C'è un filo che lega il Cile, l'Italia e Nocera Inferiore. Partiamo proprio da Nocera. Alcune delle più famose foto di Salvador Allende furono scattate dal nostro reporter, il mai dimenticato Ciccio Jovane. Il legame con l'Italia è figlio naturale della brutale repressione del 1973 che portò al "suicidio" di Allende e all'omicidio di migliaia di dissidenti. Tra questi c'era il musicista e poeta Victor Jara.
Un paese profondamente democratico e ricco conobbe la brutale dittatura di Pinochet, appoggiato vergognosamente dagli Stati Uniti di Nixon interessati al rame cileno più che alla libertà del popolo sovrano. L'Europa democratica e antifascista percepì subito la gravità di quello che stava accadendo nello splendido paese andino. E in migliaia si riversarono nelle piazze per manifestare, protestare.
Quella terribile esperienza, però, è servita. Oggi il Cile è, forse, l'unica nazione dell'America latina ad avere conosciuto un forte sviluppo economico. Il problema, come all'unisono confermano tutti gli analisti, è che questo slancio ha favorito solo le classi agiate acuendo il divario con i poveri. Da qui la protesta che nasce, in fondo, per un motivo che può sembrare banale: un piccolo aumento del prezzo del biglietto della metropolitana a Santiago.
Ma il popolo non dimentica. E così, di fronte a una piazza di fuoco, il primo ministro ha revocato il provvedimento. Parliamo del Cile pensando all'Italia. Se si vuole cambiare davvero un sistema ancora basato su diseguaglianze tribali bisogna essere disposti a rischiare. Insomma, per parafrasare Longanesi, dobbiamo cominciare a fare le barricate con i nostri mobili, non con quelli degli altri. In fondo, la lezione cilena è tutta qui. Vogliamo equità, giustizia sociale, lotta al crimine? Dobbiamo esporci e finirla di firmare deleghe in bianco. Ne avremo la forza morale e culturale? Purtroppo, su questo, sono pessimista.