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Ultimo aggiornamento il 24/04/2024

Saleincorpo

Un'idea di Carlo Meoli

Inchieste/848

Stranieri al lavoro nell'Agro

«Da Cracovia all’Agro nocerino per 4 o 5 stecche di sigarette». Tanto costava un lavoro nei primi anni novanta per un qualsiasi europeo dell’est, pronto al viaggio della vita per un futuro migliore. Il racconto di quelle speranze, delusioni e maltrattamenti arriva oggi da una ragazza dell’est, una delle tante, che circa 20 anni fa, appena maggiorenne, partì dal cuore dalla Polonia per arrivare nell’Agro nocerino, provincia della provincia italiana. La sua storia gira attorno alla figura di una donna polacca, nota tra gli stranieri come “La signora”, per anni vissuta a Sarno, sempre accompagnata da un guappo del posto. La signora faceva da ufficio collocamento, agente immobiliare e “Dottor Stranamore” per tutti quei giovani e meno giovani partiti verso l’Italia in cerca di fortuna. “La signora” da anni non vive più da queste parti, costretta a scappare in provincia di Latina perché la situazione a Sarno, anche per lei, era diventata insostenibile. «Non avevo compiuto ancora 19 anni e mia madre riuscì a trovarmi un contatto con la signora per trovare lavoro in Italia. In Polonia non c’era lavoro e pensavo di arrivare in un posto da sogno, e in effetti lo era. Ma quando arrivai in Italia, a Sarno, la realtà era diversa da come la immaginavo». Servivano circa 150 euro o l’equivalente in sigarette per lavorare. Dalle 3 alle 5 stecche e avevi la possibilità di scegliere 3 lavori e un’abitazione in cui stare. Come una sorta di primordiale e sgangherato “reddito di cittadinanza”. L’abitazione era una roulotte sporca, piazzata in un autolavaggio abbandonato tra Sarno e Palma Campania. «Eravamo io e un’altra ragazza- racconta la donna- in quella roulotte. Di notte sentivamo alcuni italiani che venivano nell’ex autolavaggio. Non capivamo una parola, avevamo se...

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Marco Pittoni (foto di Luigi Pepe)

Il rumore assordante delle sirene taglia il traffico sulla Nazionale. Dalle prime indiscrezioni pare che ci sia stata una sparatoria alle Poste di Pagani.

Cominciò così quella lunghissima giornata di dieci anni fa. Poco dopo si seppe che era rimasto ferito un carabiniere. Si chiamava Marco Pittoni, un ragazzo. Guidava la tenenza di Pagani. 

"Carlo, è gravissimo, lo stanno portando all'ospedale a Nocera". Passano pochissimi minuti. "Carlo è morto, non ce l'ha fatta". Fu scioccante anche per chi, come me, viveva da anni in un territorio ad altissima incidenza criminale. I tasselli furono ricostruiti quasi subito. Un gruppo di balordi torresi aveva cercato di rapinare le Poste. Nell'ufficio si trovava anche Pittoni che, per quelle circostanze atroci del destino, stava parlando con il direttore proprio della sicurezza di dipendenti e clienti.

Gli sparò addosso un m...

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Carmela Contaldo è la sorella di due collaboratori di giustizia. Sandro Contaldo, alias “Sandrino O’pazz”, il boss, e Francesco, il primo passato allo status di collaboratore nel 2014, l’altro pentitosi nel 1999, ai tempi dell’operazione antimafia “Ametista” che stroncò il clan paganese delle palazzine. Da anni Carmela vive in guerra, come dice lei stessa, lavorando su e giù per i condominii, lavando scale col marito, alzandosi all’alba e combattendo con la concreta possibilità che lo stesso coniuge, Rosario Nacchia, vada in carcere per un’accusa basata sulle dichiarazioni dei fratelli collaboratori. Dopo aver testimoniato al processo d’appello in cui Nacchia è imputato con l’accusa di aver partecipato all’agguato contro Nicola Fiore, “Pallino”, nel maggio del 2000, Carmela ha deciso di raccontare la sua vicenda, di persona, scrivendo una lunga lettera, confermata in gran parte davanti ai giudici.

