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Ultimo aggiornamento il 01/05/2024

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Un'idea di Carlo Meoli

È DI QUALCHE settimana fa una notizia che ha avuto poca risonanza. Negli Stati Uniti, almeno 60 bambini di età inferiore ai 6 anni, sono stati intossicati e risultati positivi all’avvelenamento da piombo, alcuni a livelli oltre 500 volte la soglia accettabile. Fatte le dovute indagini, tutti i bambini avevano consumato concentrato di mela con cannella, prodotti provenienti da tre marchi, Weis, WanaBana e Schnucks e collegati a uno stabilimento di produzione in Ecuador.

L’FDA, in una prima dichiarazione, ha ipotizzato che probabilmente le aziende produttrici abbiano usato consapevolmente cannella di bassa qualità e inquinata. Le autorità ecuadoriane hanno affermato che i test di controllo della cannella hanno evidenziato il superamento dei livelli di piombo consentiti nel Paese. Purtroppo, grazie alla globalizzazione commerciale, che permette scambi di prodotti anche fra Paesi con normative di controllo diverse, queste situazioni possono verificarsi con la loro introduzione anche in Paesi con controlli severi.

Nel 2020 la Coldiretti ha pubblicato una black list dei cibi più pericolosi perché contaminati da pesticidi o da residui chimici. Fra questi, al primo posto, i peperoncini piccanti della Repubblica Dominicana e dell’India, contaminati da pesticidi irregolari con una percentuale del 20% di Dicofol, Acephate, Permethrin, Chlorfenapyr e Methamidophos. Seguono il riso del Pakistan, i melograni della Turchia, il tè dalla Cina, l’Okra dell’India ma anche i fagioli secchi del Brasile e i peperoncini dolci e le olive da tavola dell’Egitto.

Il problema principale è nei fertilizzanti. Basti pensare che la Cina, per fare un esempio, copre da sola il 35% dell’utilizzo globale di fertilizzanti chimici, una quantità pari a quella di Stati Uniti e India insieme: per dare un’idea, si consideri che mentre la media globale è di 8 chilogrammi di prodotti fitosanitari per ettaro di terreno, gli agricoltori cinesi raggiungono i 21,9 chilogrammi per ettaro (2,6 volte più degli Usa e 2,5 volte sopra la media europea). Quanti prodotti arrivano sulle nostre tavole, attraverso ristoranti o mercatini etnici che sfuggono ai controlli? Il problema è molto grave.