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Ultimo aggiornamento il 25/04/2024

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Un'idea di Carlo Meoli

La sequenza è impressionante. Tra gennaio e febbraio una slavina di indagini si è abbattuta sull’immagine e sulla situazione giudiziaria di amici e sodali di Vincenzo De Luca. Consiglieri, consulenti, fedelissimi del governatore Pd della Campania sono stati indagati, implicati, coinvolti. Ci sono anche storie senza rilievo penale, ma ugualmente imbarazzanti.

Le inchieste fanno rumore: sull’emergenza Covid, le nomine nelle Asl, le infiltrazioni della criminalità nei servizi 118, gli appalti per la rimozione dei fanghi della depurazione, i filoni paralleli al Crescent. De Luca non compare mai in prima persona. I deluchiani sì, però. E sono tanti. E di livello altissimo. A cominciare da Enrico Coscioni, da sei anni consigliere per la sanità dello “sceriffo”: una proroga di indagini ha rivelato che il presidente dell’Agenas (l’Agenzia che coordina i servizi sanitari regionali) è indagato di turbativa d’asta per l’allargamento ai privati della processazione dei tamponi.

Coscioni si è aggiunto ai nomi già noti dall’estate: il consigliere regionale Luca Cascone (ex assessore di De Luca a Salerno), il presidente della centrale campana degli acquisti Soresa, Corrado Cuccurullo, (che ieri si è dimesso per ‘ragioni personali’), e l’ingegnere Roberta Santaniello, componente dell’Unità di Crisi della Regione e riferimento del Pd in Irpinia, tutti indagati per turbativa d’asta, chi per aver trafficato intorno agli appalti degli ospedali modulari Covid assegnati a una ditta veneta, chi per non meglio precisate ipotesi che solo le successive fasi del procedimento chiariranno. A costoro si è aggiunta una new entry, un professionista low profile, ma personaggio cardine della lotta al Covid-19: Italo Giulivo, capo della Protezione Civile e dell’Unità di Crisi antivirus.

C’è poi un nome che collega due inchieste estranee tra loro: quella di Napoli sull’emergenza Covid e quella di Salerno sulle ambulanze nell’alto Cilento. Si chiama Francesco Guariglia, imprenditore delle pompe funebri di Salerno, amico di tanti deluchiani. Per una singolare coincidenza, Guariglia è indagato per turbativa d’asta da entrambe le parti. A Napoli non si sa il perché. A Salerno è accusato di aver formato un cartello illecito con un altro imprenditore funerario e delle ambulanze, Roberto Squecco. E qui si entra in un mondo a parte, nell’Arizona della Campania. Capaccio Paestum, la piana del Sele. Dove opera il clan Marandino, di cui Squecco è ritenuto un esponente con sentenza passata in giudicato, una brutta storia di minacce camorristiche a un rivale.

Nelle informative Dia, Gdf e Squadra Mobile confluite nell’ordinanza del recente arresto di Squecco, accusato di intestazione fittizia e riciclaggio per sfuggire ai provvedimenti antimafia, ricorre un ritornello: Squecco “sostenitore politico” di Franco Alfieri, al quale ha portato i 348 voti della moglie eletta in consiglio e la vergogna del corteo notturno di ambulanze che ne festeggiò l’elezione a sindaco di Capaccio. Alfieri, l’involontario ispiratore del ‘patto delle fritture di pesce’ di De Luca, ne è stato capo della segreteria politica, e da diversi anni è consigliere del governatore, prima per i fondi dell’agricoltura ed ora per i progetti della costa salernitana. Senza essere indagato, Alfieri è stato intercettato per settimane e Giustizia di Fatto ha pubblicato un sms in cui ‘minacciava’ l’assessore regionale all’Urbanistica Bruno Discepolo di dimettersi da consigliere di De Luca se non veniva accontentato su una delibera. Rilievo penale, zero. Ma fa capire quanto ‘pesi’ Alfieri sul tavolo dei deluchiani. Per finire. C’è la compagna di De Luca, l’architetto e dirigente comunale di Salerno Marilena Cantisani, che pochi giorni fa è stata rinviata a giudizio per l’iter procedurale del progetto di deviazione del torrente Fusandola, sotto al Crescent.

A costoro va aggiunto il presidente del Consiglio regionale, Gennaro Oliviero, indagato per aver brigato a favore della proroga di un dirigente dell’Asl di Caserta poi arrestato perché accusato di intascare tangenti. Lo avrebbe fatto per un pranzo in un ristorante. Il Gip di Napoli Nord in pratica lo proscioglie, scrive che è solo una “clientela”. Come è “censurabile”, secondo il Gip di Napoli, il comportamento del vice di De Luca, Fulvio Bonavitacola, fautore dell’affidamento alla destra di Sma, la partecipata diventata un covo di mazzette sullo smaltimento dei fanghi. Lo si legge nelle carte degli arresti dei corrotti, collegati a un ex consigliere Fdi, Luciano Passariello. Bonavitacola non è indagato. Lo è in un’indagine del 2019 sulle Universiadi.

(Dal Fatto).