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Ultimo aggiornamento il 01/05/2024

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Un'idea di Carlo Meoli

Aumentano le diagnosi di tumore dopo la pandemia in Italia. In tre anni, l’incremento è stato infatti di 18.400 diagnosi: erano 376.600 nel 2020 e nel 2023 sono stimate 395.000 nuove diagnosi (208.000 negli uomini e 187.000 nelle donne). Al contempo è calata in modo preoccupante l’adesione agli screening di prevenzione, ma i passi avanti della ricerca hanno consentito di salvare 268mila vite in 13 anni. I dati sono stati elaborati dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), AIRTUM (Associazione Italiana Registri Tumori), Fondazione AIOM, Osservatorio Nazionale Screening (ONS), PASSI (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia), PASSI d’Argento e della Società Italiana di Anatomia Patologica e di Citologia Diagnostica (SIAPeC-IAP) e raccolti nel volume “I numeri del cancro in Italia 2023″ presentato oggi a Roma presso il Museo dell’Istituto Superiore di Sanità.

La classifica dei peggiori e il post pandemia

Significativo come la pandemia abbia inciso sul numero di tumori. Nel post pandemia si assiste infatti a un’ondata di casi, se si considera che, in tre anni, l’incremento è stato di 18.400 diagnosi (erano 376.600 nel 2020). Il tumore più frequentemente diagnosticato, nel 2023, è il carcinoma della mammella (55.900 casi), seguito dal colon-retto (50.500), polmone (44.000), prostata (41.100) e vescica (29.700). E, nel 2022, si assiste a livello nazionale a un calo del 3% della copertura degli screening mammografico (43%) e colorettale (27%), che nel 2021 erano tornati ai livelli prepandemici. È drastica la diminuzione al Nord, dove l’adesione alla mammografia è passata dal 63% nel 2021 al 54% nel 2022 e allo screening colorettale, in discesa dal 45% al 38%.

Le morti evitate

Dal rapporto contenuto ne “I numeri del cancro in Italia 2023” ci sono alcuni dati positivi. Sia negli uomini che nelle donne, in Italia, il numero osservato di morti causate da tutti i tumori nel loro complesso è stato ogni anno, dal 2007 al 2019, inferiore al numero atteso rispetto ai tassi medi del 2003-2006. In 13 anni (2007-2019), in Italia, sono state evitate 268.471 morti oncologiche. Negli uomini, nel periodo 2007-2019 per tutte le sedi tumorali, sono state stimate 206.238 morti in meno rispetto a quelle attese, equivalenti a una diminuzione del 14,4% delle morti oncologiche in tutto il periodo. Il numero di morti oncologiche evitate è passato da 4.143 nel 2007 a 28.952 nel 2019 negli uomini (-23,5% rispetto al numero atteso). Negli uomini, i maggiori vantaggi in termini di morti evitate in tutto l’arco temporale 2007-2019 sono stati documentati per i tumori del polmone (-73.397 morti; -18,7%), della prostata (-30.745 decessi; -24,1%), dello stomaco (-25.585 morti; -25,7%) e del colon-retto (-16.188 morti; -10,8%). Un numero inferiore di morti rispetto a quello atteso è stato documentato anche per i tumori ematologici, -4,4% per quanto riguarda i linfomi non-Hodgkin e -8,2% per le leucemie. Viceversa, per i tumori del pancreas e del melanoma il numero di morti osservate è risultato superiore a quello atteso: dal 2007 al 2019 ci sono state 1.344 morti in più rispetto al numero atteso (+1,9%) per il tumore del pancreas e 1.256 morti in più (+9,5%) per il melanoma cutaneo. Nelle donne, nel periodo 2007-2019 per tutte le sedi tumorali, sono state stimate 62.233 morti in meno rispetto a quelle attese, equivalenti a una diminuzione del 6,1% delle morti oncologiche in tutto il periodo. Il numero di morti oncologiche evitate è passato da 614 (-0,9%) nel 2007 a 9.346 (-11,0%) nel 2019. I maggiori vantaggi in termini di morti evitate in tutto l’arco temporale 2007-2019 nelle donne in Italia sono stati documentati per i tumori dello stomaco (-16.724 morti; -24,1%), del colon-retto (-11.067 morti; -8,9%), e della mammella (-10.223; -6,0%). Un numero inferiore di morti rispetto a quello atteso è stato documentato anche per il tumore dell’ovaio (-3,6%) e per i tumori ematologici: -14,0% per quanto riguarda i linfomi non-Hodgkin, e -8,0% per le leucemie. Viceversa, per i tumori del polmone, del pancreas e per il melanoma il numero di morti osservate è risultato superiore a quello atteso: dal 2007 al 2019 ci sono state ben 16.036 morti in più dell’atteso per il tumore del polmone (+16%), 4.816 morti in più (+6,9%) per il tumore del pancreas e 629 morti in più (+6,6%) per il melanoma cutaneo.

Calano gli screening

Quali i fattori che hanno favorito le malattie tumorali? Scarsa adesione agli screening oncologici. Per esempio, nel 2022 la risposta allo screening mammografico è stata del 43%, in calo di tre punti percentuali rispetto all’anno precedente (qui puoi partecipare alla raccolta fondi della Fondazione il Fatto quotidiano per la diagnosi precoce del tumore al seno); mentre nello screening colon-rettale (-27%) per la ricerca del sangue occulto nelle feci, possibile spia di un tumore del colon-retto, il livello di copertura è decisamente inferiore ai valori registrati per lo screening mammografico, sia per macroarea geografica che complessivamente per l’Italia. È drastica la diminuzione al Nord, dove l’adesione alla mammografia è passata dal 63% nel 2021 al 54% nel 2022 e quella allo screening colorettale è in discesa dal 45% al 38%.

