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Ultimo aggiornamento il 07/05/2024

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Un'idea di Carlo Meoli

La ricordo bene quella sera del quattro di marzo del 2005. Pioveva da giorni con una intensità mai vista. A un certo punto un pezzo di montagna venne giù travolgendo una villetta e portandosi via la vita di tre persone. Quel giorno non lavoravo, ma andai sul posto insieme al fotografo della Città, Luigi Pepe. La sensazione che fosse accaduto qualcosa di molto grave era palpabile tra le persone di Montevescovado che si erano riversate per strada. D'altronde era ancora vivo il ricordo della frana di Sarno.

Dopo un'inchiesta lunga e complessa, soprattutto da un punto di vista tecnico, si ritenne che lo smottamento fosse stato determinato dall'attività di estrazione della vicina Beton Cave. E così il legale rappresentante della società, Franco Amato, finì alla sbarra con l'accusa di omicidio colposo plurimo. Nonostante la condanna, per un pronunciamento della Cassazione, i tempi si sono allungati e il reato è stato prescritto. Resta in piedi quello di disastro colposo. Se non si arriverà a una sentenza il prossimo quattro di marzo anche in questo caso scatterà la prescrizione.

Dispiace dirlo, ma abbiamo l'impressione che si perda di vista la questione vera. Se anche Franco Amato fosse condannato, il suo legale sarebbe un folle se non ricorresse in Appello. E, in questo caso, la prescrizione è quasi certa. Allora perché tutto questo discutere della sentenza? Semplice. Un pronunciamento contro l'imprenditore permetterebbe alle parti lese, in primis i parenti delle vittime, di avviare, con in mano un'importante carta, l'azione in sede civile per il risarcimento dei danni. Non c'è nulla di male in questo, ci mancherebbe. L'importante è dirlo. E noi abbiamo deciso di farlo, anche se capiamo che è impopolare, perché alla fine conta solo la verità, indipendente da quello che si decide nelle aule di giustizia.