DOPO TANTE DIATRIBE , alcune anche penose, ecco il piano pandemico preparato dal governo Meloni e dalle regioni, necessario per esser pronti a nuove possibili emergenze, mentre “qualcuno” appartenente alla precedente gestione pandemica, ha affermato che non sia obbligatorio averne uno. Non abbiamo ancora finito di pagarne le conseguenze, nella totale assenza di attribuzione di responsabilità. I principali obiettivi sono:
1) ridurre gli effetti di una pandemia da patogeni a trasmissione respiratoria sulla salute della popolazione, riducendone trasmissione, morbilità e mortalità;
2) consentire azioni appropriate e tempestive per il coordinamento a livello nazionale e locale delle emergenze;
3) ridurre l’impatto della pandemia sui servizi sanitari e sociali e garantire quelli essenziali;
4) tutelare la salute degli operatori sanitari e del personale coinvolto nella gestione dell’emergenza;
5) informare, coinvolgere e responsabilizzare la comunità nella risposta a una pandemia da agenti patogeni respiratori.
Le critiche non si sono fatte attendere. C’è chi punta il dito ricordando che quando gli attuali governanti erano all’opposizione contestarono lockdown e vaccini. Anche un documento così im- portante diventa motivo di scontro politico. Intanto va riconosciuto che finalmente abbiamo un Piano pandemico che potrà essere perfezionato, ma che è un importante punto di riferimento. Inoltre non si hanno diktat ma le misure restrittive vengono richiamate solo per estrema necessità, nel rispetto della dignità e della libertà personale. Non si parla di obbligo vaccinale con punizioni e discriminazioni ma si riconosce l’indubbio valore; sparito il green pass, oggetto nel passato di tante pericolose menzogne. Il Piano è poi “ispirato a principi di etica che rappresentano i valori fondanti del SSN”, frase che racchiude molti elementi che furono ignorati durante la gestione del Covid-19, quali equità e non discriminazione. Un piano perfettibile, ma all’insegna di quel rispetto che desideravamo riconquistare.