Nuovi farmaci

Dove non arriva la nostra consapevolezza, compensano, sempre secondo il report, le terapie oggi all’avanguardia: in 13 anni, grazie alla prevenzione e alle nuove cure, sono stati evitati oltre 268mila decessi. “Le terapie mirate hanno consentito di ottenere, nei casi eleggibili sulla base del profilo molecolare, risposte obiettive molto importanti, associate spesso a un controllo di malattia prolungato nel tempo”, ha spiegato Massimo Di Maio, Presidente Eletto AIOM. L’altra grande rivoluzione è rappresentata dall’introduzione dei farmaci immunoterapici di nuova generazione. Sintomatico il dato sul trattamento del carcinoma polmonare non a piccole cellule avanzato che era rappresentato dalla sola chemioterapia: la sopravvivenza a 5 anni era intorno al 5%; oggi, grazie all’immunoterapia, la possibilità di essere vivi a 5 anni è salita significativamente fino al 20-30%.

L’importanza della prevenzione: il parere dell’esperto

A pesare sull’aumento dei nuovi casi, al netto di una popolazione che invecchia e si espone maggiormente a sviluppare la malattia, c’è anche la scarsa attenzione agli stili di vita.

No al fumo. Il primo passo per ridurre le morti per cancro è quindi non fumare, “ma lo sappiamo da settant’anni, è stato accettato nel mondo scientifico e medico da cinquant’anni, per cui non fa più notizia. Non fa più notizia, ma fa ancora morti: 15.000 al giorno nel mondo”, dichiara il dottor Franco Berrino, già Direttore del Dipartimento di medicina preventiva e predittiva dell’Istituto tumori di Milano. E “il tabacco uccide”, continua Berrino, “anche chi non fuma: chi vive con un fumatore ha un rischio aumentato del 30% circa di sviluppare un tumore dell’apparato respiratorio, più o meno come chi vive in una città molto inquinata. Anche i bambini dei genitori che fumano si ammalano di più, di leucemia e di asma”. In sintesi, se eliminassimo il tabacco eviteremmo circa 40mila morti per cancro in Italia.

No alcol. Le bevande alcoliche sono associate soprattutto ai tumori della bocca, della faringe, della laringe e dell’esofago. Sono tutti tumori legati anche al tabacco e il rischio per chi non fuma si riduce molto. “I forti bevitori che sviluppano la cirrosi epatica si ammalano frequentemente di tumori del fegato”, spiega Berrino. “Si consiglia di consumare non più di due bicchieri al giorno agli uomini e non più di uno alle donne, ma nelle donne anche un solo bicchiere di vino è sconsigliato perché l’alcol aumenta un po’ il rischio di tumori al seno (è un piccolo aumento di rischio ma trattandosi di tumori molto frequenti sono sempre numerosi casi che potrebbero essere prevenuti)”.

Sì al cibo sano. Un ruolo considerevole lo svolge l’alimentazione. “I grandi studi epidemiologici pubblicati negli ultimi 20 anni hanno dimostrato inequivocabilmente che il nostro modo di mangiare influenza il rischio di ammalarci di cancro:”, ricorda ancora l’esperto. “Chi basa la sua alimentazione quotidiana su cereali integrali, legumi, verdure non amidacee, frutta, semi oleaginosi e occasionalmente pesce e mai o raramente carne (in pratica la dieta mediterranea tradizionale) si ammala meno di cancro, praticamente di tutti i tipi di tumori. La varietà dei cibi vegetali, in particolare di frutta e verdura, costituisce un’ulteriore protezione”. Sovrappeso e vita sedentaria. Sono elementi che favoriscono “lo sviluppo di una dozzina di tumori”, continua l’esperto, “fra cui quelli più frequenti nelle popolazioni occidentali: i tumori della mammella, dell’intestino, della prostata e dell’endometrio”.

Zucchero e bevande industriali. Sono prodotti che incidono sull’aumentano della mortalità per tutte le cause e anche per tumori. “In generale il consumo abituale del cibo lavorato dall’industria, generalmente troppo ricco di zuccheri, di sale e di additivi chimici, è associato a un aumento del rischio di sviluppare tumori”, afferma Berrino. “Torniamo quindi a mangiare cibi naturali e a cucinarceli. Chi ha la glicemia alta, pur all’interno dell’intervallo considerato “normale” (70-110 mg/dL) si ammala di più di tumori mammari, intestinali e probabilmente di altri. E la glicemia alta è la conseguenza del cibo ‘raffinato’ e dell’eccesso di grassi animali che ci propone l’industria alimentare”.

Salute e meditazione. Anche se non è dimostrata una correlazione diretta tra stati di ansia, stress, depressione e tumori, questi fattori possono aumentarne il rischio di svilupparsi. Tra le varie possibilità di gestire stati negativi della mente la scienza ha sempre più studiato la meditazione per i suoi effetti positivi: “Riduce stress, ansietà, aumenta l’attivazione del parasimpatico, riduce la pressione, la depressione, ha azione metabolica, rende più efficace il lavoro dell’insulina, aumenta lo spessore della corteccia cerebrale”, sottolinea Berrino. “Con la pratica della meditazione attiviamo e disattiviamo decine di geni di cui spesso non sappiamo il significato. Con la nostra mente possiamo agire sul nostro Dna. In particolare, possiamo disattivar i geni dell’infiammazione, NFKB1, mediatore dell’infiammazione; RF1 è invece il gene che la riduce”.