info@saleincorpo.it
Testata registrata presso il tribunale di Nocera Inferiore n.86 del 13/02/2017.
Direttore responsabile Alfonso Tramontano Guerritore / Editore Carlo Meoli. Questo sito non riceve contributi da enti pubblici. Sostieni Saleincorpo, sito indipendente. Puoi farlo versando un contributo a piacere e su base annua sul c/c bancario IT96G0538776270000000001187 intestato a Carlo Meoli. Causale Sostengo Saleincorpo. Grazie.
Code & Graphic by iLab Solutions
Ultimo aggiornamento il 25/04/2024

Saleincorpo

Un'idea di Carlo Meoli

La quota più alta del Recovery fund (Recovery next generation) di tutti i paesi della UE spetterà all’Italia: 209 miliardi di euro. Una cifra che potrebbe invertire la curva della crisi economica già presente dal 2018 ed accentuatasi moltissimo con la pandemia del Covid19. 

Le fibrillazioni politiche conseguenti a tale opportunità sono del tutto fisiologiche. Scoprire i vizi della nostra democrazia e i mostri che ha generato il mancato adeguamento delle nostre Istituzioni ai profondi cambiamenti avvenuti negli ultimi venti anni mi sembra ipocrita e fuorviante. Basta rivedere il film degli ultimi dodici mesi e le ridicole dispute tra il Governo centrale, che sicuramente non è esente da colpe, e le Regioni che hanno, e continuano a farlo, agito come staterelli autonomi. Di fronte a un pericolo diventato nel giro di giorni una tragedia mondiale, abbiamo dato voce a tutti gli egoismi possibili e a tutte le rivendicazioni più assurde scaricando sugli altri territori debolezze e incapacità con gli amplificatori dei mezzi di informazione sintonizzati su tutti i luoghi comuni e le deficienze di una nostra cultura unitaria, fino al razzismo contro i meridionali. Dispute a colpi di disinformazione sistematica e veti incrociati su qualsiasi proposta potesse rimettere in discussione, anche solo teoricamente, le gerarchie territoriali attuali. Eccellenze sbandierate ad ogni piè sospinto per coprire il disastro nel quale avevamo precipitato il nostro SSN con tagli e ridimensionamenti che nell’impatto col virus sono immediatamente venuti a galla causando migliaia di morti nonostante l’abnegazione del personale sanitario costretto a combattere un nemico sconosciuto quasi a mani nude. 

Tutto questo caos si ripresenta pari pari per la ripartizione e l’utilizzazione dei fondi europei. Questa opportunità, per molti versi irripetibile, vera occasione per cambiare nel profondo la nostra economia, le nostre abitudini, le nostre prospettive future. Il covid19 ha assorbito giustamente tutta la nostra attenzione ma come non si muore di solo covid19 ma anche, e molto di più, per le altre patologie, così non basta investire nei settori classici e nei territori conosciuti per far ripartire l’economia nazionale insieme a quella mondiale. Scelte coraggiose e drastiche dovranno orientare la spesa di questi fondi sapendo che i filoni del nuovo sviluppo, come da stringenti indicazioni europee, sono legati strettamente alle tematiche del cambiamento epocale che stiamo vivendo. 

Digitalizzazione, innovazione, rivoluzione verde e transizione ecologica (efficienza energetica e   riqualificazione degli edifici), infrastrutture per una mobilità sostenibile (alta velocità di rete e comunicazione stradale), istruzione e ricerca, formazione, ricerca e cultura (didattica e diritto allo studio), equità sociale, parità di genere e territoriale, salute, sanità (assistenza di prossimità e telemedicina).

Questi sei punti (“missioni” le definisce il Governo) sono i sentieri che dovrebbero caratterizzare la spesa pubblica ora e per i prossimi anni. Un capovolgimento in molti campi dell’ottica con la quale abbiamo inquadrato le nostre vite e l’organizzazione sociale che ne è derivata. Dovrebbero farsi carico delle necessità e delle urgenze territoriali inserendole in macro-progetti nazionali coerenti con gli obiettivi e recependo le istanze che provengono dalle progettualità regionali e transregionali. Una scala di priorità dovrebbe scandire la tempistica e la quantità degli investimenti nei vari settori, il famoso Recovery plan governativo. Orbene tutto questo è fermo e prima di febbraio, si spera, non vedrà muovere foglia. Il tempo sinora, ritardi europei a parte grazie ai veti polacchi e ungheresi, è stato impiegato in dispute interne alla maggioranza su chi e come gestire queste risorse. Il “come” si è limitato alla solita disputa territoriale con le regioni del nord, pervicacemente attestate sulla necessità di avere il maggior quantitativo di risorse per far ripartire le loro economie e con queste il Paese! Il “chi” si è basato sulla convinzione, questa volta senza distinzioni territoriali, che tutto debba essere “commissariato” per superare le inefficienze della burocrazia e senza necessità di rapportarsi alle legittime rappresentanze popolari.

Una Governance appositamente creata, composta dal Presidente del Consiglio e due Ministri. ognuno dei quali dispone di una coppia di “esperti” che a loro volta guideranno una pattuglia di 50 tecnici. per un totale monstre di 306 nominati che gestiranno le risorse e risponderanno soltanto ai propri referenti diretti. La disputa sull’utilizzo di questo strumento ha portato i partiti che sostengono il Governo ad un conflitto aperto con minacce di crisi dello stesso. Dopo l’incontro del premier Conte con le forze politiche pare che gli animi si siano rasserenati. Sfido io: hanno 209 miliardi di ragioni per restare insieme. Le fibrillazioni resteranno comunque anche perché il “compromesso”, come sempre presenta più tesi interpretative. Allo stato per la ministra Bellanova la task force non ci sarà, per il ministro Amendola si lavorerà col parlamento ma una commissione che assicuri la governance ed il controllo è richiesta dall’Europa. Come sempre sarà strada facendo che troveranno gli accordi! 

Diventa a questo punto sempre più importante sapere: le sei missioni da chi saranno riempite di contenuti? Dai tecnici nominati dalle regioni tra i trecento? Quale coerenza avranno e quali obiettivi perseguiranno i piani esecutivi nazionali se saranno sottratti al vaglio ed al controllo popolare? Ed ancora, in modo più particolareggiato e legato alle nostre esigenze territoriali, sarà bonificato il fiume Sarno dai veleni industriali del Solofrana, del Cavaiola e dei tanti canali che sversano nel fiume e nei due affluenti causando un’altissima incidenza di patologie tumorali? Una delle più alte d’Italia. Quindi ci sarà un piano di riconversione industriale adeguato a questi bisogni ed al rilancio di un’occupazione sostenibile? I trasporti riguarderanno solo l’alta velocità o ci sarà un piano regionale per il potenziamento dei collegamenti tra i centri minori e di questi con le grandi città?

Tutti interrogativi che necessitano di risposte ma principalmente di raccordo tra le Istituzioni locali e le forze politiche oltreché l’organizzazione dei cittadini in associazioni in grado di fare pressioni e di esercitare un controllo democratico sui tempi e sui modi.

La sanità merita più articoli che spero Saleincorpo ospiterà come ha fatto per il passato.