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Ultimo aggiornamento il 18/05/2024

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Un'idea di Carlo Meoli

Inchieste/859

Nella foto Montecitorio

Questo reportage di Giacomo Salvini è apparso sul Fatto.

 

Stipendi, rimborsi, diarie, pensioni, ex vitalizi, contributi ai gruppi, spese per la manutenzione e per la produzione di carta tra leggi, dossier ed emendamenti. E chi più ne ha più ne metta. Quando si parla del Parlamento italiano, bisogna immaginare un grande moloch che pesa per 1,6 miliardi all’anno sulle casse dello Stato: come il fatturato di Ikea Italia o quanto i soldi messi dalla Banca Europea degli Investimenti per la sanità italiana durante l’emergenza Covid.

Eppure, tra i sostenitori del No al referendum sul taglio dei parlamentari del 20-21 settembre, una delle principali argomentazioni è proprio questa: “Si risparmia poco, il prezzo di un caffè ogni anno”, ha detto l’ex commissario alla Spending Review, Carlo Cottarelli, in un’intervista a Repubblica. Problema: il calcolo viene fatto rapportando i risparmi – per Cottarelli sono 57 milioni l’anno, per Roberto Perotti 100 – alla spesa pubblica italiana annua. Ergo: lo 0,007%. Ma non se ne capisce la ragione: il risparmio derivante dal taglio di 345 parlamentari (230 deputati e 115 senatori) va rapportato al costo annuo del Parlamento e non alla spesa pubblica italiana. In base a questo calcolo, e prendendo per buona la stima del professor Perotti della Bocconi, con il Sì la percentuale del risparmio aumenterebbe di molto: non più 0,007% ma il 6% del costo annuo del Parlamento italiano. “Sempre meglio che zero”, sostiene il professor Roberto Perotti dell’Università Bocconi. Non solo: comparando i costi di Camera e Senato con quelli degli altri legislativi in Europa e nel mondo, il nostro Paese è in cima alla classifica dei Parlamenti più costosi.

Noi e l’Ue. Il costo del Parlamento italiano si ricava dal Bilancio di ...

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Si è respirata un'aria strana, brutta, dopo la scoperta del cadavere di Luana Rainone, ammazzata dall'uomo con cui aveva avuto una relazione. L'ha pugnalata e gettata in un pozzo come fosse monnezza.

Si diceva del clima. Appena scoperto il cadavere si è parlato di una donna difficile, di una storia costellata di violenti litigi, di un uomo colto da un raptus perché esasperato dalle richieste di Luana che voleva tornare insieme a lui a tutti i costi. Ora, che cose del genere le dica il difensore dell'omicida reo confesso cercando delle attenuanti si può anche capire. E' il suo lavoro.

Più difficile comprendere questo tipo di argomentazioni da parte di tanta gente che più che spiegare tende quasi a giustificare un crimine odioso. Allora forse è il caso di ricordare alcune cose. In questa storia l'unica vittima è Luana Rainone, donna e madre. Nulla può giustificare la sua...

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Franco Basaglia

Questo commento di Vittorio Emiliani è apparso sul Fatto.

 

Mi ha un po’ sorpreso e sconcertato l’impostazione generale data all’anniversario di Franco Basaglia. Ne esce, mi pare, un Basaglia isolato, astratto, come calato dall’alto, mentre gli esiti della riforma manicomiale risultano decisamente limitati, con tanti pesi scaricati sulle famiglie. Seguii direttamente l’attuazione della riforma, soprattutto a Parma, più esattamente a Colorno, dove Basaglia operò sostenuto con grande energia e intelligenza dalla Provincia, in particolare da uno straordinario assessore alla Sanità Antonio Tommasini, comunista, poi “eretico”, e per la parte finanziaria da Fabio Fabbri, socialista, assessore al bilancio. Certo, lì potei constatare come quella riforma – che tanto dibattito aveva suscitato su Psichiatria Democratica e nei partiti di sinistra, in particolare – richiedesse dei mezzi notevoli per essere attuata in modo non velleitario. La Provincia di Parma possedeva, per esempio, un’azienda agricola a Vigheffio dove potei vedere un folto gruppo di ex ricoverati – contadini rimasti o lasciati soli, finiti nel buio della depressione – felicemente al lavoro.

