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Ultimo aggiornamento il 25/04/2024

Saleincorpo

Un'idea di Carlo Meoli

Riprendo con piacere il dibattito suscitato dalla “provocazione” di Carlo Meoli su Saleincorpo a proposito del rilancio delle prospettive politiche e delle iniziative messe in campo in questa direzione.

Prendo spunto da un fatto oggettivo: i dati sull’affluenza al voto nelle ultime tornate elettorali e nell’ultima in particolare. Un numero sempre crescente di cittadini diserta le urne riducendo le partecipazioni ad appena il 53,84% (Referendum taglio parlamentari) su base nazionale degli aventi diritto al voto e, se detraiamo da questo numero la percentuale di schede bianche ed i voti non validi, vedremo che le decisioni ormai sono assunte da meno della metà della popolazione italiana. Referendum che, in questo caso, non richiedendo il 50% più uno degli aventi diritto al voto per la sua validità, avrebbe potuto anche disincentivare ma, se passiamo ad analizzare le percentuali del voto regionale, vediamo che non ci sono variazioni significative. Restando in regione Campania vediamo che si sono espressi solo il 55% dei nostri corregionali e se depuriamo il dato anche in questo caso dalle bianche e dai voti non validi siamo allo stesso livello.

Un costante calo ci ha portato a questo picco negativo di affluenza. Calo che negli ultimi dieci anni è stato superiore ai dieci punti. La disaffezione è stata mascherata, per giustificarla, in questi anni da una presunta modernizzazione del nostro elettorato che si era così adeguato a quello che avveniva nelle altre democrazie occidentali. I pensieri dissonanti e gli allarmi lanciati da intellettuali e dirigenti di partito più attenti alle dinamiche socioeconomiche ed ai segnali provenienti dagli esclusi, dagli incapienti e dai delusi dal teatrino di questi anni sono stati marginalizzati e messi a tacere. I partiti hanno mostrato di avere programmi e progetti identici che facevano e fanno riferimento alle stesse categorie ed alle stesse forze da proteggere per rilanciare l’economia, in crisi ormai dal 2008 su scala planetaria. Le soluzioni prospettate e le misure adottate sono andate in direzione di politiche economiche neoliberiste che hanno causato un aumento costante dell’impoverimento di cittadini e famiglie. L’impossibilità di esprimere attraverso il voto il desiderio e la necessità del cambiamento ha aumentato la rabbia, la frustrazione e il sordo risentimento verso partiti ed Istituzioni. Un voto sempre più senza peso che non solo non determinava cambiamenti programmatici ma impediva ed impedisce ai cittadini la scelta libera dei loro rappresentanti. Leggi elettorali sempre più plasmate sulle esigenze delle ristrette oligarchie dei partiti hanno blindato i gruppi dirigenti a tutti i livelli. Tutto questo ha inevitabilmente prodotto il distacco e la disaffezione. Tendenza pericolosa in un Paese come il nostro dove le differenze culturali, sociali ed economiche cristallizzandosi stanno scavando solchi profondi e separazioni di fatto tra le diverse categorie e i diversi territori. La dimensione territoriale risente maggiormente della crisi di rappresentanza dei propri interessi.

Le scelte operate a livello locale rispondono molto di più ad equilibri di potere su scala provinciale, a volte addirittura regionale, che alle legittime aspettative ed esigenze locali. In situazioni critiche come quelle che viviamo una mancanza di rappresentanza nelle Istituzioni di livello superiore può essere letale. Molti territori hanno già pagato scelte cervellotiche che hanno spostato risorse e interessi in altre zone, depauperando di fatto territori e popolazioni che storicamente non avevano problemi disponendo di economie sane e filiere produttive storiche. Ora più che mai le istanze territoriali devono trovare autonome rappresentanze e selezionare classi dirigenti capaci di affrontare le nuove sfide che si prospettano. Il livello locale, recuperando questa vocazione organizzativa naturale, può e deve trasferire nelle Istituzioni prima e nei partiti poi la propria missione primaria, cioè la rappresentanza degli interessi locali all’interno di un progetto di risanamento e rilancio dell’intera zona. Questa missione può essere tranquillamente espletata da cittadini che si orientano su progetti comuni ed organizzano liste civiche con programmi chiari e riferimenti valoriali precisi.

Capisco chi si dichiara deluso da esperienze pregresse e dallo spettacolo deprimente, a cui abbiamo assistito, dei girotondi e dei mercanteggiamenti ma forse questo è stato possibile per la impalpabilità dello schieramento vincente e dai confini estremamente flessibili dell’alleanza dei partiti, bisognosi di continui apporti di forze, da attingere in ogni modo, per soddisfare ambizioni di capicorrente eternamente in competizione tra di loro e da un mancato riconoscimento del ruolo dell’opposizione vissuta come una punizione più che come presidio indispensabile per il buon funzionamento della democrazia, per l’azione di controllo e di alternativa progettuale e di governo che dovrebbe svolgere. Questa melassa ha coinvolto sicuramente risorse ed intelligenze che avrebbero potuto dare di più alle comunità locali. Come elementi di transizione e mattoni per ricostruire partiti alternativi, che non si confondano per programmi, valori e gestione del potere, le libere aggregazioni dei cittadini sono indispensabili. L’impenetrabilità dei partiti e dei ristretti gruppi che li gestiscono può essere aggirata con queste aggregazioni. I valori e le scelte di un campo preciso, a me interessa quello progressista, possono essere rilanciati senza confusione di ruolo. Il cosiddetto civismo senza bandiere e buono per tutte le collocazioni non credo aiuti le comunità locali né ci fa recuperare credibilità presso un elettorato deluso ed in fuga dalle urne. Facciamo attenzione perché l‘astensione non significa neutralità o indifferenza ma solo mancanza di fiducia nelle Istituzioni e negli uomini che le rappresentano. Questa massa di insoddisfatti rappresenta un pericolo se abbandonata al suo destino, senza interlocutori, senza rappresentanza e quindi senza parola. Un esercito di invisibili che può sovvertire qualsiasi equilibrio politico e condurre il Paese verso esperienze traumatiche. Questa possibilità di recuperare al voto e ad orientamenti democratici e progressisti chiari può essere svolta egregiamente da liste locali e da candidati riconoscibili ed apprezzati per le loro capacità. La democrazia la salvaguardiamo aumentando la consapevolezza dei cittadini coinvolgendoli e richiedendo la loro partecipazione alle decisioni.