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Ultimo aggiornamento il 12/05/2024

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Un'idea di Carlo Meoli

Editoriali/834

"Al di là di ogni altra considerazione morale, religiosa o sanitaria, dal punto di vista del contrasto alla criminalità la guerra alle droghe (basata sul proibizionismo) si è per ora conclusa con un enorme vantaggio dei criminali e dei mafiosi e con una occupazione impressionante dell'economia legale e finanziaria". Lo scrivono Isaia Sales e Simona Melorio nel saggio "Le mafie nell'economia globale", pubblicato da Guida. Ci affideremo in gran parte a questo testo per un ragionamento sulle droghe.

Chi spaccia e consuma, spesso a due passi da noi, è complice di questo sistema. Qualche dato può dare l'idea della vastità del fenomeno. "Il traffico di droga equivale al 14 per cento del totale delle esportazioni agricole e supera le esportazioni mondiali di minerali grezzi". La droga rappresenta il venti per cento del Pil messicano. E si potrebbe andare avanti con dati terrificanti.

Il traffico di droga è il vero motore dell'economia illegale nel mondo. Gli Stati Uniti sono i principali acquirenti di droghe nel pianeta. Non è questa la sede per discutere delle politiche antiprobizionistiche. Il vero nodo resta spesso il non comprendere che comprare droga significa non solo arricchire le narcomafie, ma anche permettere che capitali illegali vadano a inquinare il mercato.

Ci vorrebbe un grande gesto di responsabilità da parte di tutti. Scrivono Sales e Melorio: "E' il controllo del traffico della droga che fornisce alle organizzazioni criminali capitali e ricchezze mai posseduti precedentemente e una straordinaria possibilità di entrare da protagonisti in innumerevoli attività lecite di mercato". Alla fine, quindi, dobbiamo porci solo un interrogativo: vogliamo continuare a essere complici di tutto ciò?

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Pasquale Aliberti (Foto di Luigi Pepe)

Dopo 24 giorni di carcere l'ex sindaco di Scafati, Pasquale Aliberti, accusato di collusioni con la camorra, ha ottenuto gli arresti domiciliari. Inizialmente aveva chiesto di potere andare nella sua casa al mare, a Praia. Ma, secondo i giudici, visto che anche lì è molto conosciuto, poteva, magari, inquinare le prove.

Alla fine, e siamo al paradosso, ha ottenuto gli arresti domiciliari a Roccaraso. Ha preso in fitto una abitazione. Può andare in montagna perché è un posto che non ha frequentato in passato. Ci sarebbe da ridere, se non fosse per il fatto che qui si parla della vita di un uomo innocente fino a prova contraria. 

Nel frattempo, come se non bastasse, si è fatto qualche altro giorno di galera perché non era disponibile il braccialetto elettronico. Durante la carcerazione risulta che sia stato sentito solo una volta dal magistrato e, come già accaduto in pas...

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E' deprimente. Un popolo che non legge, non studia, non ha cultura e parla di cose che non conosce ha fatto diventare Facebook una sorta di tribunale del popolo. Ho seguito la polemica, ridicola, seguita alle presunte affermazioni di un avvocato, ex assessore, che avrebbe dimostrato simpatia per il fascismo.

Da qui analisi (?), insulti, adesioni entusiastiche. Francamente è del tutto irrilevante che una persona che esiste solo perché c'è Facebook faccia delle affermazioni scriteriate. Non è questo il punto. Il problema è strutturale e molto più serio. Certi argomenti non possono essere trattati seriamente su un social. Vanno approfonditi, discussi, sviscerati in altre sedi. Ve li immaginate un De Felice o un Pavone (sono due tra i massimi storici del ventennio, ndr) mettersi dietro a una tastiera e litigare con persone che, nella stragrande maggioranza dei casi, non sanno di cosa parlano e la cui ultima lettura supera di poco il sussidiario?

Facebook resta un colossale e, molto spesso, utile cazzeggio. Ma è pur sempre un cazzeggio. Inoltre è la fiera dei luoghi comuni. Pensate, solo per un attimo, all'immigrazione. "Portano delinquenza e vanno puniti", ha scritto qualche mente sopraffina. Scusatemi, ma chi ha mai detto il contrario? E poi, spesso, questi fenomeni della tastiera dimenticano che abbiamo esportato, giusto per fare un esempio, la mafia in America. Insomma, un puttanaio, spazzatura che viene fatta passare per verità. Navigando in questo mare di merda chi ha cose veramente interessanti da dire si tira, giustamente, fuori. E a noi, semplici fruitori del mezzo, restano solo questi inutili post, frutto di ignoranza e inciviltà.

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Chi voto, se voto? E, ancora, se voto, chi voto? Il quattro di marzo ci saranno le elezioni. Paginate e paginate vengono ogni giorno dedicate alle consultazioni. L’indifferenza è generale e palpabile. In Italia, da anni ormai, il primo partito è quello dell’astensione. Più che altro c’è notare che questo accade anche quando si va alle urne per le amministrative in passato, almeno in parte, risparmiate dal fenomeno.

Il ceto politico fa finta di non vedere. E cresce la distanza tra la rappresentanza e il paese reale. E’ triste. In Italia, e al Sud in particolare, si è fatta strada la convinzione che il voto non cambia nulla, tutto resta uguale e le differenze, che pure esistono, si annullano in una sorta di magma indistinto.

Nessuna speranza, slancio, utopia. I ricchi rimarranno ricchi, i disgraziati saran...

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Pasquale Aliberti (Foto di Luigi Pepe)

Dopo mesi di ricorsi e controricorsi la Cassazione ha deciso: l'ex sindaco di Scafati, Pasquale Aliberti, accusato di collusioni con la camorra, deve andare in carcere. Rigettata anche la richiesta degli avvocati che avevano ipotizzato la possibilità degli arresti domiciliari in Calabria, dove Aliberti ha la casa al mare. Niente da fare. Nonostante le dimissioni dall'incarico, un inesistente rischio di fuga, il commissariamento del Comune per infiltrazioni malavitose, le tonnellate di documenti sequestrati, il pentimento di alcuni boss che ha consentito lo smantellamento dei clan, quest'uomo sarebbe ancora pericoloso.

La sentenze si rispettano, ma si possono criticare. Crediamo che Aliberti poteva affrontare il processo da uomo libero. E solo la sede processuale potrà stabilire la sua innocenza o colpevolezza. La carcerazione preventiva è una ignominia, e questo riguarda tutti...

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Un bufalo maschio non serve a niente. Non fa latte e per questo gli allevatori lo sopprimono. Ma a volte capita che un esemplare sfugga al macello e incontri un uomo della strada. Insieme, i due si mettono in viaggio lungo le terre del casertano, come fosse un Averno o un Olimpo. L'animale, ribattezzato Sarchiapone, parla al suo nocchiero Pulcinella, maschera senza tempo che percorre il tempo dei vivi e dei morti. L'odissea tocca la Reggia di Carditello, custodita dal pastore Tommaso Cestrone: era lui il cuore del documentario, nato dalla sua storia, ma è morto durante la lavorazione.

 

Quest'opera del regista campano Pietro Marcello, uscita al cinema con modi carbonari nel 2015, non è un documentario. Non è un diario. Non è forse neanche un film. Parla la lingua della poesia, disancorata dalle parole e dai percorsi stradali. Incrocia viandanti e messaggeri, eremiti os...

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