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Ultimo aggiornamento il 02/05/2024

Saleincorpo

Un'idea di Carlo Meoli

Q come quante gocce di saliva servono esattamente per il contagio? È il simbolo delle domande inutili e irritanti che circolano di questi tempi claustrali, frutto della miscela esplosiva fra ignoranza e paura e purtroppo costante e sgradita compagnia per il clausurista spesso attaccato ai social. Il campionario è vasto: “il virus teme il caldo e ho messo il nonno fuori al balcone, ora però ha la bronchite, che devo fare?”; “se esco a fare la spesa, per evitare il contagio è preferibile camminare mettendo prima davanti il piede destro o il sinistro?”; “è vero che se a cena mangio sedici pizze fritte fatte in casa e bevo due bottiglie di aglianico, dopo è consigliabile evitare la frutta?”; “gli animali domestici sono davvero esenti dal virus o è consigliabile regalare il mio labrador Ulisse al signore del piano di sotto che non ha più soldi per mangiare?”; “mio marito dice che mi vorrebbe bionda, ma sarà che la tintura fa venire il contagio?”; “se continuo a indossare il perizoma e le autoreggenti anche sotto il pigiama corro qualche pericolo?”.

R come ragione e sentimento. È l’eterno pendolo di questi periodi strani, chiusi in casa per lo più con il partner e sospesi appunto fra dare ascolto alla razionalità o lasciarsi prendere dagli istinti primordiali. Dialogo tipo con duplice possibile risposta, la domanda può essere accreditata a lui o lei indifferentemente. Domanda: «Non credi che dobbiamo rassegnarci a resistere perché ci vorranno almeno altre tre settimane per una schiarita?». Risponde Ragione: «Certo, vanno rispettate le disposizioni se vogliamo che la curva inizi a scendere»; risponde Sentimento: «Nun c’a facc’ cchiù, basta, fatemi uscire, sto impazzendo, aiutatemi». Domanda: «È prudente non avvicinarsi troppo e lavarsi spesso le mani con grande attenzione, sei d’accordo?». Ragione: «Non devi neanche dirlo, l’igiene personale e delle cose che ci circondano è basilare, ci vuole massima attenzione»; Sentimento: «Non voglio più vedere detergente per tutta la mia vita, basta, sono stanco, ho le mani sbiancate che manco Michael Jackson, la prossima saponetta che vedo la ingoio e faccio le bolle come Cucciolo di Biancaneve».

S come sensi, i soliti cinque. La clausura incide sulla sanità mentale e sugli equilibri psichici, vero, ma può avere effetti particolari, non sempre piacevoli, sui cinque sensi, i cari vecchi adorati cinque sensi che ci hanno garantito nel tempo un viaggio abbastanza regolare nel mondo. Oggi la situazione cambia leggermente. Prendete il tatto. Quello del clausurista per forza è modificato dal continuo lavaggio delle mani come da consigli sanitari; in molti casi pare siano addirittura scomparse le impronte digitali e chi ha avuto questa sventura, sta pensando di girarla a suo favore dandosi ai furti con scasso e alle effrazioni, quando sarà, sicuro di non lasciare tracce. Prendete l’udito. Se quotidianamente gli unici suoni sono la voce del partner, per lo più rimproverante, il (raro) trillo del telefono, perché ci sono anche gli ipocondriaci full optional che credono ci si contagi anche appoggiando l’orecchio alla cornetta, e la sirena di qualche ambulanza, beh, capirete che l’udito se ne va a farsi benedire. Sempre più frequenti i casi di gente che è diventata sorda, ma tanto sorda, talmente sorda, irrimediabilmente sorda che non sente più neanche il mal di testa o il mal di pancia.

