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Ultimo aggiornamento il 02/05/2024

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Un'idea di Carlo Meoli

Poche parole per ricordare la liberazione dal nazifascismo evitando retorica e falsità che spesso inquinano la verità dei fatti. E' bene partire subito da un assunto: chi ha combattuto la dittatura era dalla parte del giusto, chi la difendeva sbagliava. Su questo non c'è processo "revisionistico" che tenga. Detto ciò, ci sono almeno tre aspetti della questione che non si possono negare.

1) Il regime potè godere, e non solo nella sua fase iniziale, di un largo e radicato consenso. Non si trattò di una ubriacatura, ma di adesione autentica.

2) Dall'8 settembre del 1943 al 2 maggio del 1945 in Italia sono state combattute tre guerre. Su queste condividiamo in pieno l'analisi di Claudio Pavone. Il conflitto fu "patriottico" contro l'invasore tedesco, di "classe" tra componenti rivoluzionarie e classi borghesi e, soprattutto, "civile", tra italiani fascisti e italiani antifascisti. Quest'ultimo punto è fondamentale: negare, come per anni pure è stato fatto, che gli italiani si sono sparati addosso è storicamente falso.

3) E' acclarato, e non c'era bisogno che lo raccontasse Pansa, che alcune frange del movimento partigiano si macchiarono di crimini orribili a guerra ormai conclusa. Non è solo il caso drammatico della Volante Rossa. Il fenomeno fu molto più diffuso.

Queste poche righe sono state scritte perché riteniamo che un popolo non debba temere di fare i conti anche con i lati più oscuri della sua storia.