Claudio Silvestri è il segretario del sindacato unitario dei giornalisti campani.
Non parlate con i giornalisti. Dalla Regione arriva il divieto a tutti i dirigenti e ai medici della sanità pubblica ad avere rapporti con la stampa se non autorizzati. Parla solo uno. Lui. Il presidente della Regione. Dal suo balcone virtuale, come fa da sempre tutti i venerdì, senza contraddittorio, senza domande, in una direzione unica. Il racconto dell’eccellenza della sanità campana, miracolosamente più vicina a quella svizzera che a quella calabrese.
Anzi, senza miracoli, grazie alla mano dell’uomo della provvidenza, che in soli cinque anni ha messo le cose a posto. Quando i contagi erano pochi, come in tutto il Meridione, era merito suo. Ora che superano anche quelli della Lombardia è colpa dei cittadini sciagurati. I reparti sono pieni, lo dicono i manager delle Aziende ospedaliere e sanitarie, e lui li zittisce, rettificando e mistificando: «Notizie false». Eppure ci sono report molto precisi e dettagliati. Ancora: un servizio giornalistico documenta assembramenti di gente in attesa del tampone al Frullone e un comunicato delirante dell’Asl si affretta a dire che si tratta di figuranti, di persone che quella mattina erano lì a simulare il caos. È il magnifico mondo della comunicazione di De Luca, che ha fatto dell’iperbole la norma e non l’eccezione del suo linguaggio.
Nella realtà parallela dei social network tutto questo funziona molto bene. È il consenso costruito sui meme, sugli slogan, sulla disinformazione. Poi c’è chi irrompe con la realtà nelle case della gente, i tamponi che non arrivano, le attese estenuanti al pronto soccorso, i contagiati accampati in corsia. Sono i giornalisti, quelli che vanno messi a tacere. Non è così facile, De Luca se ne faccia una ragione.