T come tivù. Francamente è stata la salvezza, soprattutto per un popolo che non legge molto - né giornali, né libri – e per gente che già al piccolo schermo si aggrappava come il naufrago al salvagente. La televisione, che sta naturalmente anche per serie tv e cinema, almeno per chi non possiede tablet o pc o comunque non ama vedere film e fiction su questi dispositivi, è diventata ancora di più compagnia quasi unica per i clausuristi, soprattutto per quelli meno giovani. Di qui alcuni piccoli problemi, legati essenzialmente alla sempre più frequente scarsa lucidità e all’annebbiamento da isolamento. C’è chi confonde e commenta anche: «Hai visto che è successo? Don Matteo si è messo con l’ispettrice Capotondi e poi hanno fatto una cosa a tre con il dottor Argentero». «Mi piace sempre vedere l’Eredità, la Venier è così brava con le domande». «Ma che ci fanno tutti quegli zombie all’ospedale di Grey’s Anatomy?». «Ma la D’Urso da quand’è che fa anche programmi da cucina?». «Ma il tiggì non lo conduceva Giorgino? E che ci fa allora dietro la scrivania Amadeus?».

U come umore quotidiano. L’umore quotidiano dei clausuristi è messo alla prova da tanti fattori, non solo dalla noia. Chi però vive senza grandi stress la situazione, naviga serenamente lungo il placido corso della giornata e in fondo se la gode. La calma piatta può essere increspata solo da qualche falsa notizia sui social o qualche allarme fasullo – spesso ingigantito o solo sottolineato daglialtri familiari – e allora in quel caso l’umore del clausurista sereno tende ad assumere un andamento detto ad ottovolante: paciosa serenità/tranquillità e relax/piccoli pensieri negativi, tipo al massimo: che mangeremo stasera?/prime onde di stress/picco di domande allarmanti sui social/respiro sempre più affannoso/battito alterato/visioni della madonna di Medjugorie/cena abbondante/piccoli pensieri negativi/tranquillità e relax/paciosa serenità/sonno dei giusti.

V come virologo. E chi ce lo doveva dire che una materia come la virologia e un professionista francamente finora anonimo e sconosciuto come il virologo, che neanche i parenti stretti a casa sapevano bene cosa facesse e di cosa si occupasse, roba che spesso moglie e figli del loro congiunto si vergognavano a dire “è un medico” perché in molti li avrebbero considerati bugiardi, chi ce lo doveva dire che il virologo sarebbe diventato una star della tivù, del web e della carta stampata, facendosi beffe perfino degli influencer più ricchi di follewer. Fino a poco fa, a battere tutti erano lo psicologo-psichiatra da talk show – con maglioncino e barba pensosa - e soprattutto il metereologo, fra ospitate, libri, vaticini, osanna e folle in delirio. Oggi, invece, non è raro sentire bambini che alla domanda classica (e idiota) cosa vuoi fare da grande, rispondono senza esitazioni “il calciatore o il virologo”, “l’influencer o il virologo”, “andare a Uomini e Donne o il virologo”. È tanta e tale l’importanza che viene data al virologo ed è così massiccia la loro presenza dovunque – finirà che apriranno rubriche e blog anche sui siti porno - che davvero non se ne può più. E così il povero clausurista ne avrà talmente piene le scatole da desiderare più di ogni altra cosa un intervento liberatorio alle parti basse, e dunque più che il virologo invocherà l’evirologo.

Z come Zarathustra. Almeno lui parlò e magari dunque ci si potevano scambiare quattro chiacchiere in amicizia. Qua in clausura, purtroppo, data la convivenza forzata e la fine degli argomenti, si sta tutti zitti. Un silenzio mai udito prima in casa, un silenzio ahinoi insopportabile e non è neanche bello confessarlo. Capita anche che al minimo sospiro di un convivente o a un colpetto di tosse tanto per schiarirsi la voce, salti su uno: «Che hai detto? Non ho capito ripeti», così, tanto per dire due parole. E siccome in fondo siamo tutti colpevoli, non si può neanche fingere di stare interpretando il remake domestico de “il silenzio degli innocenti”.

(3 – fine)