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Ultimo aggiornamento il 01/05/2024

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Un'idea di Carlo Meoli

Il divieto di pubblicazione delle ordinanze di custodia cautelare, per intero o per estratto, introdotto dalla cosiddetta "legge-bavaglio ", ha ovviamente riacceso la polemiche sulla copertura mediatica delle indagini durante la fase delle indagini preliminari, ossia prima che il pubblico ministero eserciti l'azione penale ovvero richieda l'archiviazione del procedimento e ovviamente prima che intervengano le pronunce del giudice. L'intenzione del legislatore è quella di tutelare la presunzione di innocenza dell'indagato che verrebbe fortemente lesa da un giudizio di sostanziale colpevolezza che le notizie di una misura cautelare tendono a insinuare nell'opinione pubblica. 

Tuttavia non si può non evidenziare che il divieto di pubblicazione del testo di un'ordinanza cautelare non impedisce certo che se ne dia notizia (e ci mancherebbe!) né ovviamente evita che le copie delle ordinanze circolino tra gli organi di informazione, come è inevitabile che accada. E dunque, l'opinione su un indagine in corso si potrà formare esclusivamente sulla base delle notizie riportate dagli operatori dell'informazione. Chi volesse approfondire e farsi una propria idea leggendo direttamente le fonti dei provvedimenti restrittivi delle libertà degli indagati, non potrà più farlo. La circostanza renderà ancora più delicato il ruolo dei mass-media, ma soprattutto rischierà il moltiplicarsi di speculazioni e interpretazione tendenziose soprattutto nella giungla dei siti di informazione on line,alcuni dei quali hanno proprietà e origini piuttosto oscure. 

Siamo certi che alla luce di queste premesse, il principio di non colpevolezza sia effettivamente garantita da un divieto? Non sarebbe meglio, soprattutto per l'indagato che professa la propria innocenza, che ognuno possa formarsi una opinione leggendo direttamente gli atti giudiziari e quindi farsi una idea della consistenza o meno di una indagine? Infine c'è l'eterno sospetto che si insinua ogniqualvolta la politica si occupa dell'azione della Magistratura, ovvero che più che la presunzione di innocenza si vogliano anestetizzare gli effetti che una indagine può avere sulle carriere della"casta". Perché una cosa è certa: se la pubblicazione degli atti giudiziari avesse riguardato solo stalker, spacciatori o rapinatori, di bavagli non se ne sarebbe avvertita alcuna necessità.