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Ultimo aggiornamento il 01/05/2024

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Un'idea di Carlo Meoli

Era prevedibile e più volte lo abbiamo ribadito. Un numero, ancora non esattamente quantificabile di morti, sono stati provocati dalla pandemia Covid-19 “indirettamente” e l’effetto durerà ancora per anni. Il problema è così vasto e rilevante che se ne è ufficialmente interessata anche l’Oms, che sta provando a calcolare i danni che la pandemia ha provocato sui sistemi sanitari in tutto il mondo. In un report del 27 agosto 2020, Pulse survey on continuity of essential health services during the Covid-19 pandemic (Indagine su come va la continuità dei servizi sanitari essenziali durante la pandemia Covid-19) è l’Oms a mettere in risalto come 9 strutture sanitarie su 10 siano andate in crisi. Su un indice di 25 servizi sanitari tracciati nel sondaggio, in media i Paesi hanno rilevato interruzioni nel 50%.

Le aree con criticità maggiori, e dunque interruzioni, includevano molte attività di routine. In cima alla lista i servizi di assistenza quotidiana, interrotti nel 70% dei casi presi in analisi. Ancora il 61% dei servizi praticati nelle strutture ospedaliere, il 69% delle diagnosi e cure di malattie non trasmissibili, il 68% dei piani di contraccezione. Infine il 55% di diagnosi e trattamenti per il cancro e il 61% delle cure per malattie mentali. Nei Paesi in cui queste malattie sopravvivono si sono verificate importanti interruzioni anche nella diagnosi e cura di malaria (46%), tubercolosi (42%) e Hiv (32%).

Anche i servizi di emergenza, potenzialmente salvavita, in molti casi, hanno subito ritardi e interruzioni in quasi un quarto dei Paesi coinvolti nell’indagine. Questo preoccupante quadro evidenzia a nette tinte la fragilità del sistema sanitario mondiale e l’impreparazione con la quale ci ha colti la tragedia pandemica. Confidiamo nei vaccini per uscire da quest’incubo, ma non possiamo continuare alimentando questa tragedia parallela.