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Ultimo aggiornamento il 01/05/2024

Saleincorpo

Un'idea di Carlo Meoli

Editoriali/828

L’idea di vaccinare il ricco Nord e lasciare indietro i cittadini del povero Sud, cioè di curare il virus, guardando al portafoglio, avanzata dalla neo assessora alla sanità della Lombardia, Letizia Moratti, arriva giusto nel giorno del voto di fiducia del Parlamento al governo. Offrendo così una ragione in più per preferire una sofferta fiducia a una sonora sconfitta, a una crisi conclamata per poi spianare la strada a un governo con le destre, comunque vestito. Ora si apre una nuova fase politica. Il governo e il paese camminano sulle sabbie mobili di una crisi che, nata nel Palazzo, ha appena avuto, finalmente in Parlamento, la sua drammatica rappresentazione. Molti cittadini, costretti a casa dalla pandemia, hanno potuto seguire i discorsi dei propri rappresentanti e di un presidente del consiglio che ha colto l’occasione per una puntigliosa, lunga elencazione, nel corso dei quattro interventi di questi due giorni, di quel che il governo sta facendo o ha fatto o dovrà fare.

Ma il governo, pur avendo formalmente ottenuto la fiducia del Parlamento, esce comunque ammaccato dalla crisi. Perché i numeri e i voti contano ma fino a un certo punto, anche se alcuni pesano più di altri. Come pesa quello della senatrice Liliana Segre che ha voluto motivare con una certa enfasi la sua scelta: «Ho preso il treno per venire a Roma perché questo governo su Covid e Europa ha fatto cose gigantesche». Alle normali e scontate difficoltà del momento si aggiunge ora il procedere a vista, di fronte al Paese e di fronte agli altri governi europei. Si cammina sulle sabbie mobili, oltretutto disseminate di mine perché l’obiettivo grosso della spregiudicata tattica di Renzi non è solo Conte ma questa alleanza tra Pd, M5Stelle e Leu (che però proprio la crisi sembra aver cementato)...

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Franco Alfieri

Ci sono fatti e luoghi che diventano simboli di una certa politica costruita sulle clientele e sulle prove di forza dall’odore criminale. Fatti e luoghi che poi tracimano nella cronaca giudiziaria. Nella notte tra il 9 e il 10 giugno 2019 a Capaccio Paestum succede qualcosa del genere, qualcosa che diventa uno di quei simboli. Si è appena concluso lo spoglio del ballottaggio che ha decretato l’elezione di Franco Alfieri a sindaco. Alfieri è l’uomo simbolo del ‘patto delle fritture di pesce’ teorizzato dal governatore Pd Vincenzo De Luca per pompare voti a favore delle riforme di Matteo Renzi. E’ già stato capo della segreteria di De Luca ed è tuttora consigliere del presidente della Campania per i progetti del Masterplan. Un corteo di cinque ambulanze attraversa via Magna Graecia a sirene spiegate per festeggiare. Si ferma davanti al comitato elettorale di Alfieri. Spuntano le bottigl...

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Roberto Napoletano

Ci sono tanti giornalisti, e mi annovero tra questi, che hanno fatto per anni il loro mestiere con dignità e professionalità. Poi ci sono quelli che rappresentano un'offesa per l'intera categoria. Tra questi c'è sicuramente l'ex direttore del Sole 24 Ore, Roberto Napoletano. Ecco cosa è riuscito a combinare negli anni della sua gestione nel racconto di Marco Franchi per il Fatto.

