. Per le ragazze il rischio è la prostituzione. Tutti hanno una storia. «In Libia sono rimasto per un anno e 3 mesi - spiega Mario*, partito dalla Somalia, di professione sarto - Eravamo trecento in una baracca.Ogni giorno ci venivano a prendere e ci portavano a l...

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Soldi, voti e consiglieri comunali, in carica e non, compaiono nell’informativa dell’indagine sulle ultime elezioni amministrative a Nocera Inferiore, dietro il grumo di camorra e minacce aggravate, disegnando uno sfondo di illeciti al vaglio della Procura Antimafia.

 

Ad oggi gran parte dei politici nominati, non ufficialmente indagati, sono stati sentiti dagli inquirenti in qualità di persone informate sui fatti, per capire cosa è accaduto in quei giorni di giugno, mentre i cittadini (onesti) si recavano ai seggi a sostegno dei propri rappresentanti. Ora tiene banco la magistratura, che ha eseguito le misure in carcere e ai domiciliari per quattro persone, due delle quali in corsa per il consiglio, Carlo Bianco e Ciro Eboli, un ex boss con ambizioni politiche, il killer Antonio Pignataro, e Luigi Sarno, ai domiciliari per aver gestito le affissioni elettorali. Quest’ultimo, che aveva in casa anche una scorta di coca, è la chiave del groviglio elettorale. E’ lui a raccogliere telefonicamente indicazioni, pagamenti e domande dei potenziali votanti, spiegando come fare, chi indicare e raccomandandosi di fare le foto ai voti quale prova dell’accordo. Le telefonate sono nero su bianco, con lui che promette di attendere i politici eletti “fuori al comune, con la sdraio”, per avere quanto gli spetta. Soldi. Parla di tariffe per i manifesti o di voti? E i nomi che fa, che significano? A che titolo cita almeno altri 5 consiglieri?

Il giorno del voto i carabinieri seguono i suoi contatti e fermano una persona in possesso di oltre cinquecento euro in banconote di vario taglio, perfettamente in linea con le indicazioni di pagamento spiegate poco prima proprio da Sarno. Sono di picco...

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Pignataro è un boss ma non lo conosce nessuno. Anzi. Al giorno d’oggi lo conoscono in pochi. Giusto gli addetti ai lavori. Guardie, magistrati e gente di strada. Sono passati tanti anni dal suo momento di gloria, quando era un killer al soldo di Raffaele Cutolo.  Pignataro, dal suo balcone dove è detenuto agli arresti domiciliari, ordina e riceve. La gente va a chiedergli perdono, oppure si scusa. Per questo, per il rispetto e i tempi che passano, con una conseguente “crisi d’identità”, Pignataro dice ai suoi amici di chiedere se lo conoscono. Così magari capiscono con chi hanno a che fare. 

Il signor Pignataro nel 2015 è uscito da galera per problemi di salute. Poco prima aveva confessato un delitto irrisolto. «Ho sparato io a Simonetta Lamberti», disse, “risolvendo” l’omicidio della bambina di dodici anni, figlia del magistrato al centro d...

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Lloret del Mal, Cesso de Mar, Loreto Mare. Chiamatela come vi pare, ma Lloret de Mar è stata sempre questa. Chi ci ha lavorato e vissuto lo sa. Le risse, gli scontri tra opposte fazioni o tifoserie, le bravate, sono all’ordine del giorno. Quello che è successo l’altra notte al St.Trop, discoteca da sempre off-limits per gli italiani, capita ogni giorno nella piccola cittadina della Costa Brava, in italiano letteralmente “costa selvaggia”. Stavolta ci è scappato il morto. Un fiorentino di 22 anni, Niccolò Ciatti, che forse non è riuscito a rendersi conto di chi aveva di fronte. Tre ceceni, poco più che ventenni come lui sono stati arrestati. E la vita di un giovanissimo si è sgretolata con un solo calcio in faccia. Un colpo violentissimo filmato dai cellulari di tutti i presenti/assenti. Roba da condividere e far invecchiare con un click. Il tempo di mori...

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Un abusivo ripreso dai carabinieri

 

Se parcheggi a Salerno tutto può succedere. Una minaccia, un gesto violento. Una gomma rotta, uno specchietto spaccato. Persino che qualcuno prenda a pugni il tettuccio della tua auto. Con te dentro. Per questo conviene fare attenzione. Versare l’obolo, fare buon viso. Sapendo persino che a volte pagare non basta.

 

Siamo a Salerno. Dobbiamo lasciare l’auto in una zona di sosta. Una qualunque. Potrebbe essere l’ospedale Ruggi d’Aragona, una discoteca, il cinema o lo stadio. Arrivati nell’area di parcheggio ci viene incontro qualcuno. Ci dice che dobbiamo pagare anche se abbiamo preso un regolare ticket. Il tizio ha un aspetto poco raccomandabile e non vuole discutere. Lasciamo l’auto e facciamo i bravi cittadini. Niente soldi, è un abusivo. Al ritorno l’auto è piena di graffi su tutta la fiancata. Il giorno dopo, di ritorno in zona, lo stesso tizio interrogat...

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