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Ultimo aggiornamento il 25/04/2024

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Un'idea di Carlo Meoli

Raffaele Cutolo e l'Agro nocerino. Il boss è morto, ma non bisogna smarrire i ricordi della sua influenza e delle sua azioni sul territorio. Subito dopo il sisma del 1980 il Comune di Nocera Inferiore deve assegnare i lavori per la costruzione dei prefabbricati pesanti al Vescovado destinati ai terremotati. Vince una ditta veneta e per le strade della città si vede spesso, in quei giorni, girare l'auto blindata di Alfonso Rosanova, abatese, banchiere di Cutolo, ammazzato qualche anno dopo all'ospedale "Da Procida" di Salerno. Quei casermoni sono ancora lì e testimoniano l'incapacità delle classe dirigenti che negli anni a seguire hanno guidato la città.

Prima ancora c'era stato l'omicidio di Marcello Torre, all'epoca sindaco di Pagani. Cutolo ha avuto l'ergastolo come uno degli esecutori materiali, Francesco Petrosino. Da pentito quest'ultimo racconta che con lui c'erano anche Antonio Benigno e Salvatore Di Maio, entrambi, però, assolti. Di Maio, boss assoluto a vent'anni, girava per Nocera a bordo della sua Ferrari accompagnato da un codazzo di delinquenti. Tutti cutoliani, naturalmente. Poi è stato arrestato e non si è mai pentito. Quando si parla di "boss" a Nocera probabilmente c'è stato solo lui ad accumulare un tale potere.

Il fratello di Benigno, poi, arriva a fare l'assessore prima di essere ammazzato anche lui. Anni dopo Lello Pucci, politico integerrimo e intellettuale vero, mi raccontava che in quegli anni preferiva tornare a casa da solo. Non voleva che qualcuno lo accompagnasse. "Carlo, renditi conto, perché far rischiare la pelle a qualcuno?".

Ecco, ora che Cutolo è morto converrà non dimenticare come sia stato uno di quelli che hanno martorizzato queste terre a colpi di lupara, tangenti, racket e usura. Non lo rimpiangeremo.