La Forestale inoltre si era presa in carico un altro gruppo di ex ricoverati montanari ospitandoli nelle proprie caserme e dando loro pure un piccolo salario. Anche a Voghera, dove c’era un ONP provinciale ospitato in una cittadella edificata su progetto dello stesso Lombroso, rammento che su circa 1000 ricoverati, 600 erano ex contadini soli, alcolizzati, abbandonati a se stessi. Un’altra città e istituzione manicomiale nella quale la legge n.180 poté trovare una attuazione che non gravasse sulle famiglie, fu Reggio Emilia: il direttore di quel Centro di Igiene Mentale era infatti Giovanni Jervis det...

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“Lo hanno ucciso come un cane”. Inizia così un lungo articolo sul Roma del 31 agosto 1978. La firma è di Umberto Belpedio, che scrive dell’assassinio di Antonio Esposito Ferraioli, freddato la sera prima da un colpo di lupara alla schiena a Pagani. Oggi ricorre l’anniversario della morte. Aveva 27 anni, una vita davanti. I sicari lo aspettarono di sera sotto casa della fidanzata per scaricargli una rosa di pallettoni di lupara nel fianco. La corsa in ospedale, l’aria che manca, il tentativo disperato dei medici. Niente da fare: Tonino muore pochi minuti dopo tra le urla strazianti dei familiari.

Lui, cuoco e sindacalista, si era ribellato al diktat del padrone: cucinare carne avariata per i colleghi operai nella mensa aziendale della Fatme di Pagani. Quel rifiuto gli è costato la vita. Troppi interessi negli appalti della mensa, troppa camorra e imprenditoria malata. A distanz...

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Questa analisi di Andrea Leccese è apparsa sul Fatto.

 

Tra le conseguenze della crisi economica c’è senza dubbio la recrudescenza dei fenomeni di criminalità organizzata. Purtroppo dalla Puglia, e soprattutto dalla provincia di Foggia, non arrivano buone notizie. Il 10 agosto, lungo l’A14 nel tratto tra Canosa e Cerignola, c’è stato il secondo assalto a portavalori nel giro di poche settimane. Il primo, con modalità simili e forse da parte dello stesso commando di otto uomini, è del 24 luglio. Sono falliti entrambi per puro caso, il primo per il passaggio di un furgone della polizia e il secondo perché è scattato il blocco della cassaforte.

Assistiamo sempre a vere e proprie operazioni militari: nel giro di pochi minuti, auto date alle fiamme per bloccare il traffico, colpi di kalashnikov, esplosivo lanciato contro il furgone, chiodi a tre punte per forare gli...

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Isaia Sales

Questa analisi di Isaia Sales è apparsa oggi sul Fatto.

 

Immaginiamo cosa sarebbe oggi il dibattito politico e mediatico in Italia se per le elezioni regionali in Campania ci fosse stato l’accordo Pd-5stelle, con la sostituzione di De Luca e il ridimensionamento della sua famiglia!

Lo si poteva fare? Certo, l’accordo era stato già concluso a gennaio e avrebbe rappresentato il più serio tentativo di dare forza strategica alla coalizione che regge il governo nazionale nella regione da cui provengono i due leader dei 5stelle, Di Maio e Fico, trasformando un’alleanza di necessità in una strategia delle alleanze. E allora perché non lo si è fatto? Secondo una certa vulgata, De Luca si sarebbe comunque presentato e avrebbe fatto perdere la coalizione Pd-5stelle. Una valutazione del tutto sbagliata: De Luca, abbandonato dal Pd, non sarebbe stato attrattivo per nessun...

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