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Ultimo aggiornamento il 19/04/2024

Saleincorpo

Un'idea di Carlo Meoli

Inchieste/846

Sono migliaia e oggi non potranno essere presenti ai cortei del primo maggio. Non lo hanno deciso. Non ci saranno semplicemente perché sono morti. Di lavoro si muore ancora tanto, troppo. E i dati confermano una crescita del fenomeno allarmante.

Aumentano i morti sul lavoro, soprattutto quando si utilizzano mezzi di trasporto. E in testa alla triste classifica degli infortuni mortali ci sono soprattutto province del Sud: Crotone, Isernia, Campobasso. Il primato per malattie cancerogene imputabili al lavoro, invece, è di Taranto, (il 70 per cento dei tumori denunciati è correlato al settore metalmeccanico) seguita da Torino, Napoli e Milano. Sono i dati di un’indagine dell’Osservatorio statistico dei consulenti del lavoro sulla base dellestatistiche Inail del 2018, svolta in occasione della Giornata mondiale per la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro del 28 aprile, promossa dall’International Labour Organization.

In generale durante lo scorso anno circa 641mila lavoratori hanno subito un incidente sul lavoro, il 15 per cento dei quali durante il tragitto casa-lavoro. Gli incidenti sono saliti dello 0,9 per cento ma l’aumento degli occupati rende l’incidenza degli infortuni pari a quella del 2017. L’aumento più significativo è quello che riguarda gli incidenti con esito mortale (+10,1 per cento nel 2018), soprattutto quando si utilizzano mezzi di trasporto.

I decessi registrati dall’Inail nel 2018 sono 1.133 (786 in occasione di lavoro), per cui ogni mille eventi di infortunio, 1,8 hanno comportato la morte del lavoratore. Il rischio di morte coinvolge soprattutto uomini over 54, con una percentuale in crescita per quanto riguarda cittadini di origine straniera (+6,7 per cento rispetto al 2017) e giovani (+5 per cento). Su que...

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Il 25 aprile è la festa degli italiani che hanno combattuto e, spesso, perso la vita per sconfiggere il fascismo. Ogni revisionismo si scontra con questa elementare verità. Fu "guerra civile"? Certo, se si parte dal presupposto che, in gran parte, fu una guerra di italiani contro italiani.

Sostenere questo, però, non cancella un dato: aveva ragione chi si schierò per fare nascere nel nostro paese una democrazia e torto chi, invece, voleva difendere una dittatura sanguinaria. I vincitori commisero violenze dopo la fine della guerra? Verissimo. Non c'era bisogno delle analisi all'amatriciana di Pansa per scoprire una cosa che gli storici seri hanno documentato da anni.

Probabilmente quella guerra non è mai finita. Ci portiamo dietro ancora tragiche divisioni (chiaramente non mi riferisco ai cialtroni da stadio, ma a cose ben più serie). Una riconciliazione nazionale è ne...

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Dovrebbe esserci pace sempre, non solo a Pasqua. Saleincorpo, laicamente, ha deciso di ringraziare chi è in prima fila, o lo è stato, per garantire una esistenza migliore ai tanti, troppi che soffrono.

1) Mimmo Lucano: l'ex sindaco di Riace non può tornare nella sua città per colpa di una discutibile decisione della magistratura.

2) Lyra McKee: in una Irlanda del Nord che si infiamma una cronista perde la vita mentre fa il suo lavoro.

3) Giulio Regeni: in tanti lottano ancora perché venga a galla la verità sul suo omicidio.

4) Radio Radicale: questo autentico patrimonio del nostro avvilente giornalismo non può essere distrutto da una classe politica indecente.

5) Papa Francesco: resta uno dei pochi a parlare di prostitute, migranti e bambini maltrattati.

6) Greta Thunbeg: non ci piace delegare a una ragazzina la lotta per il clima, ma se serve a creare nuove sensibilità va bene lo stesso.

7) Maurizio Landini: il segretario della Cgil ha le carte in regola per rilanciare un sindacato decotto e difendere i diritti dei lavoratori.

8) Giorgio Ambrosoli: lo ricordiamo perché l'Italia è un paese dove c'è ancora tante gente perbene.

9) Franco Tiano: interprete autentico della cultura popolare ha elevato le voci dei quartieri trasformandoli in poesia.

10) Tonino Esposito Ferraioli: non era un eroe, ma solo un compagno operaio. Ed è bello vedere che in tanti non lo hanno dimenticato.

Buona Pasqua a tutti.

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Julian Assange

Una premessa: siamo stati sempre molto scettici sul modo di diffondere le informazioni da parte di Julian Assange. Vomitare sul web migliaia di documenti, spesso in modo confuso, non aiuta il lettore. Inoltre il personaggio è controverso ed ha assunto posizioni discutibili.

Detto questo, però, c'è un dato incontrovertibile: se oggi sappiamo delle torture delle truppe americane a Guantanamo, Iraq e Afghanistan, e sono solo alcuni esempi, lo dobbiamo a "Wikileaks". Sulla base di quei documenti è stato possibile smascherare le bugie dei potenti. Sempre gli stessi documenti hanno fornito materiale per ulteriori inchieste ai cronisti di tutto il mondo.

Questi sono dati oggettivi, indiscutibili. Un fatto devastante per gli Stati Uniti, né più né meno delle rivelazioni sulle intercettazioni illegali della Nsa di cui ha parlato Edward Snowden. Le modalità dell'arresto di Assan...

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Mimmo Lucano

Pubblichiamo un post del giornalista de “il Fatto” Enrico Fierro dopo il rinvio a giudizio di Mimmo Luncano.

 

LUCANO, UN PROCESSO POLITICO
Mimmo Lucano è stato rinviato a giudizio, dovrà essere processato, nel frattempo resta la sua condizione di “confinato”. Non può avvicinarsi alla sua Riace. Mi dispiace spegnere i generosi entusiasmi dei tanti che, alla lettura delle motivazioni della Corte di Cassazione, hanno pensato che da quel momento Mimmo, “Mimì capatosta”, sarebbe finalmente tornato nel suo paese da uomo libero. No, Mimmo rimane un esule dei nostri tempi tristi. Per affermare la sua innocenza anche davanti alla Legge dovrà aspettare l’esito di un lungo processo, e poi dell’Appello, e poi ancora della Cassazione. Un calvario che durerà anni. 
Questa è l’amara verità. Perché quello a Domenico Luca...

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La bufera che si è abbattuta sui carabinieri dopo il caso Cucchi è la spia di un malessere che prescinde dall'episodio specifico e riguarda tutte le forze dell'ordine. Mancano, più che gli uomini, i mezzi. Auto vecchie, scarso addestramento spesso legato addirittura al costo elevato dei proiettili, informatizzazione da terzo mondo, stipendi da fame.

Combattere in queste condizioni la criminalità è difficile. Impossibile, poi, fare le inchieste. Ne sanno qualcosa quei poveri disgraziati che lavorano nelle sezioni di polizia giudiziaria presso i tribunali (sono finanzieri, poliziotti e carabinieri). E senza una intelligence di alto livello ci si scaglia contro i mulini a vento. Senza contare che, mancando i supporti essenziali, anche i pm hanno le mani legate.

Per onestà, però, va anche detto che prima o poi bisognerà affrontare un discorso sulle competenze. Troppo spess...

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