 

«Sono stanca. Questa storia è per me una lunghissima malattia dalla quale non si può uscire. Io e mio marito siamo vittime. Dopo Francesco Contaldo e sua moglie, il quadro di menzogne si è completato con Sandro, il quale prima ha scagionato mio marito e poi se ne è uscito con dichiarazioni deliranti. Mio marito – spiega Carmela Contaldo-  non ha mai fatto parte di alcuna associazione a delinquere, mai indagato per appartenenza a clan. Io non so cosa accadde quel giorno di maggio del 2000. Ma né io né mio marito, contrariamente a quanto sostengono, eravamo in quel luogo». Al processo d’appello contro Rosario Nacchia, assolto in primo grado, il pm ha chiesto dieci anni di reclusione. Contro l’imputato pesano le dichiarazioni di Francesco Contaldo, sua moglie Libera Di Lorenzo e di Sandro Cont...

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La camorra. La malavita. Il racket. Intimidazioni, screzi, sgarri e via dicendo. Un territorio in guerra. Gli alieni. I fascisti, i Vietcong. Anzi no. Niente di tutto questo. Eppure sembrava. Da Cava a Nocera, passando per Sarno e Pagani, una pioggia di fuoco seminava botte e paura, come se le gang del bronx o gli scissionisti fossero di colpo decisi a mettere un comprensorio a ferro e fuoco. Si trattava invece di un solo uomo, L.C, 27enne, armato di una sola pistola, a bordo di una stessa macchina, una Fiat Punto grigia, con un solo filo capace di mettere insieme i fantomatici spari. Un filo, spezzato dopo ore di rompicapi investigativi, ricostruiti partendo dall’evidenza. L’auto, la stessa su tutti i luoghi dei colpi, i colpi della stessa arma, una Glock, e le testimonianze dei malcapitati testimoni.

 

La pistola ...

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Era una notte sul golfo, l’ultima col mare nero in un luogo da sogno. Poi lo sguardo si è perso, l’atmosfera se n’è andata ed è iniziato l’incubo. Sembra un film ma è una storia di violenza. Una storia di stupro, consumato in gruppo tra le mura di un albergo d’eccellenza nella città simbolo del turismo campano, dove membri del personale di servizio hanno eseguito un abuso sessuale ai danni di una turista straniera. L’inchiesta ricostruisce la caccia iniziale del gruppo di uomini, la punta e poi l’attacco. La vittima, una donna cinquantenne, inglese, era con la figlia. Entrambe hanno bevuto dei cocktail, poi la signora è rimasta sola. Le hanno somministrato la droga dello stupro, ed è cominciata la festa, ordita ai suoi danni, come quella che i convitati della masseria fanno all’animale più grasso, scannato suo malgrado e ridotto a tagli e frattaglie. Un cameriere è s...

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Volevano lo sconto e lo hanno ottenuto: due coniugi sono accusati di estorsione ai danni del titolare di un’agenzia immobiliare. La coppia, lui professionista e lei sottufficiale dei carabinieri, è indagata in concorso con per estorsione aggravata dall’abuso di potere connesso al ruolo rivestito dalla militare, con minacce e intimidazioni prospettate all’intermediario immobiliare durante la ricerca di un’abitazione. Per quello sconto, pari ad una riduzione del cinquanta per cento, erano arrivate minacce nei confronti di un dipendente dell’agenzia, con riferimenti a sue pendenze giudiziarie, oltre a mistificazioni, attacchi e parole pesanti. «Ti faccio chiudere l’attività» «Denunciamo il tuo collaboratore» ed altre formule venivano raccontate dalla vittima nella denuncia, arrivata all’attenzione della procura della repubblica di Nocera Inferiore, con il contestuale avvio di un’inchiest...

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