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Ultimo aggiornamento il 01/05/2024

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Un'idea di Carlo Meoli

I fondi europei del ciclo 2014-2020 sono ancora in piena fase di attuazione e in parte – purtroppo – di programmazione anche di dettaglio. La spesa e la rendicontazione dovranno essere completate entro il 31 Dicembre 2023.  Al 31 ottobre 2019, per tale ciclo 2014-2020 la Regione, su un totale di  4,95 miliardi di euro di risorse complessive, aveva impegnato due miliardi, circa il 41%, e proceduto a pagamenti per poco meno di un miliardo, ovvero circa il 20%. D’altro canto è già in corso la discussione sul prossimo ciclo di fondi europei 2021-2027, che potrebbe apparire prematura in relazione al fatto che il grosso delle risorse precedenti deve essere ancora impiegato.  Il 27 marzo 2019 hanno preso avvio i lavori per la programmazione della politica di coesione in Italia per il periodo 2021‐2027, con un confronto in questa fase articolato in cinque tavoli tematici: Tavolo 1 un’Europa più intelligente, Tavolo 2 un’Europa più verde, Tavolo 3 un’Europa più connessa, Tavolo 4 un’Europa più sociale, Tavolo 5 un’Europa più vicina ai cittadini.

Il documento programmatorio al lavoro dei tavoli suggerisce di limitare drasticamente le modalità di selezione basate su avvisi pubblici ad ampio spettro rivolti a singoli enti a favore di modalità di riparto e programmazione a livello di ambiti funzionali di intervento. Occorrerebbe, cioè, tenere conto dei risultati da conseguire a livello di aree omogenee  e di comprensori. Non ha francamente senso proporre, come è avvenuto spesso anche negli ultimi anni, bandi che possono finanziare pochi interventi e vedere concorrere centinaia di progetti, o addirittura fare ricorso ai progetti “sponda”. Ma cosa sono i progetti “sponda”? Si tratta di progetti già realizzati con altre fonti di finanziamento (statali, regionali, comunali etc.) le cui spese vengono inserite tra quelle da rendicontare per i fondi europei. 

In sostanza se io ho speso un milione di euro per una strada con fondi nazionali, e poi inserisco la spesa nella rendicontazione dei fondi europei, ottengo il risultato di non perdere i soldi che mi vengono comunque assegnati. Cosa accade di conseguenza? Due cose: la prima è che il milione di euro di risorse, di fatto un rimborso, può essere destinato ad altri impieghi e il percorso in merito non si sviluppa sempre in maniera lineare, usando un eufemismo. La seconda, ed è anche la più rilevante nella logica delle finalità dei fondi europei, è che si finisce con il finanziare di tutto un po’ purché non si perdano i soldi, senza una preventiva programmazione e valutazione degli obiettivi, senza una qualità della spesa e con una dispersione delle risorse, più che una concentrazione, cosa invece auspicabile. Risultato: difficilmente si finisce con il mantenere fede al carattere di straordinarietà e aggiuntività che dovrebbero avere i fondi europei, il cui scopo è colmare il gap di sviluppo tra i territori più avanzati dell’Europa e quelli meno.

C’è da augurarsi che tutto ciò non si ripeta con i fondi del ciclo 2021-2027. Una soluzione per evitare questo impiego affannoso e parzialmente improduttivo ci sarebbe: agire per tempo dialogando con i territori in tempi chiari e definiti – non biblici – definendo obiettivi semplici e coerenti, compiendo scelte programmatiche e individuando le opere, lasciandosi guidare dalle logiche dei fondi europei e poco (per niente è quasi impossibile) dai compromessi che spesso finiscono solo per avere un effetto paralizzante. Sicuramente occorre ritrovare per tutto il territorio regionale, e in particolare per aree quali l’Agro nocerino-sarnese, fortemente omogenee e interconnesse, forme di valutazione e di confronto sugli obiettivi comuni. Negli ultimi anni sono pochissimi gli esempi di accordi comprensoriali nell’Agro sulle scelte programmatiche che interessano il territorio. 

Occorre recuperare luoghi di dialogo politico-amministrativo, per un’area che non può progredire efficacemente se non con una visione condivisa su grandi temi rispetto ai quali avanzare proposte unitarie. Sicuramente i temi della sistemazione idrogeologica con la messa in sicurezza anche idraulica del Sarno e dei suoi canali, del risanamento ambientale, della implementazione di una mobilità più sostenibile, e del miglioramento delle infrastrutture sono argomenti che non possono trovare risposte in una visione campanilistica, bensì nel quadro generale di un’area da circa 400.000 abitanti. Avere strategie condivise e visioni comuni sicuramente renderà possibile all’Agro affrontare meglio e con più efficacia i suoi problemi che travalicano, il più delle volte, i confini dei singoli comuni, per puntare con determinazione alle risorse europee gestite dalla Regione. Con la consapevolezza, e perché no la forza, di rappresentare un quadro omogeneo e un intero territorio. Occorre iniziare a parlarne, per il ciclo 2021-2027, prima che sia di nuovo tardi.