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Ultimo aggiornamento il 04/05/2024

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Un'idea di Carlo Meoli

Pubblichiamo un intervento del sindaco di Nocera Inferiore, Manlio Torquato.

 

 

Di Craxi mi piacque subito, a me che 17enne ero iscritto al Fronte della Gioventù, l'organizzazione giovanile dell'allora Movimento Sociale, il piglio innovativo e moderno, la capacità di rompere gli schemi, a partire da quella volontà di rompere il muro che isolava il mio partito, aprendo alle consultazioni con Almirante quanto Craxi ricevette l'incarico di formare il nuovo governo. Con mio padre andai ad ascoltarlo in Piazza della Prefettura nel 1984. E dire che mio padre vedeva i socialisti come il fumo agli occhi, sebbene Craxi non gli dispiacesse. La piazza era piena, anche di gente di "destra" come me.

Craxi sapeva interpretare novità e decisione, autonomia e lealtà politica nei rapporti internazionali. Non è un caso che in un questionario sottoposto ai congressisti di Sorrento dell'Msi, nel 1987, veniva individuato alla base degli iscritti della destra sociale come il principale politico di riferimento tra quelli dei partiti avversari. Craxi creò il riformismo a sinistra così come, anni dopo, lo fu Alleanza Nazionale a destra. Si impantanò nei giochi di potere e fu sbalzato via in modo terribile da una azione a metà tra le inchieste giudiziarie e quello che il tempo ha dimostrato essere a tutti gli effetti un golpe di poteri forti interni e internazionali di cui beneficiarono principalmente, in ambito politico, i post-comunisti del Pds-Ds. Certo, il sistema politico di fine anni '80 era marcio e gli epigoni locali del Psi erano spesso, non sempre, spregiudicati e sicuramente non all'altezza di Craxi. Credevano di godere di impunità assoluta.

Tuttavia ritengo la scena del Raphael, sebbene vada contestualizzata nel clima di quegli anni, una delle pagine più vergognose della Repubblica, che, come ha giustamente osservato Alfonso Conte, fa da analogia a quella sanguinosa di piazzale Loreto. La verità è che come gli italiani si scoprirono d'un tratto tutti antifascisti dopo esser stati fascisti, così divennero tutti anticraxiani, con tanti socialisti in fuga dopo che erano stati alla corte delle segreterie politiche del Psi in massa e in tutta Italia.

C'è chi ha pagato un prezzo ingiusto e non solo Craxi. Ci furono i suicidi di Moroni e Cagliari, ma anche chi, dopo una inchiesta e una carcerazione sostanzialmente ingiusta, se ne fece una malattia e ne morì. Da noi fu il caso di Francesco Curci, un galantuomo che fu sottosegretario di Stato. Ridurre quella esperienza ad una vicenda di "guardie e ladri" è ancora oggi una vergogna nazionale perché dimostra che non siamo capaci di analizzare con serenità quello che accadde, forse perchè non abbiamo il coraggio di affrontare quel che siamo stati. Senza rinnegare, senza restaurare, mi verrebbe di dire.

E lo dico da avversario, allora, di quello che fu il più importante movimento politico riformista dell'Italia degli ultimi cinquant'anni. Oggi siamo ancora qui, dopo 25 anni, a interrogarci irresoluti dello squilibrio tra poteri dello stato, della incapacità della politica di tracciare la rotta, come ha detto Giulio Di Donato, diventati quasi indifferenti a una politica che ha ormai altre regie che non quelle parlamentari, e altri luoghi che non sono più quelli del consenso democratico. Infine nel 2000, da consigliere comunale di An, proposi una delibera per chiedere al ministro dell'Interno e al presidente del Consiglio di allora, Massimo D'Alema, di far rientrare Craxi dalla Tunisia in Italia per cure umanitarie. La mia delibera fu bocciata dalla mia stessa maggioranza di centrodestra e dall'opposizione di centrosinistra che mi accusò di strumentalizzare la vicenda.