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Ultimo aggiornamento il 29/04/2024

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Un'idea di Carlo Meoli

Questo pezzo è stato scritto da un uomo politico di Sarno.

 

 

L'esercito in strada mi fa impressione. Siamo così imbecilli da far tornare l'esercito in strada. Quando si pensa all'esercito in strada, si pensa a passate epoche in cui si evocavano notti della democrazia.

Se serve a convincere a restare a casa va bene per lo stretto indispensabile. E con poteri, se ce li ha, strettamente indispensabili. Ho profondo rispetto per le divise che sono lo Stato e lo Stato siamo noi. Però, ricordiamoci che vige la Costituzione e non ci sono stati colpi di Stato. L'esercito, a differenza delle forze dell'ordine, ha, per me, un altro significato.

L'ultimo che ci provò fu De Lorenzo. O, forse dopo, quelli di Gladio. Non vorrei che ci si lasciasse prendere la mano. Ogni tanto gli italiani sentono la necessità dell'uomo forte, come senso di protezione. Ho sempre paura di chi applaude a questo.

In passato, nelle emergenze, l'esercito si è sempre contraddistinto per il supporto logistico. Vedi Belice, Irpinia, la "nostra" frana. Insomma, a me, vedere l'esercito mi dà un colpo al cuore. È un colpo alla Costituzione, norma fondamentale del nostro Stato, nata dal sangue e dalla libertà.

Per non restare responsabilmente a casa, consentite evocazioni di tempi da dimenticare. La colpa è vostra. L'esercito in strada è una mortificazione a noi stessi e alla nostra storia. Vedo anche loro un po' imbarazzati. Il ricorso a questo è l'ultima spiaggia.

Bisogna riflettere su due fronti. Da parte di chi dispone e da parte di chi è controllato. Il coronavirus non ha sospeso la democrazia, né lo Stato di diritto. E l'imbecillità di chi ha il senso di responsabilità sotto i piedi non può spingere a forzare la democrazia.

È vero. La democrazia ce la dobbiamo sapere meritare. Responsabilmente. Per i nostri padri e per le future generazioni.