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Ultimo aggiornamento il 05/05/2024

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Questa inchiesta di Giacomo Salvini è apparsa sul Fatto.

 

Assenteisti cronici, spesso pagati come stakanovisti. Dopo il Sì al referendum che porterà al taglio di un terzo dei parlamentari, i dati aggiornati sulle presenze in Parlamento della legislatura in corso fotografano l’altissimo tasso di assenteismo di Camera e Senato dal marzo 2018 a oggi: al 22 settembre scorso, secondo i dati di Openpolis, 105 deputati e 27 senatori sono stati assenti o in “missione” in oltre il 50% delle sedute. Più di un parlamentare ogni dieci. Questi numeri si basano sugli allegati di seduta pubblicati da entrambe le Camere ed è il tasso più alto di assenteismo degli ultimi 15 anni, se escludiamo la legislatura passata che, nello stesso periodo di tempo, ne aveva avuti poco di più, quasi ogni due parlamentari su dieci.

Scendendo più nel dettaglio delle caselle di chi marca regolarmente visita nelle due Camere, 67 deputati e 13 senatori hanno partecipato solo tra il 30 e il 50% di sedute, mentre 32 parlamentari sono assenteisti cronici risultando presenti tra il 10 e il 30%. Ventuno (16 deputati e 5 senatori) invece sul proprio scranno di Camera e Senato non ci si sono (quasi) mai seduti: sono stati presenti in meno del 10% delle sedute. Ma ad aumentare la sfiducia nei confronti dei parlamentari italiani – la larghissima vittoria del Sì al referendum (70-30%) ne è una dimostrazione – non c’è solo la piaga dell’assenteismo: tra le due Camere nessuno sa, effettivamente, quanto sia l’indennità precisa dei singoli deputati e senatori e a quanto ammonti la parte dello stipendio mensile decurtata per gli assenteisti, come avviene in qualsiasi pubblica amministrazione. Secondo i bilanci di Camera e Senato, le indennità di deputati e senatori ammontano a 224 milioni di euro, frutto della somma di diverse voci: l’indennità stessa, l’indennità di funzione, la diaria per l’alloggio a Roma, i rimborsi per l’attività politica sul territorio, i trasporti e le comunicazione. Ma queste variano da parlamentare a parlamentare e nessuno sa quanto valgano per ogni singolo eletto. E soprattutto se i due uffici di presidenza penalizzino chi non lavora. Per il regolamento della Camera, la diaria di ogni deputato (pari a 3.500 euro) può essere decurtata di 206 euro per ogni giorno di assenza fino a 500 per le assenze nelle commissioni e nelle giunte competenti. Una misura analoga riguarda anche i regolamenti di Palazzo Madama.

Ma la questione è che nessuno sa se queste “punizioni” nei confronti degli assenteisti siano effettivamente applicate: quanto viene trattenuto dello stipendio di Michela Vittoria Brambilla (99% di assenze) o di Antonio Angelucci (94%)? Nessuno lo sa. In primo luogo perché molti parlamentari continuano ad abusare delle “missioni”: teoricamente sono assenze giustificate per motivi legati al proprio compito istituzionale, ma in realtà nessuno controlla se sia effettivamente così. La lista di chi è in missione è pubblica per ogni seduta, ma non vengono indicati il motivo e la durata, quindi nessuno effettua un reale potere di controllo. Poi, secondo i regolamenti, è considerato presente il parlamentare che partecipa almeno al 30% delle votazioni nell’arco di una giornata. In questo modo è praticamente impossibile scovare furbastri e assenteisti.