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Ultimo aggiornamento il 14/05/2024

Saleincorpo

Un'idea di Carlo Meoli

Le foto dei santi e delle madonne guardano dagli altari. Si affacciano a guardare dalle edicole votive, tra le pietre e i vasci, da tutte le altezze, dagli angoli stretti in mezzo ai portoni. Dai palazzi i panni stesi gocciolano l’odore di schiuma mischiato con l’umido. C’è poca luce per le strade, poca differenza tra dentro e fuori: nella stanza da letto di una casa i bambini si ammucchiano in un letto. La musica riempie le bocche di tutti e le strade non si svuotano mai. i passi si fermano ogni tanto per il caffè.

 

 

 

 

A Napoli ogni epoca vuole un re di popolo per la rivoluzione, ma questa contraddizione non si risolve mai. Il rovesciamento, la convivenza tra opulenza e sommossa, tra disfattismo e arricchimento vive di una tensione senza sosta. La stessa materia costruisce i bassifondi poveri e le architetture delle futuristiche stazioni della metro, attraversata da un identico magma umano. In questa città la malavita organizzata ha fatto duecento morti nel biennio 1980-1981 e centocinquanta nella faida di Secondigliano nel 2004-2005, con altre centinaia di omicidi nel periodo di mezzo, tutti legati alla camorra. Il comando territoriale vuol dire controllo economico dei mercati illegali, droga, sigarette, racket, fino alle infiltrazioni nelle amministrazioni pubbliche. Le immagini del golfo, il mare e il vesuvio, non prescindono mai dal cuore nero che anima un insediamento urbano antico, costruito su di una enorme cavità, terra di tufo e miti, dal passato sempiterno. «Napoli non è città ribelle- scrive lo studioso Isaia Sales- ma assuefazione alle miserabili condizioni di vita delle classi povere e plebee». Joe Marrazzo, cronista di strada dal metodo diretto e pervasivo, parlava con boss e camorristi, malviventi e ragazzini della città in diversi reportage. Uno scugnizzo divenuto ladro di professione gli confessò candidamente la sua formazione. «Rubavo tutto- spiegò il guaglione- frutta, caramelle eccetera. Fui arrestato. Appena uscii andai subito a rubare un’altra volta. Quei mesi in galera non mi hanno fatto niente».

 Ancora Sales: «A Napoli esistono due mercati, uno legale e l’altro illegale. Hanno la stessa importanza ed estensione, con tolleranza e legittimazione per l’illecito. Fino a quando non si supera la sopravvivenza». La questione diventa evidente con il contrabbando. Una volta usato il pugno duro, le sigarette furono rimpiazzate dalla droga. «Cosa facciamo a Napoli senza contrabbando? –chiedeva un ambulante di “bionde”- Qui a Napoli il lavoro non è mai esistito. Col contrabbando la gente si arrangia». L’affare si sgonfia ma la gente ha bisogno, e dove c’è il bisogno, arriva la disponibilità. Marrazzo intervista un tredicenne che indossa il passamontagna colorato, spaccia coca ed eroina. «Vado sotto alle coppie con la pistola, giocattolo. Si mettono paura e ho fatto». Per i vicoli dove sfrecciano gli scippatori, dove si lavorano le statuine dei pastori, impazza la tombola. Un uomo gira, mostra la mano con gesto teatrale, grida e tira fuori i numeri per i fortunati possessori. «Ho rubato un laccettino, quarantamila lire- racconta il ladro- Siamo andati a piedi. In due».

 

 

Alla fine degli anni settanta, e poi col terremoto del 1980, la criminalità campana cambia. Fino ad allora a Napoli nessuno è all’altezza. Solo siciliani e Marsigliesi hanno il dominio. «Dalla mafia alla camorra organizzata- scrive Sales- c' è una crescita in termini di organizzazione. Il confino, il soggiorno obbligato, gli investimenti nel contrabbando e i capitali  favoriscono lo sviluppo della camorra». Il progetto di Raffaele Cutolo, “Il professore”, è la Nco. La nuova camorra organizzata ha un comando indipendente per coordinare trafficanti, scippatori, imprenditori, imbroglioni, ladri e rapinatori, reclutati sotto una bandiera per l’industria criminale di Napoli. Sul modello delle onorate società, il camorrista viene sottoposto ad un giuramento, con un rito di sangue per l’affiliazione. Don Raffaele compra il castello di Ottaviano che diventa simbolo del suo regno. Sotto la sua guida, la Nco intercetta la pioggia di fondi per la ricostruzione dopo il sisma del 1980, “risolvendo” con una discussa intermediazione il rapimento dell’assessore provinciale Cirillo del 1981.  La sorella Rosetta, altra figura emblematica del periodo storico, diventa la reggente del clan. Il professore, mai pentito, in carcere ininterrottamente dai primi anni ottanta in regime di massima sicurezza, è stato il simbolo della potenza criminale costruita sulla disoccupazione, sull’antistato: «La gente mi ama, mi sento amato- spiegò a Joe Marrazzo, autore di un libro sulla sua storia- la gente me lo dimostra». Il rapporto viscerale con i suoi uomini e il clan è nelle loro parole: «E’ un santo protettore, siamo nati con lui e moriremo con lui». «E’ prepotente con chi fa del male, aiuta la gente sfruttata dalla politica e dalla magistratura». «Mi facessi dare il sangue da lui, se cadessi malato, che è sangue nobile». La chiave del potere del boss è la sfida allo stato. Raccontando a posteriori la sua spettacolare evasione dal carcere giudiziario, lo stesso Cutolo sintetizzò: «Mi sono allontanato dal manicomio di Aversa per dare uno smacco alle istituzioni»

 

 

 

 

 

Il viaggio nella camorra degli anni ottanta, prima forma di organizzazione criminale nell’area di Napoli dalla fine degli anni settanta, è un lavoro di memoria, necessario per capire il presente e le attuali forme del fenomeno. Il documentario Camorra, con immagini di grande potenza tratte dagli archivi Rai, è firmato dal regista Francesco Patierno, con contributi di Isaia Sales, interviste di Giuseppe Marrazzo e la musica firmata da Meg. La corona di spine della canzone principale si riferisce all’intero territorio dell’hinterland vesuviano, con decine di cosche e gruppi criminali insediati a seconda dell’influenza.

 

 

 

 

 

 

 

                                                                                                                                                      Alfonso Tramontano Guerritore