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Ultimo aggiornamento il 23/04/2024

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Un'idea di Carlo Meoli

Alla Procura di Salerno è normale intercettare un giornalista con rilevatori e microspie nell'auto. Alla Procura di Salerno è anche normale che questo accada nei confronti di una cronista nemmeno indagata, ma ascoltata come persona informata sui fatti per un articolo in cui si parlava di possibili sviluppi nel caso dell'omicidio di Angelo Vassallo. La giornalista in questione si chiama Rosaria Federico e, all'epoca, collaborava con la "Città" di Salerno. E sempre su questo giornale oggi Clemy De Maio ha ricostruito con grande chiarezza le tappe di una vergogna italiana.

Rosaria fu ascoltata dal pm, Silvio Marco Guarriello, in merito all'articolo. Si avvalse del segreto professionale e uscì dagli uffici giudiziari per andare a prendere l'auto. Stava tornando a casa, da suo marito e da sua figlia, quando fu riportata di peso nelle stanze della Squadra Mobile. Subì il sequestro del cellulare, scoprì che erano stati acquisiti i tabulati telefonici e installato un mezzo di localizzazione satellitare sull'auto. In più era stata intercettata. Naturalmente non era indagata.

Il Csm, ed è questa la notizia del giorno, ha archiviato il procedimento disciplinare a carico del magistrato, procedimento nato dopo un esposto del legale di Rosaria, Antonio Sarno. Ci permettiamo di dissentire sgomenti. Rispettiamo le decisioni della magistratura, ma non per questo le condividiamo sempre. Quel giorno lo ricordo bene. Sentii una persona distrutta, mortificata, offesa nella sua professionalità. In quella occasione anche il sonnacchioso giornalismo salernitano ebbe una reazione forte. Quel presidio davanti al tribunale serviva a difendere un principio. Sull'operato sostanzialmente anomalo della procura una idea me la sono fatta: quando si tocca il tasto Angelo Vassallo succedono sempre cose "strane". E intanto gli assassini, nonostante qualche frettoloso proclama, continuano a essere liberi.

Quello che posso dire è che, allora come oggi, sono dalla parte di Rosaria.