I sindaci dovrebbero amministrare e garantire il bene comune. Invece, non solo nell'Agro nocerino, le attività delle maggioranze sono bloccate da inchieste e battaglie pseudo giudiziarie che con la pratica della sana politica non hanno nulla a che spartire.
A Scafati, appena eletto, il neo primo cittadino Cristoforo Salvati ha dovuto affrontare una grana di non poco conto: si è scoperto che il potente presidente dell'assise, Alfonso Di Massa, è indagato perché avrebbe fatto pressioni per fare assumere nei carabinieri una sua parente. Gli è stato chiesto un passo indietro, ma di dimissioni nemmeno a parlarne. E il suo partito, Fdi, almeno ufficialmente, resta a guardare. Chi guida il Consiglio deve essere garante dei diritti di tutti, a partire da quelli delle minoranze. E che "garanzie" può dare una persona nella posizione di Di Massa?
Ad Angri il sindaco simil leghista Cosimo Ferraioli si è visto piombare il commissario al municipio. Una frattura interna a una maggioranza quantomeno anomala ha portato alla sospensione dell'esecutivo. In città c'è in ballo un colossale affare: il piano di recupero e riconversione delle ex Mcm della famiglia Russo. Si parla di decine di milioni di euro. E, dati i precedenti, sarebbe necessaria un'opera di vigilanza costante. Invece la battaglia si gioca al Tar per decidere se il governo cittadino debba sopravvivere o meno.
A Pagani, infine, dove si è appena votato, il sindaco Gambino sarebbe stato incandidabile. Lo dicono il Viminale e il prefetto. Altra querelle perché qui lo scontro è diventato istituzionale. E Gambino che fa? Non affronta mica il problema. Fa finta di niente pur sapendo che se lui e i suoi dovessero tornarsene a casa tutti gli atti compiuti fino a ora, purghe comprese, sarebbero nulli. In molti sostengono che un politico che ha intercettato quasi il 50 per cento dei consensi già al primo turno ha il diritto di governare. Non ci sono dubbi, ma ha prima di tutto l'obbligo, da uomo delle istituzioni, di rispettare la legge.