Inchieste/709
Centinaia di post dedicati a Emanuele Sibillo, boss della “paranza dei bambini” ucciso a 20 anni nel 2015. Messaggi al genitore o al compagno carcerato. Canzoni che celebrano i detenuti e insultano le forze dell’ordine. Una comunità, quella mafiosa, resa riconoscibile da emoticon, simboli, tatuaggi e abbigliamento. La rivoluzione dei social network e l’affacciarsi delle nuove generazioni dei “rampolli dei boss” ha reso “trasparente” la “rete sociale del contesto mafioso”. E così sul web, non solo la promozione del brand criminale mette in un angolo l’antico valore dell’omertà in luogo dell’ostentazione di “lusso e violenza esibiti impunemente”, ma “l’assenza di mediazione nella rappresentazione” ha anche portato i mafiosi – e il loro “social clan” – a creare una sorta di autonarrazione, un tempo delegata alle “élite” di scrittori, giornalisti, sceneggiatori e registi.
È la mafia nell’era digitale, come la racconta il rapporto promosso dalla Fondazione Magna Grecia e curato dal professor Marcello Ravveduto, docente dell’Università di Salerno. Una ricerca che ripercorre come i clan e la loro “comunità di simili” negli ultimi anni abbiano legato all’esperienza criminale offline anche contenuti condivisi online, attraverso veri e propri influencer, “ambasciatori della mentalità mafiosa” che “riaffermano la reputazione del clan esaltando familiari in galera o deceduti”.
I ricercatori hanno scandagliato Youtube, Facebook, Instagram e TikTok con l’obiettivo di comprendere linguaggi e modalità di questa comunicazione messa in campo da quella che Ravveduto definisce “Google Generation Criminale”. Un fenomeno in gran parte osservato nella camorra campana, ma che vale per le cosche siciliane e foggiane, per la ’ndrangheta e per i clan sinti laziali. Proprio su T...
Continua a leggereAssassini fermati praticamente in flagranza di reato, ma per giorni nessuno ne conosce l’identità: neanche i vicini di casa o gli amici. Che quindi magari denunceranno la scomparsa del killer, nel frattempo finito in galera. Lo stesso avviene per le vittime, che a volte restano senza nome: morti sul lavoro o pure persone rimaste uccise in incidenti stradali. Ma il mistero regna sovrano pure per cose più banali, come pub e ristoranti chiusi perché non rispettano le più elementari regole igienico sanitarie: nei comunicati i vigili urbani evitano di specificare i nomi dei locali sanzionati. E dunque i cittadini non sapranno mai di aver mangiato in un posto con i topi in cucina. E dopo la riapertura, magari, ci torneranno. L’ultimo effetto nefasto creato dalle norme introdotte da Marta Cartabia è un buco nero informativo senza precedenti. Un bavaglio che distorce completamente le normali ...
Continua a leggereImpazza il dibattito sulla questione dell'autonomia differenziata. L'ennesima scelta scellerata del governo Meloni rischia di spaccare il Paese. A proposito di questo pubblichiamo un pezzo di Salvatore D'Angelo apparso sul sito Insieme. Nel frattempo venerdì 24 febbraio, alle 18,30, presso il convento di Sant'Antonio a Nocera Inferiore, sala verde, l'associazione Futurama ha organizzato un dibattito dal titolo "No all'autonomia differenziata. Sì a un'Italia unita sempre". Modera Felice Faiella. Interventi di Gianni Iuliano, Sonia Angrisani, Michele Russo e Pellegrino Gambardella.
