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Ultimo aggiornamento il 25/04/2024

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Un'idea di Carlo Meoli

Un eroe, se positivo o negativo, dipende dalla prospettiva di chi lo giudica. Ad esempio, può essere considerato eroe negativo un ragazzo che, giovanissimo, finisce nelle liste di Wikileaks? Dipende da che parte stai. Ma il talento e la genialità no, quelli sono elementi indiscutibili, soprattutto quando non sono misurabili in impegni popolari, attività ordinarie o di facile impiego. Se poi il tutto affonda le radici nella nostra provincia, ecco che un’atmosfera ancora più intrigata ne scandisce le dinamiche. È questa la storia di Gianni Cuozzo, tra i massimi esperti italiani ed internazionali di cyber security industriale e cyberwarfare, che ha solo 31 anni, ma già una vita da film alle spalle. Come John le Carré è stato un agente segreto, ma potrebbe essere anche un personaggio dei suoi libri, magari il protagonista di “La spia che venne dal freddo”. È nato a Darmstadt, in Germania, da genitori italiani, parla fluentemente quattro lingue e sin da bambino si è appassionato a “giochi pericolosi”.

Infanzia vissuta tra Valva, in provincia di Salerno, suo paese d'origine e di elezione, e la realtà tedesca, dove grazie ad un collettivo hacker, il “CCC” (Chaos Computer Club), tra i più grandi al mondo, sviluppa e affina la sua attitudine all'informatica. Nella piccola Valva, durante gli anni dell’adolescenza, Gianni si appassiona alla sicurezza informatica fino a diventare hacker. Un giorno, per curiosità e per gioco, riesce a intercettare i messaggi trasmessi da una base militare in Grecia: li decifra, li manipola e crea disservizi. L'impresa lo rende euforico e consapevole delle sue capacità. “Qualcuno” nota il talento di Gianni e da quel momento la sua vita cambierà: i suoi 18 anni non saranno più vissuti come gli altri coetanei, perché entra in una nuova dimensione, una doppia vita al servizio di intelligence militari nell’orbita dei paesi NATO. Una spensieratezza non vissuta, ma il potere fortissimo di manipolare e arrecare danni a persone, cose e strutture con armi informatiche, pulite, ma non meno devastanti. Un’attività, questa dello spionaggio, di difesa e/o offesa degli Stati, che lo rende un personaggio con poteri all’ombra della normalità, perché se guardi Gianni non puoi pensare che abbia avuto una doppia vita così, che possa essere arrivato a diventare eroe, magari negativo, ma pur sempre un eroe.

Forse, è più semplicemente «una persona che ha fatto il suo dovere», come lui si definisce. Nel 2015, la pubblicazione del suo nome nelle liste di WikiLeaks a seguito di un episodio, l’attacco nel 2012 ad una nave spia russa a Baku, in Azerbaijan, e conseguente mandato di cattura internazionale, fa saltare la sua copertura. Parlare con Gianni Cuozzo, scoprire il suo affabile eloquio, l’intensità con cui parla del suo passato pieno di ombre, di non detto, dei rimorsi per non aver potuto rivelare neanche ai suoi familiari di cosa si occupasse davvero e quella sua semplicità che, però, ha bagliori di pragmatismo militare, crea un’aura di inquietudine mista a curiosità. È uno che dal nulla ha fatto delle capacità informatiche la sua impresa. «L'informatica è un settore meritocratico: non conta a chi sei figlio o gli ambienti che frequenti, vale solo il tuo talento», spiega. Dopo la vicenda WikiLeaks, Gianni reinventa ancora la sua vita e diventa imprenditore creando tre aziende: una in Svezia, specializzata in servizi di intelligence e analisi di armi informatiche, cioè sviluppo di malware per uso militare e stesura di dottrine per l’impiego di armi “politically correct” con Paesi dell’area NATO; due in Italia, a Roma, che si occupano di sistemi di sicurezza per obiettivi sensibili come porti, aeroporti e infrastrutture produttive di cruciale importanza per l’economia italiana.

Alle sue dipendenze settanta ragazzi, molti dei quali conosciuti ai tempi della scuola, che si comportano da hacker: esaminano e simulano attacchi ai loro prodotti per capire i punti di vulnerabilità e metterli in sicurezza. Gianni Cuozzo a 31 anni ha collaborato con il Senato della Repubblica come consulente nella elaborazione di un CCNL per le start-up della tecnologia avanzata; è stato relatore alle Nazioni Unite sui temi riguardanti la firmware security; nel 2017 ha ricevuto il premio Giovani Innovatori promosso da MIT Technology Review Italia; la sua azienda più giovane, “Exein”, ha attratto investimenti per una somma di dieci milioni di Euro per la realizzazione di un programma che curi la sicurezza di funzionamento di dispositivi smart-connessi. La sua innata e smodata curiosità, che ha costituito un pericolo, oggi lo porta ad essere inserito nella élite ristretta di persone che conoscono molti segreti, alcuni rivelabili, altri no. Ma è soprattutto un giovane imprenditore di successo. Una cosa dallo sguardo non è scomparsa: la luce che brilla quando parla dei suoi genitori, dei loro quarant’anni di vita da emigranti e dell’orgoglio che sa avergli donato per un figlio così speciale. Gianni non dimentica le sue origini, ma ama sottolineare: «La vallata a volte ti coccola, altre ti limita››. Ecco perché lui è andato oltre.