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Ultimo aggiornamento il 27/04/2024

Saleincorpo

Un'idea di Carlo Meoli

Inchieste/849

Certe volte ti sforzi di pensare che l'Italia possa migliorare, crescere, dare un contributo serio allo sviluppo morale europeo. Poi arriva, sistematica, la bastonata e devi prendere atto che non c'è veramente speranza.
Fiandaca e Lupo, il primo studioso di diritto, il secondo storico della mafia, hanno scritto un libro. L'oggetto è la trattativa Stato-mafia. Riassumendo, secondo la magistratura ci fu un accordo (il "papello" di Riina), tra il 1992 e il 1993, per cui pezzi delle istituzioni concordarono con i boss una tregua. In sostanza, stop alle bombe in cambio di una di serie di concessioni al i malavitosi, tra cui l'abolizione del 41 bis (il carcere duro). Sulla vicenda è in corso un processo e nel libro si sostiene che non ci sono prove per sostenere le accuse. Questo è un piano dove saranno i giudici a decidere. Ma i due affermano una cosa ben più grave.
Dicono che è normale che uno Stato avvii una trattativa per salvaguardare la vita dei cittadini. Da questo punto di vista quello che potrebbe essere accaduto è giustificabile. Non gli sfiora nemmeno il pensiero, a questi due signori, che la trattativa ha significato, laddove ci sia veramente stata, una legittimazione della mafia. Non hanno capito che è stata offesa la memoria di tanta gente che è morta per difendere lo Stato. Dimenticano magistrati, politici, poliziotti, carabinieri, preti e giornalisti che hanno pagato con la vita la loro onestà. Spero che questi signori vengano messi all'indice. Non so cosa accadrà ma, francamente, quando vedo e leggo certe bestialità, mi sento di vivere in un paese di merda.

Carlo Meoli

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Quello che è successo alla primarie del Pd spiega meglio di ogni altra cosa perché il partito è diventato, in provincia di Salerno, un fantasma. Guglielmo Vaccaro, pacco raccomandato di Letta, denuncia brogli. Così parte la farsa dell'occupazione della sede del partito, con tanto di pizze, cornetti e sacchi a pelo. Una vergogna. Tutti sapevano che avrebbe vinto la Tartaglione, ma quello che conta è fare casino. Michele Grimaldi, forse il migliore dei tre, ha cercato di mantenere un profilo alto ma, alla fine, si è impantanato anche lui. Il sindaco di Salerno, Vincenzo De Luca, ha parlato di "cabaret". E se lo dice lui, attore consumato, c'è da credergli.
Enzino ha distrutto un partito guerreggiando con Bassolino e il suo principale referente locale, quell'Isaia Sales che ha avuto le sue occasioni ma le ha malamente sprecate. Restano solo le macerie. Anche una sinistra disastrata ...

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Domani si voterà il nuovo segretario regionale del Partito democratico. Una battaglia anomala, silenziosa, rumorosa solo nell’ultima settimana, da quando due dei tre candidati in lizza hanno presentato le proprie liste in netto ritardo rispetto ai tempi stabiliti.
Il primo è Guglielmo Vaccaro, deputato scafatese dell’area Letta e sponsor della macchina "spreca euro" Patto dell’Agro, che sarebbe arrivato in ritardo a causa di un consigliere regionale "fuggito" con una sua lista.
L’altra candidata ritardataria è la deputata napoletana Assunta Tartaglione, presente grazie a un accordo tra Renzi e il viceministro, sindaco, "sceriffo" e "incompatibile" Vincenzo De Luca. L’outsider è il trentenne scafatese Michele Grimaldi, ex segretario regionale dei Giovani democratici e membro dell’assemblea nazionale, primo a presentare la propria candidatura.  E' stato anche l’unico a chiedere un confronto con gli altri due. Un invito, ovviamente, per nulla ascoltato. Così come gli elettori, su tutti proprio i tesserati del Pd, non hanno visto i programmi, tranne qualche rara eccezione. Alla fine anche nell’Agro i poteri forti sono venuti fuori.
I tre candidati saranno sostenuti, nel territorio più densamente popolato dalla provincia, dal sianese Donato Liguori per Michele Grimaldi, da Emiddio Siani per Guglielmo Vaccaro e per Assunta Tartaglione ci sarà Giusy Fiore, moglie del deus ex machina del Pd paganese e dei renziani dell’Agro Vincenzo Calce, con qualche disavventura giudiziaria alle spalle. Si prospetta un bel cambiamento per i vertici regionali del Pd e per quelli dell’Agro. Ma, d’altra parte, per soli due euro cosa ci si poteva aspettare?

Aldo Padovano

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La morte di Giovanni Liguori mi ha portato indietro nel tempo. Agli inizi degli anni Novanta l'Agro era insanguinato da una terribile guerra di camorra. Collaboravo con il "Roma" e seguivo gli omicidi insieme a Maurizio D'Elia. Ero, come dire, di supporto. Giovanni era il fotografo del "Mattino" e un altro grande che non c'è più, Michele Adinolfi, lavorava con noi. Hanno immortalato con scatti indimenticabili quella violenza cieca, quelle morti che si susseguivano a un ritmo quasi quotidiano. Eravamo concorrenti, certo, ma c'era tra di noi una stima massima. Nessuno avrebbe mai barato. I patti si rispettavano.
Ognuno di noi ha raccontato, con articoli e foto, quella storia. Era ancora un mestiere, le notizie te le dovevi faticare sul campo, non si era ancora persa quella dimensione artigiana che mi ha avvicinato e poi fatto amare questo lavoro. Sono passati oltre vent'anni. Alcun...

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Rispondo solo ora, per motivi di tempo, alle riflessioni di Anna Tortora sul pagina facebook di "saleincorpo". Con Anna ho avuto il piacere di condividere, anche se per un periodo limitato di tempo, alcune esperienze associazionistiche. Non sempre siamo stati d'accordo, ma la stima resta immutata e reciproca. Vivere nell'Agro è difficile. Ogni giorno accade qualcosa che incrina quel briciolo di speranza che tenti di difendere a tutti i costi. Quando non ce la fai più vorresti scappare ma spesso non puoi.
Allora succede che ti chiudi, rinunci. La famiglia, nel caso di Anna splendida, diventa l'unico riferimento. Eppure io credo che bisogna reagire. Penso che esista un margine, uno spazio. Francamente ho sempre ritenuto che prendersela con chi ci governa sia infantile. Ma costruire un'alternativa significa lavorare per strada, sottrarre tempo anche ad affetti personali, fare sacrif...

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Quando ho creato questo blog, che resta un cantiere aperto naturalmente, una cosa mi è stata subito chiara: qui non si fanno sconti, soprattutto quando si parla di giornalisti, categoria alla quale appartengo. Mio padre è un manager della sanità privata. Io, ovviamente, non mi sono mai occupato di questo tema. Il motivo? Semplice, ci sarebbe stato un evidente conflitto di interessi, senza contare il fatto che potrei venire a conoscenza di notizie attraverso un canale familiare. Riferirle sarebbe quantomeno di cattivo gusto.
Ora capisco che bisogna campare e c'è la crisi, ma certe cose vanno dette. Negli ultimi anni abbiamo dovuto assistere a una pericolosa escalation. Parenti, a vario titolo, di esponenti delle forze dell'ordine che spesso scrivono pezzi sulle attività dei congiunti. Ex addetti stampa di squadre di calcio che, dalla mattina alla sera, incominciano a seguire la me...

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