Il 2 febbraio il Consiglio dei ministri ha approvato la legge quadro che concede alle Regioni italiane di chiedere allo Stato nuove funzioni insieme alle risorse umane, strumentali e finanziarie per svolgere adeguatamente una serie di compiti. Si tratta di 23 materie indicate nell’articolo 116 della Costituzione. Tra l’altro, sanità, istruzione, governo del territorio, ricerca scientifica, energia, trasporti, tributi, valorizzazione culturale, ma anche casse di risparmio, sicurezza sul lavoro e ordinamento sportivo. Cambia l’assetto del Paese con possibili, pesanti, ricadute negative sulle regioni del Sud. L’autonomia differenziata è frutto del lavoro del ministro per gli Affari regionali, il leghista Roberto Calderoli. Grazie a lui, il partito di Matteo Salvini esulta parlando di «altra promessa mantenuta». Una bella strizzatina d’occhio all’elettorato di riferimento, in particolare quello lombardo impegnato alle urne per le Regionali.
Gioisce preliminarmente il Carroccio. Più cauti gli alleati di governo, il cui elettorato non è solo concentrato in determinate aree del Paese. Si sono tutti affrettati a dire che non ci saranno cittadini di serie A e di serie B. Co...
Continua a leggereLa storia conta, sempre. Lo ha ricordato in un intervento esemplare Lorenzo Guarnaccia. Chiamato a relazionare sul libro di Ferdinando Argentino e Piero Lucia, "L'Onda", che tenta di raccontare le vicende delle Mcm a Salerno e provincia, uscendo dagli schemi, ha ricordato l'Agro che fu e quello che dovrebbe essere. Eravamo terra di industria e innovazione, di grande lotta sindacale e all'avanguardia in molteplici settori. Dal Nord arrivavano gli imprenditori per studiare un modello che non era solo economico ma anche politico.
Una realtà che ha saputo anche respingere gli attacchi della camorra è, alla fine, diventata schiava di logiche clientelari che hanno messo il territorio ai margini. La storia da sempre si può leggere in due modi: rimpianto del tempo che fu o riferimento per cambiare e tornare a contare. Alla fine il ragionamento di Guarnaccia è tutto qui: piangersi addo...
Continua a leggereArrivano alla spicciolata in piazza Cenni davanti al Tribunale di Napoli, per un sit in programmato da tempo. Hanno i volti tesi. Sono pochi, non più di una quarantina, e sono delusi. Sono ragazzi, sono uomini e donne dai volti provati, sono persone dei centri sociali. Sono gli attivisti del comitato Verità e Giustizia per Ugo Russo, un ragazzino di 15 anni ucciso la notte tra il 29 febbraio e il 1 marzo 2020 da un carabiniere fuori servizio, che reagì sparando a un tentativo di rapina in zona Santa Lucia, nei pressi del lungomare degli alberghi stellati e dei ristoranti rinomati. Ugo impugnava una pistola finta senza tappo rosso, il carabiniere, in auto con la sua fidanzata, aveva con se l’arma di ordinanza e la usò, almeno quattro volte. Tre colpi andarono a segno. Una di quelle storie che leggiamo troppe volte a Napoli, di vite bruciate troppo presto, in una notte, tra le scorciato...
Continua a leggereAlla vigilia dei congressi nei circoli Pd, il comitato che sostiene Elly Schlein denuncia casi di tesseramento “opaco” in Campania. E il portavoce regionale Sandro Ruotolo ha chiesto di fermare le operazioni di voto. Sotto accusa ci sono alcuni episodi emersi nei giorni scorsi sulla stampa locale: pagamenti per molte tessere dallo stesso conto corrente, Comuni in cui le adesioni sfiorano addirittura il 90% del numero dei voti ottenuti alle ultime politiche (contro una media del 20-25%), irregolarità formali e sostanziali.
Ieri era stata Susanna Camusso (eletta in Campania) dal palco, in un comizio a Caserta con la candidata segretaria, a tirare fuori la questione accusando il presidente del consiglio regionale campano, Gennaro Oliviero, sostenitore di Stefano Bonaccini. “Ho letto che a Sessa Aurunca, proprio il paese natio di Oliviero, c’è stato un boom di tesseramenti”, ha de...
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