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Ultimo aggiornamento il 02/05/2024

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Un'idea di Carlo Meoli

Penso che, al di là di tutte le polemiche e di tutte le definizioni, alla fine dobbiamo imparare da quello che succede. L’esperienza è l’unica cosa che conta e ci dice, in primo luogo, che a morire con questa epidemia sono soggetti over 70 che hanno più patologie. Ebbene, allora è chiaro cosa dobbiamo fare: mettere in sicurezza questa fascia d’età. Bastano le misure di distanziamento sociale e quelle igieniche a fare questo? Io penso di no. Se le misure di distanziamento sociale hanno dato un ottimo risultato per contenere globalmente l’epidemia, e dobbiamo continuare su questa strada che produce frutti, d’altra parte, in Italia, ci troviamo di fronte al fenomeno di una mortalità eccessiva che riguarda le classi di età più anziane. È una cosa che in Cina non si è verificata. Io penso che proprio in questo senso si dovrebbe fare di più per ottimizzare gli effetti del distanziamento sociale sugli over 70.

Innanzitutto, dovrebbero portare tutti la mascherina, e non solo fuori casa, come tutti gli altri, ma anche in casa. Infatti, se in casa un soggetto anziano convive con altre persone, una mascherina chirurgica la deve mettere sempre. E la devono indossare anche le persone che vivono con l’anziano. Se poi hanno raffreddore, tosse o un po' di febbre devono completamente isolarsi dall’anziana, anche in casa. Per la spesa ci sono i volontari che la possono portare alle persone sole, ma qualora non ci fosse questo servizio possono provvedere i parenti.

Gli anziani hanno bisogno di farmaci e cibo e bisogna fornirli. In alcuni stati europei, fino alle 10 del mattino, al supermercato vanno gli over 65, ma a questo punto è preferibile non uscire e farsi portare la spesa a casa. Queste cose possono sembrare eccessive, ma bisogna cercare misure mirate verso coloro che più gravemente possono essere colpiti dal COVID-19. Mi arrabbio quando sento dire “sono morti col Coronavirus e non per il coronavirus”. Borrelli lo dice tutte le sere alle 18,05. Mi arrabbio quando dicono “aveva 4 patologie associate… non poteva resistere al Coronavirus, le citochine erano già in tempesta prima…” Ma scherziamo? Fino all’epoca pre coronavirus abbiamo impiegato tantissime risorse statali per gli anziani, per farli vivere.

La nostra società deve continuare a prendersi cura degli anziani anche in questo momento e studiare delle misure ulteriori di prevenzione proprio per questa classe di età che col coronavirus è più a rischio. Non abbiamo bisogno di una riforma delle pensioni a base di Coronavirus, per decimazione virale. Abbiamo bisogno di imparare dall’esperienza e di continuare ad essere una società che continui ad andare nella direzione in cui stava andando che ha portato ad avere una grossa percentuale di anziani a cui dare assistenza e possibilità di vivere. Non dobbiamo dare a nessuno la colpa di una malattia come questa, perché se c'è c'è, e non ci sono colpe. Le epidemie sono un evento naturale che fa parte della vita, ma è l’uomo che fa la differenza e l’uomo deve imparare da ciò che succede attorno a sé, non in maniera individuale, alla Gismondo per intenderci, ma in maniera sociale, perché tanto la vita non è un’influenza che passa e che va.