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Ultimo aggiornamento il 19/05/2024

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Un'idea di Carlo Meoli

La Sinistra è vecchia. La Sinistra è lenta. In un mondo che viaggia alla velocità di un click, la Sinistra pretende ancora di ragionare, differenziare, mediare. La donna o l’uomo di Sinistra sembrano la bambina posseduta del film “L’esorcista”: la testa girata di 180 gradi a guardare indietro, ad ammirare le grandi battaglie sociali del secolo scorso, le conquiste del Welfare e del benessere più o meno diffuso.

Il mondo invece corre, parla un linguaggio del tutto diverso, apparentemente nuovo. Il mondo non pensa neppure più, non ne ha bisogno: alle domande più scabrose non deve sforzarsi di dare una risposta giacché la risposta la trova nella nuova religione mondiale: la Rete. E’ tutto scritto lì, gli influencer hanno già indicato la Via, non c’è problema che non abbia già la sua soluzione: ovviamente la più semplice e di rapida esecuzione. L’immigrazione? Semplice: basta chiudere tutto. La politica? Inutile perder tempo a discutere, molto meglio delegare in bianco l’uomo o la donna soli al comando, magari al vertice di una apparente democrazia (non sia mai che qualcuno possa gridare alla dittatura).

La crisi della Sinistra  non è un problema di partito o di leadership. Lo sarebbe se fosse un problema solo italiano o di qualche altro Paese europeo. In realtà assistiamo, in tutto il mondo a noi più affine, ad un irreversibile scomparsa dei vecchi partiti che un tempo costituivano l’ossatura della Sinistra internazionale. I risultati delle prossime elezioni europee, con ogni probabilità, costituiranno una svolta epocale: i partiti di Destra o addirittura di estrema destra, ovvero quelli più contrari a cedere porzioni di sovranità a favore dell’Europa, saranno maggioranza a Strasburgo e a quindi a Bruxelles, con effetti che potranno essere dirompenti.

E dunque quale soluzione si prospetta per chi ancora si ostina a definirsi di Sinistra? Non c’è innanzitutto strada diversa dal transnazionalismo: la Sinistra va ricostruita a livello europeo e poi mondiale perché il cosmopolitismo, che è già insito  nella  nostra società, deve diventare la linfa della nuovo pensiero di Sinistra. E' assurdo che in una società che moltiplica così a dismisura le differenze sociali spesso sulla base di considerazioni razziali, in cui la distanza tra ricchi e poveri si accentua sempre più, dove la classe media è oramai appiattita verso il basso, non emergano un  nuovo pensiero che coniughi con un linguaggio nuovo quelle istanze di uguaglianza e pari opportunità vecchie quanto il mondo.

In un tempo in cui l’emergenza climatica dovrebbe rappresentare quello che nel secolo scorso è stato il terrore della guerra nucleare, a chi, se non alla Sinistra, compete denunciare la catastrofe verso cui l’Uomo sta conducendo la Terra?

In Paesi in cui i diritti civili e sociali conquistati dopo grandi battaglie ideologiche sono messi in discussione, compressi da leggi solo apparentemente democratiche, a chi tocca la difesa delle minoranze se non alla Sinistra?

In uno scenario del genere, si dovrebbe dedurre che esistono grandi praterie per partiti di Sinistra e invece essi si stanno riducendo a percentuali elettorali sempre più basse, schiacciate dal peso di un astensionismo oramai patologico e di un inarrestabile ascesa dei partiti di Destra o populisti che, attraverso risposte semplici  alle domande complesse , si sono accaparrati anche i voti di chi un tempo, neppure tanto lontano, non li avrebbe votati neppure sotto tortura.

E’ venuto meno anche il ruolo degli intellettuali che una volta  indicavano la strada al pensiero di Sinistra, e che ora sono impelagati nelle sabbie mobili dei social, preoccupati più di rincorrere i likes che di individuare soluzioni ai bisogni della società.

Se la Sinistra vuole ancora un ruolo, deve necessariamente riprendere il dialogo con la società civile iniziando a interloquire innanzitutto con i giovani ma senza inseguirli sul terreno infido dei social quanto piuttosto dialogando attraverso associazioni, giornali, iniziative culturali nelle scuole e per strada. 

Stiamo assistendo, forse senza neppure essercene resi conto, ad una nuova Rivoluzione, quella digitale, che impatterà in maniera ancora più forte di quanto fece la Rivoluzione Industriale nell’Ottocento. La Sinistra deve accettare tutte le sfide infide e rischiose che questa Rivoluzione pone alle società moderne e lo deve fare eliminando sicuramente un po’ di polvere ideologica che ricopre certi suoi strumenti, ma senza assolutamente sacrificarli del tutto in nome di una modernità digitale che è solo un apparente progresso pieno id ingiustizie intollerabili per chi crede in quelle tre parole – libertà-uguaglianza-fraternità- mai tramontate.