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Ultimo aggiornamento il 05/05/2024

Saleincorpo

Un'idea di Carlo Meoli

Inchieste/854

Dario Vassallo

Dario Vassallo, il fratello del sindaco pescatore di Pollica Angelo Vassallo, il cui omicidio invoca giustizia da una dozzina d’anni, lo chiama “sistema Cilento”. Se questo esiste, come accusa Vassallo, si ritrova nella vicenda dei 30 mila kg di esplosivo utilizzati dall’amministrazione comunale di Camerota per far esplodere la roccia sopra la Mingardina, in località Cala del Cefalo. Un luogo tutelato dalla Soprintendenza, dall’Ente Parco e persino dall’Unesco, ma violentato dal tritolo come se fosse una cava qualsiasi, col rischio di comprometterne la falesia e le sue grotte e cavità di interesse archeologico.

È il sistema che emerge dalle carte visionate e dalle voci raccolte dal Fatto: procedure raffazzonate, controllo militare della politica sul territorio, istituzioni di controllo vissute come un fastidio, disprezzo per il dissenso. Il tutto in nome “del fare”. Subito. In questo caso della necessità di riaprire al più presto la strada provinciale che collega le perle balneari di Camerota e Palinuro, il Cilento che attira turisti come il miele. Una strada chiusa da mesi per le conseguenze della frana lungo la Mingardina, che sta mettendo in difficoltà la comunità locale e spaventa ristoratori e albergatori. Volevano riaprirla a Pasqua, non ci sono riusciti: la speranza è di farcela per i ponti di fine aprile e inizio maggio.

Tra associazioni ambientaliste, avvocati ed attivisti che si sono opposti con denunce e segnalazioni ai presunti eccessi dell’intervento esplosivo, c’è anche la Fondazione Vassallo, che ha scritto all’Unesco. Col risultato che una ventina di giorni fa il presidente Dario Vassallo è stato pesantemente minacciato. “Prendi del tritolo e fatti saltare in aria”, gli ha scritto in sintesi un tizio sui social, prima di cancellare il ...

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Massimo Villone

Di recente il costituzionalista ed ex senatore Massimo Villone è stato a Nocera ospite di un convegno organizzato dall'associazione Futurama per parlare dello sfascio legato all'autonomia differenziata. Quei temi sono stati ripresi nell'intervista che pubblichiamo oggi.

 

Calderoli si è messo sull’Alta Velocità dello scasso istituzionale”. Parola del costituzionalista Massimo Villone che tuona contro l’autonomia differenziata che “balcanizzerà l’Italia”.

Ce l’ha con Calderoli?

Peccato che di Calderoli ce ne sia solo uno e che sia dalla parte sbagliata. La sua indubbia scaltrezza politica è al servizio esclusivo del territorio che rappresenta, ossia il Nord. Come nella visione della Lega primigenia, quella di Miglio per intenderci: è il remake di un film già visto che però rischia di realizzarsi davvero in un panorama desertificato. Segnato dal dissolvim...

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Come l’annuncio della frana, rotolerà prima qualche pietra. Mancano poche settimane e si proverà che la realizzazione in tre anni dei circa 400 ospedali di comunità fantasticati, idea mediana tra ambulatorio e sanatorio, qualcosa che assomigli a un pronto soccorso attrezzato nei territori rimasti senza cure e senza medici, è fuori dal possibile. Possibile?

Una pietra, poi un’altra e poi appunto la frana. Rischia Giorgia Meloni di finirci sotto quando, e sarà maggio, scopriremo che quasi tutte le grandi opere ferroviarie pianificate nel Pnrr devono essere riprogrammate, i valori rimodulati. E ripresi i progetti e rifatti non solo gli esecutivi ma in alcuni casi anche i tracciati. Salirà in cielo l’attesa linea veloce Orte-Falconara, parte di quella cura del ferro che sarebbe dovuta servire a cucire l’Italia e connettere i due mari, il Tirreno e l’Adriatico. Morte in culla anche per la Roma-Pescara, senza parlare della Salerno- Reggio Calabria, un’alta velocità che, se tutto girerà per il verso giusto, inaugurerà un cantiere e poco più di venti chilometri dopo Eboli.

Il buco nero del Pnrr rischia di risucchiare il governo nel vortice della inconcludenza e accreditare l’Italia come il Paese arlecchino, il più fragile e inconsistente sistema di gestione delle risorse pubbliche. Per quel che si vede in onda su Mediaset, che schiera Rete4, un anticipo delle prime avvisaglie del gioco di matti: i 209 miliardi ottenuti per il piano di rilancio del Paese sembrerebbero eccessivi, disturbanti per la capacità della macchina pubblica di digerirli. Bisogna restituire qualcosa, e non solo spiccioli.

Beh, qui si inizierà a ridere. Miliardo su miliardo, si farà il conto di quel che già non si trova. “La Corte dei conti, come ha voluto il Parlamento, deve valut...

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L'altro giorno, mentre ero seduto in un bar con due amici a prendere un caffè, entra uno "straniero", non di colore e nemmeno rom, probabilmente un rifugiato extraeuropeo, con una scatolina di cartone, braccio teso verso gli avventori, grandi occhi lucidi e pietosi. Nemmeno il tempo di aprire bocca che si sente una voce forte e imperiosa provenire dall'ingresso della porta del bar: "Esci fuori, subito! Hai capito? Fuori!!! Fuori!!!". Ci guardiamo in faccia e giriamo la testa per capire, per vedere chi fosse costui che con tanta forza imperiosa nella voce cacciava fuori dal bar questo essere umano, anch'egli sorpreso e meravigliato di essere stato così violentemente redarguito per il semplice fatto di essere entrato lì. Si volta verso costui, fermo, immobile, apre la bocca come per dire qualcosa, poi lentamente, abbassa la testa e si avvia fuori dal bar. Colgo in quello sguardo triste ...

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Solo 79 milioni contro i 343 preventivati (su 15,6 miliardi totali) per la “missione” Salute. Meno di 240 milioni contro i 631 previsti per Inclusione e coesione sociale, che di miliardi a valere sul Pnrr ne ha a disposizione 19,8 totali. E 2,4 miliardi contro i 6,4 che avrebbero dovuto essere utilizzati per la transizione ecologica, il capitolo più pesante con 59,4 nell’intero arco del piano. Sono le cifre che l’Italia è riuscita a spendere nei primi tre anni di operatività del Piano nazionale di ripresa e resilienza a confronto con il cronoprogramma iniziale del governo Draghi. Il quadro, che dà la misura del pantano in cui è finito il Recovery e spiega l’appello del capo dello Stato Sergio Mattarella a “mettersi alla stanga”, emerge dalla preoccupante ricognizione della Corte dei Conti che sarà presentata martedì al Parlamento. Le tabelle del documento non si limitano a sancire che...

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Circa 30 mila kg di esplosivo per saltare costoni in area parco, tra Camerota e Palinuro: da giorni nel Cilento infuria la polemica, con gli ambientalisti di Legambiente che protestano: “Non è una politica di messa in sicurezza, ma una scelta incoerente con quelli che dovrebbero essere gli obiettivi e le azioni di mitigazione e salvaguardia di ecosistemi importanti come quelli presenti nel territorio tra Camerota e Palinuro nel cuore del Parco Nazionale del Cilento”.

Si tratta del costone roccioso lungo la strada del Mingardo, che collega Marina di Camerota a Palinuro, a sud di Salerno. La decisione è del sindaco di Camerota, Mario Scarpitta. “Servono – afferma Legambiente – interventi di ingegneria naturalistica a ridotto impatto”.

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