Giovedì 25 Gennaio 2018
Pubblicato da Carlo Meoli
Gigione nasce a otto anni. All’anagrafe ha un altro nome, ma con questo diventa uno degli artisti più popolari del mezzogiorno. La sua musica appartiene al pubblico, nel suo caso con una forza particolare, legata alla semplicità e alla potenza del dialetto, oltre il neomelodico e il trash, in grado di raccontare un mondo costituito da terra e memoria. Avete letto bene. I suoi pezzi restano in testa, si cantano senza sforzo e raccolgono la voce della gente, ma richiamano il mondo rurale, le feste contadine, e per questo sanno di folk. I suoi concerti mescolano sponsali, pranzi di piazza e celebrazioni della domenica. Sacro e profano rappresentano l’immaginario del cantante, artista paesano titolare di un repertorio di oltre duecento pezzi, con inni ai santi e alle madonne, celebrazioni del sesso e riscritture di celebri hit internazionali. I numeri parlano di oltre
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Giovedì 26 Settembre 2019
Pubblicato da Carlo Meoli
Nello spaccato dell’antica Napoli per sette anni il prodigio si ripeteva ogni domenica. In ogni strada c’erano segni e passi. In ogni luogo di allenamento, per ogni esercizio del gioco. Il gaucho venuto dall'Argentina attirava a sé la gente, come il ritorno della luce di Dio. Come il credo nel corpo e nel sangue dei santi. Il rito attraeva lazzari e ricchi, lestofanti e padroni e mercanti, facendo a questi felicità, e ai nemici odio e vendetta. Di giorno la gente assediava il re nel suo castello. La domenica celebrava le sfide e le vittorie. Così la povera Napoli, la maledetta Napoli risaliva al cielo, fino ai mondi dei padroni, delle squadre a strisce, delle fabbriche e dell’oppio del popolo. Di notte i camorristi chiedevano conto, esibivano Diego alle feste e lo circuivano d’onori. Lo proteggevano blandendolo come un dono. Le sue foto nelle
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