Il primo partito alle elezioni regionali abruzzesi è stato quello del non voto. Inutile farsi ingannare da percentuali e confronti. Poco più del 47 per cento degli aventi diritto non è andato alle urne. E si trattava di una consultazione locale, strettamente legata al territorio. Tanta gente è stanca e non crede più a nessuno. Ritiene le elezioni un inutile rito, un teatrino dove possono cambiare gli attori ma lo spettacolo resta sempre lo stesso.
Questo dato, sconfortante, fa passare in secondo piano la vittoria della Lega e la pesantissima sconfitta del M5S. C'è una parte del nostro paese che si ostina a credere alle panzane di Salvini. Una sbornia che verrà smaltita presto. D'altronde, sotto le varie divise, c'è un mediocre che non ha nemmeno il coraggio di affrontare la magistratura sul caso "Diciotti". Il risultato pentastellato, invece, fa riflettere.
Non è vero che non è successo niente, chi lo afferma è ipocrita. La verità è che l'alleanza, politicamente innaturale, con la Lega sta penalizzando il movimento e anche le buone idee, e non sono poche, del suo progetto. Qualcuno lo dovrebbe spiegare a Di Maio e Di Battista.
In molti comuni dell'Agro, infine, tra qualche mese si voterà per rinnovare i sindaci. E sul fronte del M5S c'è ancora poca chiarezza sulle candidature. La mancanza di una alternativa, qui al Sud, rischia di spianare la strada ai vecchi riciclati piddini, forzisti e democristiani, per non parlare degli onnipresenti orfanelli socialisti. Servono scelte chiare, veloci e nette. Altrimenti, per i pentastellati, sarà un'altra pesante sconfitta.