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Ultimo aggiornamento il 14/05/2024

Saleincorpo

Un'idea di Carlo Meoli

È scomparso all’età di 78 anni Alfredo Cerruti, voce degli Squallor. Di seguito un estratto della sua prima intervista dal ’79 rilasciata a Malcom Pagani per il Fatto nel 2014. Noi di Saleincorpo omaggiamo un grande della scena musicale italiana.

 

L’eccezione, a lungo rimandata, prende forma in una fredda mattina di dicembre. (…) Cerruti ha attraversato la musica italiana alla testa della Cbs: “La mia vera famiglia“, della Cgd e della Ricordi. Direttore artistico, mentore, talent scout, autore in memorabili programmi radiotelevisivi e coscienza ironica di un microcosmo abituato a prendersi troppo sul serio: (…) “Sono in pensione” ma non smetto di ridere: “L’ho sempre fatto. Cercando, anzi inseguendo l’allegria. Senza, l’esistenza somiglia a un’agonia. E io di agonizzare non avevo voglia”. Dal 1969 con colleghi come Daniele Pace, Totò Savio e Giancarlo Bigazzi, Cerruti inventò gli Squallor. Un gruppo anomalo che pur non essendo mai apparso in pubblico e avendo subito la ciclica censura delle radio, pubblicò trentacinque album, ispirò due film. (…)

Come vi venne in mente di incidere un disco?

Ero rimasto colpito da un vecchio film inglese “Il mio amico il diavolo” con una stupenda Raquel Welch girato da Stanley Donen. (…) Uno dei personaggi interpretava una canzone che per buona parte alternava parti cantate a parte recitate. Provai a fare la stessa cosa utilizzando la base di Lady Barbara dei Profeti e in un giorno di caldo mostruoso, nacque il nostro primo pezzo, 38 Luglio. I miei amici ridevano. Gli chiesi cosa cazzo avessero da ridere.

E loro?

‘Funziona Alfrè, che ti dobbiamo dire?’. (…) Allora unimmo le forze, incidemmo un 45 giri e proseguimmo.

Era un mondo d’arte e vizi?

Il mio unico vizio sono state le donne (…). Ho fumato un’unica canna in vita mia e sono stato malissimo (…).

Sdrammatizzava spesso?

Sempre. Tutte le volte che potevo. Gliel’ho detto, avevo sempre a che fare con i rompicoglioni. (…) Dopo una riunione con I Pooh, riunirmi con gli amici e dissacrare rappresentava un’esigenza.

Fotografie di rompicoglioni storici?

C’erano i rompicoglioni strutturali e poi c’erano i matti. Loredana Bertè, ad esempio, era completamente matta (…). La sculacciai sul divano davanti a Mario Lavezzi. (…) Loredana litigava, ma sapeva voler bene e oltre a essere un’artista vera, aveva una qualità che ai miei occhi è sempre stata importante.

Quale, Cerruti?

Non le è mai fregato nulla del denaro. (…)

Altri litigi?

Una volta mandai a fare in culo anche Claudia Mori. Avrei dovuto fare l’autore per Celentano, ma alla fine, comunicandomelo all’ultimo istante, mi preferirono Vincenzo Cerami. Non la presi bene e le feci conoscere il mio disappunto. Tra i due, Adriano, che non è matto per niente ed è solo molto furbo, è la mente. Lei invece è il braccio. (…) Lui è felice perché può recitare da dio. E un po’ divino, in effetti, Adriano è.

Per il pubblico che vi seguiva, erano una divinità anche gli Squallor.

Si creò una comunità di insospettabili che superava il conformismo e sembrava capire il senso del nostro esperimento. Quando con il secondo disco vendemmo settantamila copie intuimmo che il nostro passatempo non era più soltanto un hobby. (…) nell’Italia bigotta dell’epoca la libertà di espressione mancava come l’aria. Prenda ad esempio il Pci.

Preso.

Ecco, io sono stato sempre di sinistra e alla politica mi sono sempre interessato. (…) Ma il Pci non mi piaceva. Era un partito monolitico che pretendeva di indirizzare la morale, dettare le regole del buon gusto (…).

Vostro bersaglio prediletto era il Vaticano.

Non ci hanno mai scomunicato. Forse additarci avrebbe significato riconoscerci. (…)

Ve la prendeste anche con il Partito Socialista.

Ci occupammo spesso di Craxi e anche di De Michelis.

Al ministro dedicaste anche una canzone. “Demiculis”.

Una cosa innocente in fondo. Parlammo anche di Berlusconi. Irridendolo. Lui era già uno sfigato, noi eravamo pieni di fighe. (…) Sa che un giorno conobbi anche l’ex ministro De Lorenzo? Mi cercò per scrivere uno spot contro l’Aids. Gli dissi: ‘Mi metto al lavoro, ma non è affatto detto che il risultato finale la convinca’. (…) Lo slogan che avevo scelto: ‘Col cazzo che lo prendo, l’Aids’ non gli piacque granché.

Del cinema e dei due film che agli Squallor si ispirarono, ‘Arrapaho’ e ‘Uccelli d’Italia’ di Ciro Ippolito che ricordi ha?

Scrivemmo il copione in due giorni a casa mia, girammo per poco più di una settimana. (…) Arrapaho sbancò i botteghini.

In Indietro tutta lei interpretava la voce poliziesca che forniva informazioni surreali al marinaio Arbore: “Volante uno a volante due“.

Con Boncompagni, Renzo e Mario Marenco (…) ci siamo divertiti come bambini felici. Ogni volta che scendevo a Roma era una festa. Una zingarata in stile Amici miei. (…) Il vero teatro delle nostre scorribande era la notte.

Cosa facevate di notte?

Chiamavamo i clienti degli alberghi a tarda sera e gli annunciavamo una gita gratuita ai Fori romani per l’alba del giorno successivo. (…) Avrebbe dovuto vederli i poveri clienti. Pesti dal sonno, quasi in pigiama, sulla porta dell’albergo ad aspettare un Pullman che non sarebbe mai arrivato.

Lei crede nei ritorni?

Neanche un po’. (…) Gli Squallor si spensero perché gli altri membri del gruppo scomparvero all’improvviso, ma forse sarebbero finiti comunque. Ogni cosa ha un suo tempo. (…)

Ha detto di aver molto amato, ma non ha raccontato nulla della sua storia d’amore con Mina.

Di Mina non parlo. (…)

Si è almeno spiegato perché da tanti anni Mina si sia volontariamente allontanata dal palco?

Non me lo sono mai spiegato, ma so che ha fatto bene. Anzi, benissimo.