Inchieste/778
Quando il vescovo Giuseppe Giudice arrivò nell'Agro dal Vallo di Diano c'erano curiosità e scetticismo. In pochi lo conoscevano e il timore di trovarsi di fronte a un religioso che ripetesse l'esperienza soporifera del suo predecessore, monsignor Illiano, era forte. E i primi passi del prelato sembravano confermare questa ipotesi. Poi c'è stata la svolta, forte.
All'inizio fu quella che qualcuno ha definito la "rivoluzione" dei parroci. Iniziarono i trasferimenti di preti che avevano gestito per decenni le parrocchie come se fossero roba loro. Seppe anche rintuzzare le solite proteste di fedeli, spesso manovrati ad arte da chi con il sacro ha ben poco a che spartire. Poteva restare un fatto isolato, ma non è stato così. Ha ricordato che non si possono dimenticare le vittime del terremoto. Ha spiegato come le prime vere lezioni di civiltà arrivano dalla scuola. Si è schierato, senza mezzi termini, a favore della città dell'Agro.
Sull'ambiente ha lanciato il suo anatema contro piromani e inquinatori. Non ha nemmeno risparmiato i protagonisti di quello scandalo che sono i loculi pagati ma mai avuti dai proprietari commissariando una arciconfraternita a Nocera Superiore e, infine, quando si è dovuto schierare sulla questione della Madonna delle Galline lo ha fatto senza mezzi termini. Ha spiegato, il vescovo, che una festa religiosa non può trasformarsi nel trionfo di un paganesimo volgare e camorrista.
Molto altro si potrebbe dire. Noi crediamo che nell'Agro, credenti e non credenti, abbiamo finalmente trovato un punto di riferimento. Sarà poi il tempo, solo quello, a farci capire se ci siamo illusi oppure no.
Continua a leggerePubblichiamo integralmente il documento dell'assemblea dei redattori de "la Città".
Il testo: "L'assemblea di redazione del quotidiano “la Città” ha proclamato a partire da oggi, martedì 2 maggio c.a, i primi tre giorni del pacchetto di una settimana di sciopero affidato al Comitato di redazione, non avendo ricevuto sufficienti garanzie dall'azienda a cui aveva sollecitato un incontro urgente dopo una serie di comunicazioni equivoche, contraddittorie e allarmanti, filtrate sulla gestione degli accessi al sistema editoriale dall'esterno della redazione e sui diritti acquisiti dai redattori al momento della cessione del ramo d'azienda da parte del Gruppo Editoriale l'Espresso Spa alla Edizioni Salernitane Srl.
Nel corso dell'incontro con l'azienda, avvenuto oggi alla presenza anche del direttore responsabile, è stata confermata da parte della società la verifica della pe...
Continua a leggereUna notte che c’era la festa della Madonna qualcuno mi raccontò di aver visto Franco Tiano. Era un forestiero, vestito di stracci, con l’aspetto di un povero o uno zingaro. Uno dei tanti che passano a trovare la Madonna e a vedere la festa a Pagani. Era in un cerchio di persone appena conosciute, teneva stretta in bocca una sigaretta e sorseggiava vino dal bicchiere di plastica. «E’ molto speciale Franco», mi disse. «Si è presentato, mi ha abbracciato. Mi ha portato a casa sua, ci stava gente da ogni parte. Abbiamo percorso un vicolo buio e siamo arrivati in una stanza vuota. Mi ha fatto sedere e mi ha raccomandato di tornare a trovarlo. E di mandargli dei regali, piccoli, ma sotto forma di pensieri. Che il ricordo e le preghiere per la madonna sono la stessa cosa». A quel punto gli ho domandato quand’era successo questo fatto. E lui mi ha risposto che lo aveva appena lasciato. «Ma chi? Franco?». «E’ lui che mi ha accompagnato qua». L’episodio mi ha tramortito, ma solo all’inizio. Perché era evidente che si trattasse di uno sbaglio o di un miracolo. In entrambi i casi, il forestiero conserverà i suoi occhi pieni di gioia, degni di una rivelazione di cui forse non è per niente consapevole. A patto che io non riveli il mistero.
Perché Franco Tiano è morto nel 2008, nel cuore della festa, ricoverato in ospedale, eppure da allora capita che qualcuno lo incontri, e addirittura gli parli. Come se quell'arcano personaggio ribattezzato “L’Africano”, memoria viva e cuore antico di questa città, ancora riesca a segnarla della sua presenza, ad incarnarsi nelle sue stradine, nei vicoli che disegnano rami fitti di vene e sangue, fino alla casa che lo accoglieva, in quel cortile divenuto punto d’incontro, Tosello e rifugio. Ogni anno, c...
Continua a leggere«Hanno sparato a Tonino». Sono le undici e mezza della notte del trenta agosto 1978. La gente si accalca intorno al corpo di un ragazzo lungo Via Zito, nel quartiere Palazzine. Si chiama Antonio Esposito Ferraioli, fa il cuoco alla Fatme, fabbrica che dà lavoro a mezza Pagani. Gli hanno sparato sotto casa della ragazza, con un solo colpo di fucile a canne mozze. «Non aveva visto chi aveva sparato- racconta il fratello Mario- Disse soltanto che gli mancava l’aria. Furono le sue ultime parole». Tonino morì a ventisette anni. Aveva studiato all’alberghiero a Salerno per fare il cuoco. Nella fabbrica dove lavorava, la Fatme, c’era una cucina per gli operai, con una mensa per oltre seicento persone. Un giorno rifiutò di cucinare carne avariata. Poi si battè per i salari degli operai, nelle vesti di sindacalista. Infine, fu minacciato. Tutto questo si seppe soltanto molto ...
Continua a leggereQuattro anni e passa di indagini per un saccheggio infinito, ancora lontano da un punto fermo giudiziario, con le prime sentenze arrivate solo dai riti alternativi, in attesa di processi che attenderanno tempi lunghi, probabilmente biblici per le pronunce definitive. Intanto, l’ente previdenziale, l’Inps, è stato sottoposto “al di là di ogni ragionevole dubbio” ad un’operazione illecita costante, continua e organizzata, per numeri da capogiro divenuti una voragine.
La maxi inchiesta Mastro Lindo nasce nel 2012 con le prime perquisizioni a Pagani nei riguardi di studi commerciali, di consulenza del lavoro e patronati, per una truffa complessiva calcolata per difetto in più di 50 milioni di euro. La prima fase puntò alle sedi delle imprese di pulizia del salernitano, da cui il nome “Mastro lindo”, con "imprenditori...
Continua a leggere«Ehi bello!» La ragazza ammicca e lancia il suo richiamo. Ha la pelle nera che si mischia alla notte. La strada statale diciotto è bene illuminata. Siamo a Nocera Superiore, in direzione Napoli, in discesa verso Nocera Inferiore. Sulla sinistra le nigeriane offrono amore e provano a catturare l’attenzione degli automobilisti. Venti o trenta euro bastano per una prestazione-base. Solitamente sono in tre: aspettano l’avventore, salgono a bordo e via verso l’area interna dietro i complessi di fabbrica, risalendo nell’area pedimontana, oppure di fronte, oltre il fiume, tra spianate e parcheggi. Sono i luoghi-alcova, abbastanza tranquilli per consumare il sesso di strada. Le ragazze in questa zona sono le stesse da un bel po’. D’estate si sparpagliano, occupando una panchina e i marciapiedi, incrociando il flusso di trasportatori e lavoratori stagionali per la campagna de...
Continua a leggere