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Ultimo aggiornamento il 01/05/2024

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Un'idea di Carlo Meoli

C’è stato un tempo, non molto lontano, in cui la propaganda politica si faceva anche attraverso il cinema. Non solo il fascismo con l’Istituto Luce, ma anche i due principali partiti italiani della prima repubblica, la Democrazia Cristiana e il Partito Comunista Italiano, hanno realizzato film di propaganda rivolti agli elettori. Ne parla Mariangela Palmieri (Università di Salerno) nel libro Schermi nemici. I film di propaganda della Democrazia Cristiana e del Partito Comunista Italiano (1948-1964) (Mimesis, 2023).

Nel secondo dopoguerra DC e PCI si dotano di strutture produttive, oppure fanno accordi con case di produzione esterne, per realizzare a supporto delle proprie attività di propaganda pellicole di genere diverso, sia di fiction che non-fiction, e di corto, medio e lungometraggio. Sullo sfondo c’è la Guerra fredda che divide il mondo in due blocchi contrapposti. Democristiani e comunisti rappresentano gli emissari in Italia delle due superpotenze Usa e Urss. La loro contrapposizione è per molti aspetti totalizzante e le due compagini si fanno portatrici di valori e visioni del mondo contrapposti. 

Realizzati soprattutto in concomitanza di appuntamenti elettorali, i film di propaganda hanno scopi molteplici, come trasmettere il punto di vista delle due compagini su questioni specifiche, richiamare gli elettori al voto, costruire narrazioni di se stesse, o delegittimare il proprio principale avversario politico. I film fanno appello insieme alla ragione e alle emozioni. Spiegano con un linguaggio chiaro ciò che, secondo i due partiti, gli elettori debbano sapere per decidere da quale parte stare. Ma parlano anche alla pancia dei votanti, facendo leva su sentimenti come la paura, l’attaccamento fideistico, o l’indignazione. I film di propaganda sono costruiti per convincere, così come per divertire, quando ricorrono all’ironia e alla parodia dell’avversario.

La produzione di questi filmati copre un intervallo di tempo ampio, che va dall’immediato secondo dopoguerra agli anni Settanta. Ma è soprattutto nel periodo compreso tra il 1948 e la metà degli anni Sessanta che il numero di opere realizzate è più fitto. Le opere del PCI, che a livello centrale è costretto nel ruolo perenne di partito di opposizione,  circolano soprattutto nei circuiti della militanza, come sezioni o Case del Popolo. Non è ammesso a queste pellicole di essere proiettate nelle sale commerciali. Più ampio lo spazio di manovra dei film di propaganda della DC: oltre a essere mostrati in sedi di partito e nei luoghi della militanza democristiani, essi sono distribuiti nell’articolato sistema delle sale parrocchiali, che operano all’ombra della Chiesa e dell’Azione Cattolica, e talvolta giungono anche nelle sale commerciali. La diversa distribuzione di queste pellicole è insieme la conseguenza sia del ruolo politico svolto dai due partiti (partito di maggioranza relativa la DC e di opposizione il PCI) sia del diverso rapporto che essi hanno col sistema dei media e col cinema in particolare. 

La diversa distribuzione delle opere, inoltre, ne definisce anche alcuni dei caratteri. I film del PCI parlano prevalentemente ai militanti e per questa ragione si contraddistinguono per un linguaggio fortemente imbevuto di slogan, parole d’ordine e simboli riconoscibili del partito. Più che fare nuovi proseliti, le pellicole comuniste paiono voler rafforzare il legame fideistico con gli iscritti. Le opere democristiane, invece, parlano a un pubblico trasversale, non necessariamente già votante della DC, e pertanto ricorrono a un linguaggio politicamente neutro. Ma questa diversità dei linguaggi trova un fondamento anche nell’identità e nella cultura di riferimento delle due compagini. Il PCI è, infatti, un partito di classe, che si rivolge agli operai e al proletariato contadino, e che appare legato a un saldo bagaglio storico-ideologico. La DC, invece, è un partito interclassista, che mutua i suoi riferimenti valoriali da una più generica cultura cattolica. 

I film delle due compagini ci dicono molto dei partiti di cui sono espressione, delle loro identità, subculture di riferimento e visioni del mondo. Danno plasticamente forma ai relativi apparati ideali, fornendo nuovi contributi per l’interpretazione di una fase storica che li ha visti protagonisti indiscussi della vita politica italiana.