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Ultimo aggiornamento il 30/04/2024

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Un'idea di Carlo Meoli

Come presidente della Pro loco "Nocera di tutti", a pochi mesi dalla nascita, oltre al senso di soddisfazione per il crescente numero dei tesserati e per le numerose e riuscite iniziative realizzate, credo di avere assunto una nuova consapevolezza. E' di questo che voglio parlare. Parto da un dato: sono rimasta sorpresa, nel corso di questi mesi, per le richieste che mi sono pervenute da diversi concittadini.

Molte di tipo veramente eccentrico, altre del tutto utopistiche, poche, anzi pochissime di buon senso. Non che io mi sia affacciata soltanto adesso per le strade nocerine. Anzi, per passione e impegno  sia civico che politico le frequento da più di qualche decennio, in pratica da quando sposata, lascai il mio paese natale, San Valentino Torio. Quindi, ho sempre sentito parlare e discusso dei problemi della nostra città e del nostro territorio. Mi sono confrontata anche oltre gli "steccati" politici che mi appartenevano, ma ammetto che era altro il livello di considerazioni che si facevano, altro anche quelle che si consideravano criticità di un territorio. 

In quei contesti degli anni addietro ovvio che il quadro generale geopolitico, molto diverso dall'attuale, aveva le sue ricadute anche a Nocera, ma si riscontrava nei cittadini, generalmente, il desiderio di non vedersi persi. Eravamo presi da un fermento di idee che, in qualche caso realizzandosi, segnarono positive tracce per un futuro più produttivo e più roseo. Non sono una "passatista". Il passato lo utilizzo come utile patrimonio di esperienza, tanto in termini collettivi che individuali. Vivo il presente con la stessa voglia di partecipazione attiva che sempre mi ha contraddistinto, ma con maggiore distacco, maggiore lucidità. Insomma, godo dei doni derivanti dalla mia età matura e li metto a disposizione, per quello che posso, per quello che sono capace, della nostra comunità. E' questo il motivo di fondo che mi ha indotto, insieme ad altri, a creare un contenitore che, in qualche modo, potesse essere utile alla città. 

Non aspiravo a fare la presidente, ma visto che mi hanno eletta sto in ascolto e sto in azione, ricordando a me stessa quel motto che ripetevo ai miei amati studenti, che traduco più o meno così: siate folli, siate affamati, come diceva Steve Jobs. Ma, ora, vengo al punto di cui sopra: la nuova consapevolezza. Possibile mai che ci voleva la Pro loco per farmela acquisire? Ebbene, direi che è stata fondamentale. Fondamentale perché attraverso le sollecitazioni ricevute ho recepito uno stato di malessere nuovo e diverso che, pur serpeggiante, non immaginavo potesse essere così drammaticamente diffuso. Dunque, divido in punti il ragionamento perché lo schema può aiutare.

Punto primo: chiedere di tutto e di più a una Pro loco significa che si avverte un vuoto e si pensa che si possa supplirlo con un'associazione che, nell'intento del legislatore, è cosa assai diversa da un'istituzione o ente con poteri e organi di amministrazione. Tradotto in soldoni, noi non siamo assimilabili né al Comune, né alla Provincia, né alla Regione.

Punto secondo: Se le richieste sono spesso riconducibili alle problematiche che si riscontrano nella nostra città, significa che c'è molto che non funziona a livello amministrativo (viabilità, vivibilità, inquinamento, disservizi di vario genere, carenza di verde, di spazi pubblici e altro).   

Punto terzo: le criticità di cui i nocerini parlano e i tentativi di trovare qualcuno che li risolva, o i suggerimenti che forniscono per eliminarli e\o attutirli, e che non rientrano nei nostri poteri, mettono in luce il bisogno di cambiare lo stato delle cose. L'urgenza di un possibile riscatto. Il desiderio di una normalizzazione da cui, a oggi, siamo ben lontani.

Punto quarto: non ci vuole la bacchetta magica, per affrontare le questioni, ma una seria e incisiva programmazione che vada ben al di là della gestione dell'ordinario (che, ahimè, anche in questo zoppica assai).  Ci vuole un decisionismo che porti ad assunzione di responsabilità. Non abbiamo bisogno di proclami o di canzonette, ma nemmeno delle trite e ritrite ricette che vedo ogni tanto tornare in circolazione. Si rifanno ad un mix di cose del passato ad antichi e inutili carrozzoni, nati per fare "fumo con la manovella" e creare posti di clientela politica. Non ci servono nemmeno improbabili e fantomatici itinerari turistici di cui si sente da anni parlare e di cui si riempie la bocca più di uno. I distretti turistici servono? Staremo a vedere se sono in grado d'inventarsi qualcosa di buono. Come far fruire agli altri i nostri beni artistici ed architettonici o paesaggistici, se la gran parte di noi non lo fa o non è messa nelle condizioni di farlo? Un plauso va,in questo caso, all'associazione "Ridiamo vita al castello" che, con molti sacrifici, sta tentando la strada di valorizzazione di un bene prima in completo abbandono. Intanto, vicino alla torre millenaria, svettano  delle orrende e "misteriose" antenne. Ma altri beni del nostro patrimonio territoriale versano per lo più in uno stato poco decoroso. Poi si pensa di abbellire la città cementificando piazze e sventrando fontane. Un esempio, fra gli altri, di interventi sbagliati, un pugno allo stomaco, è l'inutile e solitaria cassa armonica che giace insieme a surreali panchine desolatamente e costantemente e giustamente vuote nel famoso spazio di via Rea.

Punto quinto: parlare di industrie dismesse o in crisi, oltre a farci venire il magone, non risolve il dramma della mancanza di lavoro. Ricostruire un'identità alla città di Nocera è utile se pensiamo di poterlo fare con strumenti nuovi, abbandonando quelli dimostratesi inadeguati. E per nuovi non intendo, ad esempio, fra gli altri, il ricorso all'unione delle "due Nocera". Bisogna interrogarsi sulla vocazione della nostra città che è un ibrido bastardo di elementi, forse, singolarmente buoni. Allo scopo servono più cose: analisi, destrutturazioni di ammuffite sovrastrutture mentali e rifondazioni basilari del comune senso civico. Un nuovo paradigma per una Nocera viva non solo per e con la movida. Il tirare a campare, alla lunga, non paga. E questo vale per il cittadino comune, ma soprattutto per gli amministratori. L'autoreferenzialità è nociva. Non porta frutti buoni e nemmeno è valida sulle lunghe prospettive. Abbiamo bisogno di menti illuminate e illuminanti. 

Punto sesto: serve saper sognare. I visionari sono i veri costruttori del futuro. Terminando, la Pro Loco "Nocera di tutti" si chiama così perché crede nello spirito di appartenenza, di comunità che abbraccia e coinvolge e che include, condividendo un progetto semplice e difficile nello stesso tempo: quello di fare qualcosa di buono per tutti. Rappresento, come presidente, un microcosmo variegato di donne e uomini, con la presenza di molte e qualificate professionalità, portatrici di competenza e di bei valori. C'è tanta bella gente che, aderendo alla Pro Loco, crede di aver fatto una cosa buona. Con senso di responsabilità e gratitudine continueremo ad andare avanti.

P. S. Non sempre saggia è la tolleranza.