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Ultimo aggiornamento il 28/04/2024

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Un'idea di Carlo Meoli

Esistono libri che ti fanno fare un salto indietro, nel passato, suscitando ricordi ed emozioni. Ed è quello che mi è successo quando ho cominciato a sfogliare Le scarpe dei matti. Antonio Esposito ha ricostruito in modo certosino la storia della psichiatria italiana dalle origini fino all'applicazione della legge Basaglia. Il volume è stato pubblicato da Ad Est dell'equatore. Non potevano mancare, naturalmente, i riferimenti a Nocera, a Materdomini, alle splendide foto di Luciano D'Alessandro, a Sergio Piro.

A Nocera Inferiore, dove oggi ci sono tribunale, caserma della Finanza, commissariato di polizia, distretto sanitario e tanto altro ancora, anni fa esisteva solo il manicomio. Il mio rapporto giornalistico con quella realtà che nessuno voleva vedere iniziò grazie a un politico che è stato soprattutto un grande amico, Ernestino Caso. All'epoca faceva parte del comitato di gestione della Usl 50, si chiamava così l'unità sanitaria locale. Un giorno ci incontrammo al Comune e mi disse una cosa: "Carlo, vuoi parlare di una delle cose più terribili che avvengono nelle nostre terre?". Io dissi di sì, naturalmente. "Domani abbiamo un'ispezione all'ospedale psichiatrico. Vieni con noi e porta la macchina fotografica, ma nascondila".

Nei primi anni Novanta ero un corrispondente del Roma. Entrai solo perché Ernestino mi fece passare per un componente del comitato. Quello che vidi e, in gran parte fotografai, ha segnato la mia vita. Nel reparto dove c'erano gli uomini avvertivi subito il puzzo di urina. Molti malati si picchiavano sotto gli occhi divertiti degli infermieri. Masturbazione e sodomizzazione erano all'ordine del giorno. E nessuno interveniva.

Poi c'era il problema del cibo. Un malato di mente è affetto anche da patologie identiche a quelle delle persone cosiddette normali. Niente, il vitto era uguale per tutti. Ho visto con i miei occhi un degente senza denti mangiare con le mani, a morsi, un po' di carne rafferma. Trattati peggio delle bestie hanno anche "permesso" ad alcuni funzionari infedeli di arricchirsi, come hanno poi dimostrato le indagini della magistratura. 

Quando mi sono imbattuto in quell'orrore si era nella fase transitoria. In sostanza, si decise, approvata la legge Basaglia nel 1978, che la chiusura dei manicomi dovesse essere progressiva. Pubblicai diversi reportage, corredati da foto inequivocabili, in cui veniva spiegato in modo dettagliato cosa accadeva in quella prigione. Dopo svariate telefonate riuscii ad avere un incontro con il vescovo dell'epoca che, però, si rifiutò di commentare ufficialmente quello che era emerso dalla mia inchiesta. Un infermiere, un uomo pio e generoso, un amico, mi spiegò che il prelato non poteva parlare perché aveva, nella vicenda, interessi familiari da difendere.

Non so se quello che ho scritto, ormai tanti anni fa, ha avuto conseguenze positive, nel senso di migliorare le condizioni di vita di esseri umani trattati come schiavi. Quello che so per certo, invece, è che quelle persone hanno cambiato la mia vita.