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Ultimo aggiornamento il 02/05/2024

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Un'idea di Carlo Meoli

Tutte le fiere di paese rispettabili avevano le loro attrazioni. È così dalla notte dei tempi: c'era la donna barbuta, il mangiatore di spade, lo sputafuoco, ecc., attrazioni per creare "movimento", gergo commerciale che sta per "attrarre persone, poi  - hai visto mai-  qualcuno compra”. Questo per dire che la vicenda che ha coinvolto il cantante Clementino non mi ha appassionato per niente e, ora che si è conclusa anche la parte legale, voglio solo esprimere la mia solidarietà all'artista. Quanto accaduto a Nocera lo possiamo proiettare in tutto l'Agro. 

L'evento nocerino di fine anno organizzato da noi, o meglio dall'Amministrazione Comunale, non era per noi, o lo era solo in parte, ma serviva ad attrarre persone per creare movimento, un po' come la cosiddetta movida, quella che induce tante preoccupazioni e produce situazioni sgradevoli, alcool ai minorenni, ubriacature al limite del sopportabile, qualche scaramuccia e, talvolta, maxirissa con grande fastidio ai residenti e a chi frequenta per altri motivi quel crocevia. Creare eventi per attrarre persone è certamente una nobile intenzione e la valutazione va fatta complessivamente, tenendo in considerazione "costi e ricavi" come per tutte le iniziative economiche. Le possibilità, però, sono molteplici, non si limitano solo a quelle finora viste.

Nel processo di riqualificazione che interessa quasi tutti i centri importanti dell'Agro si dovrà giocoforza tener conto della nuova frontiera economica che si vuole realizzare e quindi, di conseguenza, creare le condizioni, strutturali e amministrative, di favore alle nuove intraprese. Traffico, ztl, parcheggi, esigenze dei residenti, inquinamento, sono tutti fattori che dovranno indirizzare le scelte. Puntare sul patrimonio culturale enogastronomico e sulle eccellenze agricole e agroindustriali sarebbe una possibilità concreta. Una possibilità che avrebbe presupposti culturali, strutturali, agricoli ed economici importanti e non snaturerebbe la nostra vocazione agroindustriale, né i nostri centri storici salvaguardando, inoltre, la piccola distribuzione al dettaglio.

Creare in città i presupposti di favore per queste iniziative che utilizzerebbero i migliori prodotti delle nostre piccole zone di campagna rimaste, ne rilancerebbe il ruolo propulsivo nella nostra economia locale. "Salvaguardare i mosaici agricoli di collina" - così recita il PTCP-, aggiungiamo anche quelli di pianura, rendendo il loro utilizzo agricolo altamente remunerativo, sottraendoli alla famelica avanzata della cementificazione e indirizzando gli interessi edilizi, che comunque producono ricchezza e lavoro, verso la ristrutturazione e la riqualificazione urbana. Processi, cioè, sempre concatenati tra di loro e tendenti alla massima valorizzazione di tutte le risorse locali. Un riutilizzo produttivo, anche se parziale, dei "contenitori industriali dismessi" potrebbe essere realizzato, prevedendo in questi siti la realizzazione di laboratori e aziende artigianali di trasformazione dei prodotti agricoli e della connessa filiera. Difendere il territorio agricolo è, per l'Agro, una questione strategica e lo si può fare con tanti mezzi ma il più efficace è l'esaltazione della sua redditività. Più reddito produce un terreno, meno rischi corre di essere cementificato. Avremmo un ulteriore risultato, anche questo foriero di finanziamenti: la tutela della biodiversità agricola. La Campania e la valle del Sarno sono un punto di grandi cultivar agricole di qualità, dal Dop San Marzano al cipollotto, dal corbarino ai cetriolini, e molte altre.

Altra ipotesi interessante è la possibile attrazione di aziende "a marchio" ed esclusiviste. Così come si sono create le condizioni di favore per la GDO, si può fare per queste aziende che hanno meno pretese, maggiore resa e minimi impatti ambientali e sociali. Adeguare gli spazi da adibire a questi tipi di negozi. creando le condizioni favorevoli ai loro insediamenti, consoliderebbe anche il traballante commercio esistente nelle nostre città.