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Ultimo aggiornamento il 18/04/2024

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Un'idea di Carlo Meoli

Questo intervento della virologa Maria Rita Gismondo è apparsa sul Fatto.

 

Numeri ancora in rialzo. Continuiamo a dire (inascoltati) che è inutile eseguire una massa enorme di tamponi, tantomeno commentarne la positività. Ormai il virus si è diffuso e certamente molto più del 10% della popolazione che risulta positivo al test infetta. Ciò significa che i casi con malattia sono davvero molto limitati. Ricordiamo che la quasi totalità dei contagiati (95%) non ha sintomi. Dall’altro lato, non possiamo disconoscere che se i positivi sono così numerosi, il numero assoluto rispondente al 5% diventa notevole. “Il rapporto tra i ricoveri ordinari e quelli in intensiva per Covid è di 10 a 1”, ha dichiarato Carlo Palermo, segretario nazionale di Anaao (sindacato medici).

Oggi i primi sono circa 16mila. Significa che ci sono stati almeno il quintuplo di accessi e visite. Vista l’atmosfera e il panico diffuso, spesso si rivolgono all’ospedale persone che, spaventate dal primo sintomo, necessitano soprattutto di assistenza psicologica e sociale. È gente che potrebbe essere curata a domicilio, ma che non riceve adeguata assistenza. Sono anziani abbandonati dalle badanti diventate positive o fuggite per paura dell’infezione. Sono persone che non trovano il proprio medico, altre che vengono assistite via mail. È soprattutto il disastro della Medicina territoriale: quando non funziona, la popolazione si riversa sulla sanità ospedaliera, rendendola, di fatto, non adeguata. È stato così sin da febbraio e lo abbiamo più volte denunciato.

Cosa dire dell’infermiere di famiglia? Con il dl Rilancio, la figura è diventata legge da mesi. Il suo ruolo è stato descritto dall’Ocse, secondo cui il futuro delle cure primarie dovrà essere basato su team composti da medici, infermieri, farmacisti e operatori sanitari della comunità, perfettamente integrati con servizi di assistenza specializzati. Una soluzione che potrebbe evitare che in Italia un ricovero su 5 in Pronto soccorso sia inappropriato. Di fatto però l’infermiere di famiglia non esiste. Fa parte delle promesse non mantenute o mantenute a metà. I provvedimenti regionali dedicati al Covid non ne fanno menzione. Forse non è a tutti chiaro quale beneficio comporterebbe evitare la saturazione dei Pronto soccorso, soprattutto in un momento in cui le energie devono essere utilizzate in maniera mirata.