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Ultimo aggiornamento il 03/05/2024

Saleincorpo

Un'idea di Carlo Meoli

Editoriali/828

Scafati, la camorra e le colpe della sinistra

 

Il Consiglio comunale di Scafati è stato sciolto per camorra e l’ex sindaco Aliberti rischia di essere arrestato. Fin qui i fatti giudiziari. Poi c’è la politica che è un’altra cosa. Non credo che la situazione che si è venuta a creare in città dipenda solo da Aliberti. Sarebbe come dire che ha fatto il sindaco grazie alla camorra e questa è una fesseria.

Aliberti ha fatto il sindaco perché la gente lo ha liberamente votato.  E io le ultime elezioni a Scafati le ricordo. Il centrosinistra avvelenato da beghe di paese arrivò al voto diviso, lacerato, incapace di porsi come alternativa credibile a Forza Italia. Per non parlare dei leader: vecchi, ripetitivi, immagine di un mondo che politicamente non esiste più da decenni.

In questa situazione, paradossalmente, Aliberti non aveva alcun bisogno della camorra per vincere. Come dicevo questo è il discorso politico. Saranno i magistrati, poi, a dover stabilire i legami reali dell’ex sindaco con il clan Loreto-Ridosso. Oggi, però, è facile dire che la colpa dello scioglimento del Consiglio è solo di Aliberti. Nulla di più falso: le responsabilità sono anche di coloro che quando hanno avuto la possibilità di combattere un sistema sono riusciti a partorire solo inutili conferenze stampa dove sentivi sempre le stesse cose. Le battaglie politiche, infine, si combattono con la politica e non consegnando deleghe in bianco alla magistratura.

 

 

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Ho letto con molta attenzione la lettera inviata dai collaboratori della "Città" alla nuova proprietà. Molte cose le condivido, altre no. Ma non è questo il punto. Purtroppo si evita, come sempre, di affrontare il vero nodo. Non tutti i collaboratori sono uguali. Ci sono quelli bravissimi, quelli bravi e i mediocri.l discorso è semplice. Fin quando il compenso economico verrà pesato a chili non si andrà da nessuna parte. I pezzi vanno pagati in base al loro peso specifico, al loro valore intrinseco. Molti articoli che arrivano al giornale sono spesso comunicati riscritti (quasi sempre male) e ricicciamenti di notizie prese dai social. Sono vent'anni che faccio il desk. Ho messo a misura decine di migliaia di pezzi e conosciuto centinaia di ragazzi. Un sistema equo redistribuisce le risorse economiche tra i collaboratori in base a capacità e meriti. Uno dei motivi che mi ha spinto a crear...

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Cosa tiene insieme la vendita da parte del più grande gruppo editoriale italiano dell'unico giornale che ha al Sud, un editore che aggredisce due giornalisti in redazione e il sequestro del telefonino a una collega per un articolo apparso mesi fa? Le battaglie di libertà in nome dei principi. In questa storia hanno poca importanza i nomi dei protagonisti. Si tratta del rispetto dei principi. Un editore non può parlare di libertà e svendere i suoi giornali. Un imprenditore non può piombare in una redazione e picchiare la gente. Un magistrato non può trattare una cronista come se fosse una criminale.

Se si fa passere questo oggi, in futuro tutti si sentiranno in diritto di violare quei famosi principi, molto dei quali non scritti, che hanno spinto tanti di noi a fare i giornalisti. Sicuramente molti colleghi si sono persi per strada. Ed erano anche bravi. Hanno preferito vendersi e sono diventati servi del padrone. Nella vita succede. Non difendo la categoria: ci sono i cialtroni e quelli onesti, come dappertutto. Quello che chiedo oggi è molto più impegnativo: sui principi non si deve mai mollare. Se lo fai anche solo una volta hai chiuso. Si tratta di una questione di etica.

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"A me interessava essere un giornalista critico verso la mia professione e, dal punto di vista politico, un militante critico verso la mia stessa area di appartenenza. Il mio punto di riferimento è sempre stato il lettore. Tutto quel che venivo a sapere – intrighi, scontri, episodi poco edificanti – lo scrivevo, pari pari. […] Pensavo che i giornalisti avessero il dovere di riferire su tutto quello che vedono, ma che il giudizio ultimo fosse dei lettori. È meglio non essere ipocriti e dire chiaramente che dai giornalisti oggi si vuole un lavoro di schieramento e non di testimonianza. Credo che ci vogliano tutti convinti di dover difendere a ogni prezzo questo Stato così com’è. Ma questa non è la nostra funzione, questa è una scelta individuale, soggettiva, non coatta. A questo punto, fra le revolverate dei terroristi che non apprezzano i giornalisti indipendenti e le galere di chi vuo...

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Ci siamo. Dopo una serie di rinvii e riflessioni questo blog diventa realtà. La grafica è tutta nuova e, secondo me, accattivante. Ora, naturalmente, il contenitore va riempito. Non ho cambiato idea rispetto a un ragionamento iniziato mesi fa. Un altro sito o blog che sia semplice contenitore di notizie giornaliere non serve. L'unica strada percorribile è quella dell'approfondimento, dell'inchiesta. 

L'importante sarà trattare con serietà i problemi del territorio tentando di rappresentare una voce fuori dal coro. Qui non ci sono padroni o padrini. Si deciderà tutto insieme e le valutazioni saranno soltanto giornalistiche. Saremo lontani dai grandi gruppi editoriali che spesso sono anche lobby politico-finanziarie. E' l'inizio di un percorso. Il blog è aperto a tutti i contributi e potete contattarmi. Saleincorpo sarà di chi lo legge e di chi lo fa.

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