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Ultimo aggiornamento il 14/05/2024

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Un'idea di Carlo Meoli

Gigione nasce a otto anni. All’anagrafe ha un altro nome, ma con questo diventa uno degli artisti più popolari del mezzogiorno. La sua musica appartiene al pubblico, nel suo caso con una forza particolare, legata alla semplicità e alla potenza del dialetto, oltre il neomelodico e il trash, in grado di raccontare un mondo costituito da terra e memoria. Avete letto bene. I suoi pezzi restano in testa, si cantano senza sforzo e raccolgono la voce della gente, ma richiamano il mondo rurale, le feste contadine, e per questo sanno di folk. I suoi concerti mescolano sponsali, pranzi di piazza e celebrazioni della domenica. Sacro e profano rappresentano l’immaginario del cantante, artista paesano titolare di un repertorio di oltre duecento pezzi, con inni ai santi e alle madonne, celebrazioni del sesso e riscritture di celebri hit internazionali. I numeri parlano di oltre un milione di dischi venduti in trent’anni, secondo una sua stessa stima, e una marea di visualizzazioni web, per oltre 600mila spettatori l’anno lungo i suoi tour.

 

Nel film realizzato dal regista beneventano Valerio Vestoso, presentato al cinema Modernissimo di Napoli, Gigione canta “Padre Pio” con i pellegrini diretti a Pietrelcina in un autobus, accompagna il coro di una piazza al ritmo delle zizze della «Campagnola», attraversa la folla che lo aspetta per le strade prima di un concerto. Il cantante, nato a Boscoreale nel 1948 saluta una fan tetraplegica, ha il tempo per tutti, chiama i fans sul palco e dispensa perle del suo mondo. «Mangiare la sera tardi non si può più- spiega- se no uno si sente male». Così chiude un concerto e riparte per il prossimo, a ritmi da rockstar.  Da anni presenza fissa nei circuiti tv locali, Gigione gira in tutto il sud fino al basso Lazio, con sortite all'estero e agenda fittissima. «Con Gigione il problema non ci sta- dice al telefono a chi lo cerca per una serata- ci vediamo ad un autogrill e ci mettiamo d’accordo».  «La gente voleva cantare le canzoni in inglese, e così ho fatto le mie versioni» «Bisogna crederci, facciamo lo spettacolo». Sposato da 40 anni, porta con sé sul palco i figli Jo Donatello e Menayt: «Ma lui è un’altra cosa», commenta un fan di Ferrara, molto legato all’anima devota del cantante.

 

Il fatto è che Gigione non ha fronzoli. Suona musica dance semplicissima, cantando testi ancora più viscerali, zeppi di ammiccamenti, doppi sensi e infine, preghiere. Ultima quella per Papa Francesco. Con cappellino e t-shirt potrebbe essere un venditore di panini o il parcheggiatore della sagra di turno. Poi sale sul palco e spacca. «E’ una brava persona e mi fa tenerezza» spiega una signora all’uscita del cinema. «Siamo tutti Gigione», dice un ragazzo, «Pure io. Pure tu». Gli applausi chiudono la proiezione, mentre Luigi Ciaravola abbraccia i fan all'uscita della sala. 

 

ATG