 

Persino l’acquisto di un ferro da stiro costato 70 euro. D’altronde il Sole 24 Ore gli rimborsava di tutto senza controlli, anche quando mancavano le pezze d’appoggio o quando gli acquisti erano fuori da ogni logica e dalle regole aziendali. Nei sei anni di direzione, Roberto Napoletano non si è fatto mancare niente: oltre allo stipendio annuale da 750 mila euro, dal 2011 al 2016 il giornale di Confindustria gli ha pagato a vario titolo un altro milione 872 mila euro, oltre 300 mila l’anno. La favolosa nota spese emerge tra centinaia di documenti depositati il 16 gennaio al Tribunale di Milano dalla Consob, parte civile nel processo contro Napoletano per false informazioni al mercato. Il giornalista è accusato di esser stato amministratore di fatto della società quotata e di aver contribuito a diffondere dati falsi insieme all’ex presidente Benito Benedini e all’ex Ad Donatella Treu, che hanno già patteggiato. Ma dai 150 gigabyte delle carte di Consob emergono anche altri dettagli degli anni folli del Sole.

Le spese di Napoletano/1

Dall’assunzione dell’11 marzo 2011 alla sua messa in aspettativa del 13 marzo 2017, Napoletano ha fatto spese leggendarie. Quelle del biennio 2015-2016 sono state analizzate su richiesta del Sole dalla società PriceWaterHouse Cooper in un audit, datato 21 giugno 2017, chiamato “project Sunrise”. Casa in affitto in via Monti a Mila...

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Emmanuel Conte

Il nuovo che avanza, a Milano, si chiama Emmanuel Conte. È il capo – insieme a Martina Riva, 27 anni – della lista civica “Beppe Sala Sindaco”. È stato scelto direttamente da Sala per guidare la sua lista personale, quella che esprime più direttamente gli orientamenti del sindaco, senza le mediazioni di partiti e gruppi alleati.

Chi è, Emmanuel Conte? Ha 41 anni, è nato a Salerno, ma da anni vive a Milano, ha studiato all’università Bocconi e lavora a Banca Imi. Fa parte del cerchio magico di Sala, che lo aveva già candidato nel 2016, infilandolo nella lista più a sinistra della sua coalizione, “Milano progressista”, dove è stato eletto consigliere comunale e poi scelto come presidente dell’importante commissione Bilancio. Emmanuel però è socialista, anzi, proprio socialista craxiano. L’unico suo intervento memorabile in Consiglio comunale è stato quello in cui ha chiesto di d...

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Vincenzo Muccioli

Questo mio intervento su SanPa, la docu-serie di Netflix che sta facendo tanto discutere in questi giorni, in realtà non parlerà di SanPa, ma delle droghe e delle politiche ad esse connesse in Italia e nella maggior parte delle nazioni del mondo. Come sa chi segue con qualche regolarità questo spazio, la mia esperienza personale credo mi dia il diritto di dire la mia. Sono certo che SanPa sia un ottimo prodotto ‘televisivo’, anche se, come inchiesta giornalistica, non ci offre alcun dato in più rispetto a quelli che già conoscevamo da anni, né ho dubbi che gli autori siano mossi da ottimi propositi e che probabilmente non intendessero affatto assolvere Vincenzo Muccioli da una serie di responsabilità, che credo siano evidenti a chiunque guardi alla vicenda con occhio scevro da ideologie. Il lavoro rende liberi (dalla droga), che è poi l’idea di base della Comunità di San Patrignano, i...

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Giuseppe Di Matteo

“Alliberateve de lu cagnuleddu”, disse il boss di Cosa nostra, Giovanni Brusca, agli esecutori materiali dell’omicidio ai danni del quasi quindicenne Giuseppe Di Matteo. Il ragazzo è stato strangolato e sciolto nell’acido venticinque anni fa, dopo 779 giorni di prigionia. I tre assassini sono stati identificati nelle figure di Giuseppe Monticciolo, Enzo Brusca e Vincenzo Chiodo, ma l’intero rapimento e gli spostamenti della vittima durante la prigionia hanno coinvolto altri esponenti di spicco della cosca.

Il piccolo Giuseppe Di Matteo era figlio di Santino Di Matteo, appartenente alla famiglia di Altofonte, vicina ai corleonesi. Una volta arrestato, Santino venne accusato di oltre dieci omicidi e di aver preso parte alla strage di Capaci. Decise di diventare un collaboratore di giustizia, scelta che pagò a caro prezzo con l’uccisione del figlio. A raccontare i dettagli del ra...

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