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Ultimo aggiornamento il 07/05/2024

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Un'idea di Carlo Meoli

Pubblichiamo un intervento di Maria Rita Gismondo, direttore microbiologia clinica e virologia del “Sacco” di Milano. L'articolo è apparso sul Fatto di oggi.

 

Oggi mi fa piacere soffermarmi su alcune frasi del giuramento di Ippocrate che, presi dal frullatore Covid-19 rischiamo di dimenticare e polverizzare. Noi tutti giuriamo di evitare, anche al di fuori dell’esercizio professionale, ogni atto e comportamento che possano ledere il prestigio e la dignità della categoria e  di rispettare i colleghi anche in caso di contrasto di opinioni.

A questo si aggiunge quanto compreso nel CodicedDeontologico della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici e Odontoiatri.

Art.1: “Il comportamento del medico, anche al di fuori dell’esercizio della professione, deve essere consono al decoro e alla dignità della stessa. Il medico è tenuto alla conoscenza delle norme del presente Codice, la cui ignoranza non lo esime dalla responsabilità disciplinare”.

Art. 2 (Potestà isciplinari – Sanzioni): “L’inosservanza dei precetti, degli obblighi e dei divieti fissati dal presente Codice di Deontologia Medica e ogni azione od omissione, comunque disdicevoli al decoro o al corretto esercizio della professione, sono punibili con le sanzioni disciplinari previste dalla legge.

Le sanzioni devono essere adeguate alla gravità degli atti”.

Art. 57 (Rispetto reciproco): “Il rapporto tra i medici deve ispirarsi ai principi del reciproco rispetto e della considerazione della rispettiva attività professionale. Il contrasto di opinione non deve violare i principi di un collegiale comportamento e di un civile dibattito. Il medico deve essere solidale nei confronti dei colleghi sottoposti a ingiuste accuse”.

Commento. Lo spirito di colleganza deve essere correttamente inteso come una vera solidarietà tra colleghi, non solo dal punto di vista professionale, ma anche sociale e familiare. Importante è il rispetto delle altrui opinioni professionali, che possono non collimare fra colleghi. Tali divergenze non devono mai divenire occasioni di attrito di carattere personale, ma devono, anzi, costituire opportunità di confronto civile di opinioni. L’attività professionale medica, pur essendo ormai basata su elementi di scientificità può non sempre comportare una sola soluzione e un solo corretto approccio alla malattia. Tale momento di confronto è particolarmente stimolante in quanto permette ai colleghi di confrontare, con il necessario rispetto reciproco, le rispettive esperienze arricchendosi vicendevolmente. Può accadere, peraltro, che queste differenze di opinioni portino invece a contrasti sul piano personale.

Litigi e gravi incomprensioni costituiscono, indubbiamente, una grave violazione del principio di colleganza che oltre a rendere più difficile il lavoro dei medici, apportano un indubbio discredito all’intera categoria che vede lesa da questi fatti la dignità stessa della professione.Senza polemica, invito tutti a un momento di silenzio e riflessione.